Factoring

Per lo sviluppo delle Pmi italiane c’è più finanza e meno credito

Secondo Assifact e Prometeia in dieci anni la quota del factoring nel nostro Paese è scesa di oltre tre punti percentuali, a vantaggio delle operazioni di Private Equity e di Private Debt

di Paolo Gila 21 Novembre 2025 09:29

financialounge -  factoring finanza imprese PMI
Certo, è un settore zavorrato da complicazioni legislative e burocratiche. E certamente è anche testimonianza di procedure non semplici, che prevedono competenze adeguate. Ma l’avversario più temuto per il Factoring è la leva finanziaria. Per intenderci, quella garantita dalle operazioni di Private Equity e di Private Debt, che consentono alle imprese di accedere a risorse per la crescita. Per Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact, l’Associazione Italiana per il Factoring, “se gli aspetti normativi fossero semplificati e avviati grazie a interventi della politica dalla quale non si può prescindere, con il cambiamento delle norme europee sul default, che penalizzano il settore, si potrebbero liberare risorse per circa 2 miliardi di euro”. In sostanza il Factoring potrebbe tornare a giocarsela in prima linea.

LA CONTINGENZA


Alla presentazione dell’Osservatorio sul Mercato del Factoring, nella Tower milanese di Bnp Paribas, parlano le cifre. E i numeri relativi ai primi 9 mesi dell’anno mostrano una buona salute del comparto. Con un turnover cumulato di oltre 208 miliardi di euro il mercato del Factoring ha fatto registrare un incremento del 3,75% rispetto all’analogo periodo del 2024. E si registra anche un aumento del 6,31% degli anticipi e dei corrispettivi erogati. Secondo il rapporto elaborato da Assifact, le previsioni basate sulla proiezione dei dati congiunturali mostrano che l’anno in corso si chiuderà in positivo, con un rapporto Factoring/Pil che oscillerà tra il 3,16% e il 4,83%.

LA DINAMICA TEMPORALE


Se si sposta la lente di ingrandimento dal periodo congiunturale alla dinamica di medio e lungo termine, la prospettiva mostra una dinamica degna di nota, la cui presentazione è toccata a Alessandra Benedini, partner associata di Prometeia: “L’esposizione commerciale in Italia è scesa dal 21% del 2015 al 17,6% del 2025. In dieci anni si è persa una quota del 3,4%”, un dato che deve essere interpretato anche alla luce dello sviluppo economico. Infatti, per Benedini “il credito commerciale ha mostrato una crescita inferiore alla crescita del fatturato”. Il segnale positivo giunge invece dai tempi di dilazione dei pagamenti, che nel decennio analizzato si sono ridotti da 76 a 63 giorni. La perdita di peso relativa è dovuta alla crescente presenza di operatori finanziari che, appunto, lavorano con le PMI offrendo servizi finanziari come il Private Equity e il Private Debt.

PMI, LE CONTROMOSSE


Per sbloccare la situazione e tornare a favorire la marcia del factoring, Assofact ha presentato alcune proposte che mirano a eliminare gli ostacoli in grado di frenare le imprese nello smobilizzo dei crediti e nell’accesso alla liquidità. Oltre alla richiesta di modifica delle norme europee sul default, i rappresentanti istituzionali del comparto chiedono di rivedere i requisiti patrimoniali per renderli più coerenti con il rischio effettivo delle operazioni di factoring, di aggiornare la disciplina della revocatoria con l’applicazione del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, riducendo così i termini del periodo sospetto e allineandoli alle operazioni di cartolarizzazione. E poi c’è l’annosa questione per sciogliere le riserve sulla incedibilità dei crediti, un privilegio di cui gode la Pubblica amministrazione e che di fatto disallinea il trattamento rispetto alle indicazioni europee.

Trending