Sostenibilità
Etica Sgr spiega come i conflitti devastano anche ambiente e clima
Non ci sono soltanto i costi umani: in ogni guerra i danni ambientali a suolo, aria, acqua e biodiversità persistono per decenni, spesso per generazioni
di Leo Campagna 28 Novembre 2025 11:06
Le guerre non si limitano a spezzare vite, distruggere comunità, mettere in fuga i profughi, devastare città e infrastrutture. Colpiscono e avvelenano la terra, l’aria e l’acqua, distruggono ecosistemi che hanno impiegato secoli a formarsi. Con effetti che persistono per decenni, spesso per generazioni. Nel 2025, due rapporti autorevoli hanno riportato dati incontestabili su questa realtà. Il National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine, che ha pubblicato uno studio sugli effetti ambientali potenziali di una guerra nucleare, analizzando scenari di catastrofe globale. E il Conflict and Environment Observatory (CEOBS), che ha tracciato una mappa dei danni ambientali derivanti dai conflitti armati convenzionali, spiegando i meccanismi che degradano suoli, aria, acqua e biodiversità.
Prima dello scoppio di una guerra, la produzione di armi, gli addestramenti, le esercitazioni e le logistiche globali degli eserciti consumano enormi quantità di combustibili fossili. Inoltre, le spese militari assorbono risorse che potrebbero essere destinate alla transizione ecologica. Più miliardi ai bilanci della difesa significano meno investimenti in energie rinnovabili, trasporti puliti, ricerca climatica. Durante i conflitti, le esplosioni liberano nell’aria polveri sottili, metalli pesanti, amianto. Fabbriche, raffinerie e centrali elettriche bombardate rilasciano idrocarburi e sostanze chimiche che contaminano il suolo e le falde acquifere. Senza dimenticare le munizioni inesplose, le mine antiuomo e gli ordigni chimici lasciati sul campo.
I conflitti armati distruggono anche foreste e zone naturali. Per creare basi militari vengono abbattuti alberi e devastati ecosistemi con danni non soltanto ecologici: le comunità locali vengono private di risorse vitali come legna, frutta, acqua. Altrettanto rilevante sono anche gli impatti sulla governance ambientale. Secondo l’UNEP (Programma ONU per l’Ambiente), nei Paesi colpiti da conflitti la governance ambientale può ridursi fino al 70% in termini di capacità amministrativa, lasciando vaste aree fuori controllo.
Da qualche tempo, purtroppo, sta crescendo il timore di una guerra nucleare che non distruggerebbe solo città e infrastrutture: altererebbe il clima globale. Secondo il report del National Academies, le esplosioni nucleari su larga scala possono immettere nell’atmosfera fino a 150 milioni di tonnellate di fuliggine derivante dagli incendi delle città bombardate. Le temperature medie globali potrebbero crollare anche di 5–10 °C entro poche settimane. Per avere un termine di paragone, l’ultima era glaciale, durata migliaia di anni, era caratterizzata da temperature globali più basse di circa 6 °C rispetto a oggi. Ma c’è molto di più. Le esplosioni nucleari rilascerebbero radionuclidi nell’aria, nei suoli e nelle acque. Le particelle radioattive contaminerebbero campi agricoli, foreste, fiumi. Gli effetti non si limiterebbero alla salute umana (tumori, malformazioni, infertilità). Gli ecosistemi stessi ne sarebbero stravolti: mutazioni genetiche, estinzioni di specie locali, alterazioni delle catene trofiche.
Per tutte queste ragioni Etica Sgr esclude categoricamente gli armamenti tra gli investimenti sostenibili. “Riteniamo estremamente preoccupante la crescita degli investimenti in società del settore degli armamenti all’interno di fondi ESG. Un aspetto ancora più grave alla luce del fatto che l’attuale contesto geopolitico invoglia a cercare opportunità di profitto a breve termine in settori controversi, come gli armamenti. La missione principale della finanza responsabile dovrebbe essere indirizzare le risorse generate dal risparmio verso filiere generative e rigenerative, come l’economia sociale, le imprese virtuose e i progetti che garantiscono l’inclusione delle persone e la tutela degli ecosistemi” tengono a sottolineare da Etica Sgr.
La società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica ritiene che le armi non possano generare alcun tipo di impatto sociale positivo. Le guerre causano vittime civili, devastano il tessuto sociale, compromettono le economie e producono danni ambientali di enorme portata. “E’ questa la ragione per la quale da sempre adottiamo un approccio rigoroso che esclude dai nostri fondi l’investimento in armi sia convenzionali sia controverse, andando oltre la semplice esclusione di armi vietate da accordi internazionali, come le mine antiuomo e le bombe a grappolo” riferiscono i manager di Etica Sgr sottolineando come, oltre all’impatto sociale negativo, sia ampiamente comprovato da evidenze e dati l’impatto ambientale dell’industria bellica.
PIÙ SPESE MILITARI MENO INVESTIMENTI IN ENERGIE RINNOVABILI
Prima dello scoppio di una guerra, la produzione di armi, gli addestramenti, le esercitazioni e le logistiche globali degli eserciti consumano enormi quantità di combustibili fossili. Inoltre, le spese militari assorbono risorse che potrebbero essere destinate alla transizione ecologica. Più miliardi ai bilanci della difesa significano meno investimenti in energie rinnovabili, trasporti puliti, ricerca climatica. Durante i conflitti, le esplosioni liberano nell’aria polveri sottili, metalli pesanti, amianto. Fabbriche, raffinerie e centrali elettriche bombardate rilasciano idrocarburi e sostanze chimiche che contaminano il suolo e le falde acquifere. Senza dimenticare le munizioni inesplose, le mine antiuomo e gli ordigni chimici lasciati sul campo.
DISTRUZIONE ANCHE DI FORESTE E ZONE NATURALI
I conflitti armati distruggono anche foreste e zone naturali. Per creare basi militari vengono abbattuti alberi e devastati ecosistemi con danni non soltanto ecologici: le comunità locali vengono private di risorse vitali come legna, frutta, acqua. Altrettanto rilevante sono anche gli impatti sulla governance ambientale. Secondo l’UNEP (Programma ONU per l’Ambiente), nei Paesi colpiti da conflitti la governance ambientale può ridursi fino al 70% in termini di capacità amministrativa, lasciando vaste aree fuori controllo.
ETICA SGR: IL RISCHIO DI ‘INVERNO NUCLEARE’
Da qualche tempo, purtroppo, sta crescendo il timore di una guerra nucleare che non distruggerebbe solo città e infrastrutture: altererebbe il clima globale. Secondo il report del National Academies, le esplosioni nucleari su larga scala possono immettere nell’atmosfera fino a 150 milioni di tonnellate di fuliggine derivante dagli incendi delle città bombardate. Le temperature medie globali potrebbero crollare anche di 5–10 °C entro poche settimane. Per avere un termine di paragone, l’ultima era glaciale, durata migliaia di anni, era caratterizzata da temperature globali più basse di circa 6 °C rispetto a oggi. Ma c’è molto di più. Le esplosioni nucleari rilascerebbero radionuclidi nell’aria, nei suoli e nelle acque. Le particelle radioattive contaminerebbero campi agricoli, foreste, fiumi. Gli effetti non si limiterebbero alla salute umana (tumori, malformazioni, infertilità). Gli ecosistemi stessi ne sarebbero stravolti: mutazioni genetiche, estinzioni di specie locali, alterazioni delle catene trofiche.
NO CATEGORICO AGLI ARMAMENTI TRA GLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI
Per tutte queste ragioni Etica Sgr esclude categoricamente gli armamenti tra gli investimenti sostenibili. “Riteniamo estremamente preoccupante la crescita degli investimenti in società del settore degli armamenti all’interno di fondi ESG. Un aspetto ancora più grave alla luce del fatto che l’attuale contesto geopolitico invoglia a cercare opportunità di profitto a breve termine in settori controversi, come gli armamenti. La missione principale della finanza responsabile dovrebbe essere indirizzare le risorse generate dal risparmio verso filiere generative e rigenerative, come l’economia sociale, le imprese virtuose e i progetti che garantiscono l’inclusione delle persone e la tutela degli ecosistemi” tengono a sottolineare da Etica Sgr.
L’IMPATTO AMBIENTALE DELL’INDUSTRIA BELLICA
La società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica ritiene che le armi non possano generare alcun tipo di impatto sociale positivo. Le guerre causano vittime civili, devastano il tessuto sociale, compromettono le economie e producono danni ambientali di enorme portata. “E’ questa la ragione per la quale da sempre adottiamo un approccio rigoroso che esclude dai nostri fondi l’investimento in armi sia convenzionali sia controverse, andando oltre la semplice esclusione di armi vietate da accordi internazionali, come le mine antiuomo e le bombe a grappolo” riferiscono i manager di Etica Sgr sottolineando come, oltre all’impatto sociale negativo, sia ampiamente comprovato da evidenze e dati l’impatto ambientale dell’industria bellica.
