Tecnologia

OpenAI lancia il browser ChatGPT Atlas per sfidare Google Chrome

Con il nuovo browser, Sam Altman porta la battaglia dell’intelligenza artificiale dentro il cuore del business di Mountain View: la ricerca online

di Stefano Silvestri 22 Ottobre 2025 11:15

financialounge -  atlas economia Open AI
Sam Altman ha scelto il palcoscenico di una diretta streaming per sferrare l’attacco più forte mai condotto contro Google. Ci riferiamo al nuovo browser di OpenAI, battezzato Atlas, che non è solo un esperimento tecnologico ma la porta d’ingresso a un web ripensato attorno all’intelligenza artificiale.

IL CONTROLLO DELLE INFORMAZIONI


L’obiettivo è evidente fin dall’impostazione del prodotto. Atlas nasce come un’estensione naturale di ChatGPT ma la sua vera ambizione è sottrarre a Google il controllo sull’accesso alle informazioni.

Finora il browser Chrome ha rappresentato per Mountain View lo strumento con cui incanalare miliardi di utenti verso il proprio motore di ricerca e, di conseguenza, verso l’intero ecosistema pubblicitario. Atlas capovolge questa logica: elimina la barra degli indirizzi, sposta l’interazione in una finestra di chat ed evita che la navigazione passi da Google o da altri motori di ricerca.

"L’intelligenza artificiale è un’opportunità unica per ripensare che cosa possa essere un browser", ha spiegato Altman. In altre parole, OpenAI non sta semplicemente costruendo un nuovo strumento di navigazione ma sta ridisegnando il modo stesso in cui gli utenti entrano in contatto con il web.

COME TOGLIERE A GOOGLE IL CONTROLLO


Dietro questa scelta di design c’è una logica precisa: interrompere il flusso di dati che alimenta il business di Google. Senza barra degli indirizzi né il campo di ricerca tradizionale, le query degli utenti avvengono all’interno dell’ambiente ChatGPT. Diventa quindi OpenAI, non più Google, a raccogliere i dati e a interpretarne il contesto.

È una mossa che colpisce il cuore del modello di business di Mountain View. Ogni clic, ogni ricerca, ogni pagina visitata rappresenta per Google un micro-frammento di informazione da monetizzare. Atlas, invece, crea un circuito chiuso in cui la conversazione diventa il nuovo paradigma dell’interazione online. In questo modo OpenAI non solo si garantisce una fonte diretta di dati comportamentali ma impedisce che questi finiscano nelle mani della concorrenza.

Altman sta dunque replicando, a ruoli invertiti, la stessa strategia con cui Google consolidò il proprio dominio nel 2008, quando lanciò Chrome integrandolo nativamente con il suo motore di ricerca. Allora fu un passo verso l’egemonia; oggi, per OpenAI, è un tentativo di scardinarla.

ECOSISTEMA CHIUSO


Atlas è disponibile per ora solo su macOS ma OpenAI ha già annunciato versioni per Windows e per i sistemi mobili Android e iOS. È il primo tassello di un ecosistema verticale che parte dal modello linguistico (ChatGPT) e arriva al punto di accesso al web, chiudendo il cerchio sul controllo dei dati e dell’esperienza utente.

L’integrazione con ChatGPT è totale: aprendo una nuova scheda non si accede più a una pagina bianca o a un motore di ricerca ma direttamente al chatbot, pronto a rispondere a qualsiasi domanda. In prospettiva, Altman punta a far sì che la chat diventi il nuovo portale d’ingresso a Internet, un modello in cui la conversazione sostituisce la ricerca e in cui il motore stesso perde centralità.

IL FUTURO È NELL’ADV


Ma il vero punto d’approdo potrebbe trovarsi altrove. Negli ultimi mesi OpenAI ha avviato un’ondata di assunzioni nel settore adtech, segno che la società si prepara a entrare, prima o poi, nel mercato della pubblicità online.

Se ciò accadrà, Atlas diventerà lo strumento perfetto per farlo: un browser in grado di leggere in tempo reale le parole sullo schermo e di comprendere il contesto di ogni interazione. In altre parole, sarà la chiave per aprire un nuovo capitolo nella contesa sull’advertising digitale.

E se si considera che già oggi è possibile effettuare acquisti direttamente da ChatGPT, appare chiaro come la conoscenza della propensione all’acquisto degli utenti di Atlas possa fornire ulteriore benzina all’IA di Sam Altman.

L’INIZIO DELLA NUOVA GUERRA PER IL WEB


Per ora Atlas è solo all’inizio del suo percorso ma la mossa di Altman ha già avuto l’effetto di spostare il campo di battaglia. Google, che deve fare i conti con le restrizioni imposte dal Dipartimento di Giustizia sugli accordi di esclusiva nella ricerca, si ritrova ora minacciata su più fronti: normativo, tecnologico e competitivo.

Con un solo prodotto, OpenAI ha colpito il cuore dell’architettura su cui si regge l’economia del web, ossia il rapporto tra navigazione, ricerca e pubblicità. Aprendo in questo modo una frattura che nessun aggiornamento di Gemini potrà facilmente ricucire.

Atlas allora non è solo un browser ma la prima avvisaglia di un nuovo ordine digitale in cui l’intelligenza artificiale non si limiterà più a fornire risposte: deciderà come e dove cercarle.

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