Barone Pizzini

Il Franciacorta Rosé evolve e conquista i mercati esteri

In Franciacorta il ceo di Barone Pizzini, Silvano Brescianini, racconta a Financialounge.com le strategie nello scenario geopolitico e con i nuovi trend, tra rosé e vegan

di Paola Jadeluca 14 Novembre 2025 12:30

financialounge -  economia real economy vino
Rosé, la versione di Barone Pizzini. Prima verticale del Franciacorta rosato della Cantina, organizzata a Roma dallo stesso ceo Silvano Brescianini. Pioniere in tutto, Silvano Brescianini: primo a imboccare la strada del biologico, riuscendo a fare da traino a tutto il territorio; poi con la riscoperta del vitigno autoctono Erbamat; ora addirittura con la svolta vegana, certificata da inizio anno per tutta la produzione, sia dei Franciacorta che dei vini fermi della marchigiana Pievalta e della toscana Ghiaccioforte, le altre due realtà in portafoglio. La presentazione delle diverse annate delle due Linee, Bagnadore Riserva ed Edizione, per raccontare come la Cantina "vive, sperimenta, interpreta" questa tipologia di vino diventata di gran moda, spesso collegata a stili di vita beverini, ma che in realtà può dare vita a vini di grande personalità pur legati a nuovi approcci, addirittura nuovi abbinamenti, per esempio gli arrosti bianchi.

UN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLA NATURA


Siamo sul lago d’Iseo, 60 ettari distribuiti su 30 vigne tra i 200 e i 350 metri sul livello del mare. La prima annata, Bagnadore riserva Rosè vendemmia 2011, quella attualmente in commercio, ha ottenuto valutazioni di eccellenza, con rating internazionali al top, a partire da quelli di James Suckling, autorità del settore, che lo ha definito “sparkling wine italiano che sfiora la perfezione”. È un vino Pinot Nero al 100 per cento, uno dei vitigni base di champagne e Franciacorta, che nella versione rosata mantiene l’energia e il corpo ma acquista una particolare eleganza, con un’aroma intenso. “Idealmente – racconta Silvano Brescianini - mi piacerebbe fare il Franciacorta Rosé solo con il Pinot Nero, ma non è sempre possibile". Ecco che nell’Edizione 2016, annata con frequenti piogge e bruschi abbassamenti di temperatura, parte del raccolto viene persa, e il Rosé si arricchisce di un 30% di Chardonnay, con 70% di Pinot Nero. L’anno 2017, delle grandi gelate, nonostante tutto ha portato in cantina uve col giusto rapporto acidità e maturità di frutto, con 80% di Pinot Nero e 20% di Chardonnay in bottiglia. Nel 2018 il terroir ha rialzato la testa, generoso raccolto di alta qualità, il Franciacorta Rosè ritorna tutto Pinot Nero. Nel 2019 ritorna lo Chardonnay al 30%, e infine nel 2021, al 20%. Non tutti gli anni esce il rosè, e il 2021, il più giovane, è già cremoso, molto sapido e ha già conquistato i giudici più severi. E’ la prima annata vegana. Bagnadore Riserva rosè è uscito in appena 6.612 bottiglie. Le Edizioni contano tra le 30mila e le 40mila bottiglie, non di più.

ORDINI DAGLI USA IN AUMENTO


“Raramente in passato la categoria sparkling riusciva a ottenere posizioni di spicco nelle classifiche internazionali – racconta Brescianini - E quando accadeva si trattava esclusivamente di Champagne. Siamo ora riusciti a infrangere questo muro e sono convinto che sempre più spesso vedremo in classifica vini Franciacorta”. Il potere d'acquisto della classe media è in calo, proprio a partire dagli USA, mercato principale per le esportazioni italiane. L'inflazione è cresciuta, ma gli stipendi no. Se a questo si aggiungono i dazi doganali e la svalutazione del dollaro, il contesto per i consumi complessivi è difficile per tutti. L'anno scorso, le vendite di Prosecco – possiamo dire la fascia più mass market - negli Stati Uniti sono aumentate del 4,7% su base annua, mentre le vendite di quasi tutte le altre categorie di vini sono diminuite. “Temo che la forbice tra alto di gamma e mass market si stia allargando e questo non è un bene per nessuno, noi non possiamo fare altro che sforzarci per essere più competitivi, ma di certo le questioni sociali sono di natura politica. Per quanto ci riguarda, gli ordini dagli USA sono aumentati, forse per il lavoro di promozione che abbiamo fatto in questi ultimi due anni. La reputazione di un brand fa inevitabilmente la differenza in qualunque parte del mondo”. Appena tornato dall’Inghilterra, dopo essere stato in Finlandia, programmato un tour di sette giorni in Canada e organizzato spedizioni in Polonia, Svizzera ed altri Paesi, Brescianini conta oggi una trentina di mercati esteri nei quali Barone Pizzini riesce a vendere le proprie bottiglie pur restando, per dimensioni, una piccola cantina visto che dai 55 ettari coltivati produce 330mila bottiglie, per un totale di 7,2 milioni di fatturato.

 

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