Weekly Bulletin
Wall Street tiene sui record tra crolli inventati e bolle “nascoste”
Valutazioni sempre alte e concentrate, ma finora giustificate dai fondamentali, dopo le buone trimestrali bancarie ora occhi sui Big Tech. Insidie nell’IA energetica e “dividendo della pace”
di Stefano Caratelli 20 Ottobre 2025 08:08

L’azionario USA ha chiuso la settimana in rialzo archiviando nel dimenticatoio i “crolli” inventati da qualche titolo sulla nuova crisi delle banche minori americane, mentre la stagione delle trimestrali è partita in quarta con gli utili delle grandi, da Goldman a JP Morgan a Citi, passando per Wells Fargo, sostenuti dai ricavi in crescita dell’investment banking, grazie anche al flusso di capitali arabi nell’M&A. Ora tocca ai Big Tech con i numeri di Tesla e Netflix in arrivo, che gli investitori scruteranno per cogliere possibili segnali di “bolla”, mentre stanno per uscire anche quelli di altri big dell’economia tradizionale, come Procter & Gamble, Coca Cola, il colosso della difesa RTX e IBM.
Del rischio di valutazioni azionarie troppo alte hanno parlato proprio i grandi nomi della finanza, citando una “diffusa esuberanza” degli investitori, come ha fatto il CEO di Goldman David Salomon. Avvertimenti simili sono stati lanciati anche dal capo di JP Morgan Jamie Dimon, mentre l’ultima Global Fund Manager Survey di Citi cita una bolla globale legata all’IA come il rischio di coda numero uno.
Ma intanto la nuova frontiera tecnologica continua ad attirare un flusso di investimenti senza precedenti, come i 15 miliardi di dollari destinati da Google alla realizzazione in India del primo centro dati fuori dagli USA, o la partnership rivelata da Walmart con il produttore di ChatGPT OpenAI, che ha ormai accumulato una montagna di 1.500 miliardi di dollari in investimenti in impianti dedicati all’IA.
Non tutti però sono convinti che le valutazioni abbiano raggiunto livelli eccessivi, e le giudicano giustificate dai fondamentali: l’IA avrebbe semplicemente superato la sua prima fase, quella della “scoperta” della nuova frontiera, ma rimane un grande spazio di crescita, non solo per i Big ma per aziende di tutte le dimensioni. Dai grandi nomi come Nvidia, Microsoft o Alphabet sono ancora attesi dagli investitori crescite a due cifre di utili e ricavi anche nel 2026, con spazio persino per sorprese al rialzo.
Le bolle, più o meno legate all’esplosione dell’IA, non necessariamente sono annunciate dai titoli dei giornali, e possono restare avvolte nella nebbia fino a che non si gonfiano fino ad esplodere. Di recente il WJI ha segnalato il rischio che si annida nel settore energia, dove le valutazioni di un gruppo di aziende che non genera ricavi stanno sfidando la legge di gravità e hanno raggiunto i 45 miliardi di dollari. Le loro centrali energetiche nucleari sono ancora sulla carta, ma l’attesa è che generino soldi a palate per soddisfare la fame di energia dei centri dati legati all’IA.
I nomi sono quelli di Oklo, la startup creata dalla OpenAI di Sam Altman, il cui prezzo si è moltiplicato per otto volte da inizio anno anche se i primi ricavi sono attesi dal 2028, o di Fermi, letteralmente schizzata all’IPO, oppure di GloriFi, Nano Nuclear, NU Scale, Plus Power, tutte citate dal Journal, i cui prezzi hanno mostrato qualche scricchiolio nelle ultime sedute: se la presunta bolla dell’IA si sgonfia, è l’avvertimento, sono le più vulnerabili.
Bottom line. Le valutazioni a Wall Street sono indubbiamente elevate e concentrate, ma anche sostenute da fondamentali economici e societari che restano solidi. Il mercato naviga tra due estremi, timori di bolla da una parte e il “dividendo” possibile di una pace globale, dal Medio Oriente all’Ucraina, non ancora prezzate. Prepararsi a una fine d’anno condita da rischi e opportunità.
IL RISCHIO DI UNA DIFFUSA ESUBERANZA
Del rischio di valutazioni azionarie troppo alte hanno parlato proprio i grandi nomi della finanza, citando una “diffusa esuberanza” degli investitori, come ha fatto il CEO di Goldman David Salomon. Avvertimenti simili sono stati lanciati anche dal capo di JP Morgan Jamie Dimon, mentre l’ultima Global Fund Manager Survey di Citi cita una bolla globale legata all’IA come il rischio di coda numero uno.
FLUSSO INGENTE DI INVESTIMENTI SULL’IA
Ma intanto la nuova frontiera tecnologica continua ad attirare un flusso di investimenti senza precedenti, come i 15 miliardi di dollari destinati da Google alla realizzazione in India del primo centro dati fuori dagli USA, o la partnership rivelata da Walmart con il produttore di ChatGPT OpenAI, che ha ormai accumulato una montagna di 1.500 miliardi di dollari in investimenti in impianti dedicati all’IA.
SOLO LA PRIMA FASE DELLA NUOVA FRONTIERA
Non tutti però sono convinti che le valutazioni abbiano raggiunto livelli eccessivi, e le giudicano giustificate dai fondamentali: l’IA avrebbe semplicemente superato la sua prima fase, quella della “scoperta” della nuova frontiera, ma rimane un grande spazio di crescita, non solo per i Big ma per aziende di tutte le dimensioni. Dai grandi nomi come Nvidia, Microsoft o Alphabet sono ancora attesi dagli investitori crescite a due cifre di utili e ricavi anche nel 2026, con spazio persino per sorprese al rialzo.
POSSIBILI BOLLE AVVOLTE NELLA NEBBIA
Le bolle, più o meno legate all’esplosione dell’IA, non necessariamente sono annunciate dai titoli dei giornali, e possono restare avvolte nella nebbia fino a che non si gonfiano fino ad esplodere. Di recente il WJI ha segnalato il rischio che si annida nel settore energia, dove le valutazioni di un gruppo di aziende che non genera ricavi stanno sfidando la legge di gravità e hanno raggiunto i 45 miliardi di dollari. Le loro centrali energetiche nucleari sono ancora sulla carta, ma l’attesa è che generino soldi a palate per soddisfare la fame di energia dei centri dati legati all’IA.
L’AVVERTIMENTO DEL WSJ
I nomi sono quelli di Oklo, la startup creata dalla OpenAI di Sam Altman, il cui prezzo si è moltiplicato per otto volte da inizio anno anche se i primi ricavi sono attesi dal 2028, o di Fermi, letteralmente schizzata all’IPO, oppure di GloriFi, Nano Nuclear, NU Scale, Plus Power, tutte citate dal Journal, i cui prezzi hanno mostrato qualche scricchiolio nelle ultime sedute: se la presunta bolla dell’IA si sgonfia, è l’avvertimento, sono le più vulnerabili.
Bottom line. Le valutazioni a Wall Street sono indubbiamente elevate e concentrate, ma anche sostenute da fondamentali economici e societari che restano solidi. Il mercato naviga tra due estremi, timori di bolla da una parte e il “dividendo” possibile di una pace globale, dal Medio Oriente all’Ucraina, non ancora prezzate. Prepararsi a una fine d’anno condita da rischi e opportunità.
Trending