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Schroders: “Il bull market dell’oro non è finito, siamo solo a metà scalata”

Il calo del prezzo dell’oro non segna l’inizio di un ciclo ribassista, ma una naturale correzione. Previsto ancora ampio potenziale nella domanda monetaria e nei fondamentali delle società aurifere.

di Davide Lentini 5 Novembre 2025 08:00

financialounge -  James Luke oro Schroders società aurifere
Il calo dell’oro del 21 ottobre, uno dei dieci peggiori giornalieri mai registrati (-5,5%), ha spinto diversi osservatori a ipotizzare la fine del ciclo rialzista. Anche i titoli auriferi hanno subito perdite consistenti, intorno al 9%. Tuttavia James Luke, Fund Manager di Schroders specializzato in metalli, non crede affatto che il mercato dell’oro abbia esaurito la sua spinta. "Il mercato - osserva - ha subito una correzione naturale, nell’ambito di un mercato rialzista pluriennale". E aggiunge: "Non vediamo un valido confronto tra la situazione attuale e quella del 2011", quando l’oro entrò in un lungo declino. Tra i motivi del recente storno, Luke cita un rally eccessivamente rapido nei mesi precedenti, innescato da un ampliamento della partecipazione, e un momentaneo squilibrio nel mercato dell’argento. Anche l’assenza di dati economici Usa, causata dallo shutdown iniziato il primo ottobre, ha contribuito all’incertezza.

MERCATO DELL’ORO ANCORA IN ASCESA


Secondo Schroders, l’attuale ciclo rialzista dell’oro ha caratteristiche uniche. “Continuiamo a ritenere che questo mercato rialzista sia incomparabile rispetto ai precedenti in termini di ampiezza e profondità della domanda monetaria potenziale”, afferma Luke, che paragona l’attuale fase del mercato a una scalata dell’Everest. “Pur essendo già ben avviati nella scalata, abbiamo ancora una lunga strada da percorrere prima di raggiungere la vetta”.

TENDENZE FISCALI E GEOPOLITICHE SOSTENGONO L’ORO


Due le domande chiave che guidano l’analisi di Schroders: la prima è se i trend fiscali e geopolitici si sono stabilizzati. La seconda se i capitali interessati all’oro hanno esaurito il loro potenziale. Per Luke la risposta è "no" in entrambi i casi. "Il termine ‘trend geopolitici’ include il passaggio a un ordine multipolare e le tensioni tra Usa e Cina", spiega il gestore. "'Trend fiscali’ invece si riferisce all’aumento del debito e alla deriva verso il dominio fiscale. Entrambe queste dinamiche non sono risolte".

REDDITO FISSO E ORO: IL DUALISMO DEL PORTAFOGLIO


La domanda di oro si confronta inevitabilmente con altre asset class come il reddito fisso, ma Schroders ritiene che i flussi verso l’oro siano tutt’altro che finiti. "Le riserve auree delle banche centrali dei mercati emergenti rappresentano solo il 12% del totale”, spiega James Luke, mentre nei mercati sviluppati si attestano al 45%. Anche sul fronte retail, in particolare in Cina, la propensione all’investimento in oro resta elevata. "Le famiglie cinesi continuano a considerare l'oro come il miglior investimento per i prossimi 12 mesi", citando dati di China Reality Research.

ETF E FAMIGLIE: DOMANDA NON ESAURITA


La posizione netta degli Etf occidentali sull’oro è ancora lontana dai picchi del 2020 in termini di once detenute, segno che ci sia ancora margine per aumenti. Inoltre, l’oro fisico continua a essere acquistato, anche a prezzi elevati. "La domanda in paesi come India e Giappone è rimasta forte anche a prezzi elevati. Nel mercato attuale, la domanda di lingotti di grandi dimensioni è stata solida”, afferma l'analista di Schroders.

L’ORO NEI PORTAFOGLI PUÒ ANCORA CRESCERE


La conclusione di James Luke è chiara: “Senza cambiamenti significativi sul fronte geopolitico o fiscale, le riserve auree nei portafogli raggiungeranno livelli più elevati”. Il driver principale, secondo lui, non sarà tanto il volume degli acquisti, ma il prezzo stesso. "Sarà il prezzo a continuare a fare la differenza, non i volumi acquistati, data l'enorme discrepanza tra gli aggregati globali di azioni e titoli a reddito fisso e l'offerta disponibile di oro".

MARGINI RECORD PER LE SOCIETÀ AURIFERE


Un altro tema centrale è quello delle società minerarie aurifere. Nonostante la recente flessione dell’oro, i fondamentali restano solidi. "I margini attuali sono di circa 2mila dollari Usa/oncia su base all-in sustaining cost”, ricorda Luke . "Si intravedono i segnali di un altro ciclo di risultati finanziari record". Secondo le stime di Schroders, anche una discesa del 20% dei prezzi dell’oro non intaccherebbe significativamente la redditività del settore.

IL 2026 POTREBBE OFFRIRE RIVISITAZIONI AL RIALZO


Le previsioni di consenso sul prezzo dell'oro per il 2026 sono ancora troppo conservative rispetto ai prezzi attuali, e ciò apre spazio a revisioni al rialzo degli utili. Per James Luke, Fund Manager di Schroders, "rimangono inferiori di 300 dollari USA/oncia rispetto ai prezzi spot e di 1.000 dollari nel 2027”. Se il mercato rialzista resterà intatto, come l'analista prevede, ulteriori fasi di consolidamento rappresenteranno “opportunità molto interessanti”.

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