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Mercati: Financière de l'Echiquier indica dove si può annidare il rischio bolla AI
In un contesto di maggiore redditività delle imprese e di abbondante liquidità nel sistema finanziario, è difficile paragonare le attuali valutazioni dei mercati azionari con quelle della bolla Internet
di Leo Campagna 18 Novembre 2025 11:01
L'ottimismo che ha accompagnato negli ultimi mesi lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale (AI) si sta affievolendo alimentando le preoccupazioni di una potenziale bolla, in particolare una rovinosa crisi come quella delle dot.com. Uno dei principali argomenti avanzati da chi sostiene che le due situazioni siano diverse riguarda le valutazioni attuali che sono molto più sostenibili rispetto al 2000. Ad eccezione di Palantir, che scambia a 130 volte i risultati previsti tra 24 mesi, le valutazioni del settore tecnologico non presentano altrettanti casi di esuberanza come all’epoca della bolla internet o della bolla giapponese del 1990. Microsoft, per esempio, oggi tratta a 30 volte gli utili attesi tra un anno, contro gli oltre 60 nel 1999.
Lo stesso, tuttavia, non può dirsi per il peso del settore tecnologico, attualmente molto più rilevante rispetto al 2000. All'epoca, le dieci maggiori società del settore TMT (Tecnologia, Media e Telecomunicazioni) rappresentavano il 20% dell'S&P 500 rispetto al 39% attuale. Sempre oggi, le 10 maggiori capitalizzazioni statunitensi rappresentano il 42% dell'S&P 500 contro il 27% del 1999 come conseguenza del fatto che la quasi totalità di questa “top 10” è costituita da titoli tecnologici. “Se c’è una bolla sui mercati è più una bolla di concentrazione che di valutazione” tiene a sottolineare Enguerrand Artaz, Strategist di Financière de l'Echiquier.
Il manager segnala poi il numero contenuto di quotazioni in borsa rispetto, soprattutto, alla frenesia della fine degli anni '90, come altro argomento regolarmente addotto per respingere l'ipotesi di una bolla. “In realtà - spiega Artaz - durante la bolla delle dot.com, il collocamento in borsa era lo strumento privilegiato per raccogliere fondi sui mercati azionari. Oggi, invece, per finanziarsi si preferisce il debito, in particolare le obbligazioni. Le emissioni obbligazionarie di aziende hi tech statunitensi rappresentano di solito il 15% del totale annuo mentre quest’anno dovrebbero attestarsi ad un terzo del mercato primario Investment Grade. Inoltre cresce la raccolta di fondi e credito privati. Secondo la stima della piattaforma di azioni private Forge Global i capitali raccolti da 19 società AI rappresenteranno tre quarti del totale sui mercati non quotati nel 2025”.
Il tutto senza trascurare le implicazioni del finanziamento tra imprese all'interno dello stesso ecosistema dell’AI. In particolare quello di Nvidia che ha investito direttamente in molti dei suoi clienti, come OpenAI, Nscale o CoreWeave, per consentire loro l’acquisto di chips Nvidia. O, ancora, alcune tecniche di ingegneria finanziaria, come quella che ha consentito a Meta di estrarre 30 miliardi di dollari circa di debito dal suo bilancio, collocandoli in una SPV finanziata da Blue Owl Capital e Pimco. Tecniche che sembrano ricordare alcuni precedenti anteriori alla crisi dei subprime. “Il 2000 è stato caratterizzato da una bolla dei mercati quotati e del capitale mentre la situazione attuale ricorderebbe più una bolla del debito e dei mercati non quotati” puntualizza lo Strategist di Financière de l'Echiquier.
La maggiore redditività delle imprese e l’abbondante liquidità nel sistema finanziario rendono difficile il paragone delle attuali valutazioni dei mercati azionari con quelle della bolla Internet. Tuttavia non si può scongiurare il rischio di una bolla soltanto per l'assenza di un’irrazionalità significativa che possa spiegare l'impennata delle quotazioni in borsa. “Occorre seguire con attenzione l’evoluzione del fenomeno AI sui mercati tenendo sotto osservazione in particolare il rapido aumento dell'indebitamento, anche da parte delle componenti più fragili, in termini di bilancio, dell'universo AI” conclude Artaz.
IL PESO DEL SETTORE TECNOLOGICO
Lo stesso, tuttavia, non può dirsi per il peso del settore tecnologico, attualmente molto più rilevante rispetto al 2000. All'epoca, le dieci maggiori società del settore TMT (Tecnologia, Media e Telecomunicazioni) rappresentavano il 20% dell'S&P 500 rispetto al 39% attuale. Sempre oggi, le 10 maggiori capitalizzazioni statunitensi rappresentano il 42% dell'S&P 500 contro il 27% del 1999 come conseguenza del fatto che la quasi totalità di questa “top 10” è costituita da titoli tecnologici. “Se c’è una bolla sui mercati è più una bolla di concentrazione che di valutazione” tiene a sottolineare Enguerrand Artaz, Strategist di Financière de l'Echiquier.
POCHÉ QUOTAZIONI IN BORSA
Il manager segnala poi il numero contenuto di quotazioni in borsa rispetto, soprattutto, alla frenesia della fine degli anni '90, come altro argomento regolarmente addotto per respingere l'ipotesi di una bolla. “In realtà - spiega Artaz - durante la bolla delle dot.com, il collocamento in borsa era lo strumento privilegiato per raccogliere fondi sui mercati azionari. Oggi, invece, per finanziarsi si preferisce il debito, in particolare le obbligazioni. Le emissioni obbligazionarie di aziende hi tech statunitensi rappresentano di solito il 15% del totale annuo mentre quest’anno dovrebbero attestarsi ad un terzo del mercato primario Investment Grade. Inoltre cresce la raccolta di fondi e credito privati. Secondo la stima della piattaforma di azioni private Forge Global i capitali raccolti da 19 società AI rappresenteranno tre quarti del totale sui mercati non quotati nel 2025”.
RISCHIO DI UNA BOLLA DEL DEBITO E DEI MERCATI NON QUOTATI
Il tutto senza trascurare le implicazioni del finanziamento tra imprese all'interno dello stesso ecosistema dell’AI. In particolare quello di Nvidia che ha investito direttamente in molti dei suoi clienti, come OpenAI, Nscale o CoreWeave, per consentire loro l’acquisto di chips Nvidia. O, ancora, alcune tecniche di ingegneria finanziaria, come quella che ha consentito a Meta di estrarre 30 miliardi di dollari circa di debito dal suo bilancio, collocandoli in una SPV finanziata da Blue Owl Capital e Pimco. Tecniche che sembrano ricordare alcuni precedenti anteriori alla crisi dei subprime. “Il 2000 è stato caratterizzato da una bolla dei mercati quotati e del capitale mentre la situazione attuale ricorderebbe più una bolla del debito e dei mercati non quotati” puntualizza lo Strategist di Financière de l'Echiquier.
FOCUS SUL RAPIDO AUMENTO DELL’INDEBITAMENTO
La maggiore redditività delle imprese e l’abbondante liquidità nel sistema finanziario rendono difficile il paragone delle attuali valutazioni dei mercati azionari con quelle della bolla Internet. Tuttavia non si può scongiurare il rischio di una bolla soltanto per l'assenza di un’irrazionalità significativa che possa spiegare l'impennata delle quotazioni in borsa. “Occorre seguire con attenzione l’evoluzione del fenomeno AI sui mercati tenendo sotto osservazione in particolare il rapido aumento dell'indebitamento, anche da parte delle componenti più fragili, in termini di bilancio, dell'universo AI” conclude Artaz.
