Sunday View

Trump goes to India: il nuovo polo strategico del Tycoon, tra politica e investimenti

Trump ha scoperto l’importanza del Paese asiatico, sia come presidente Usa che come imprenditore. E non può più farne a meno, anche se rischia di infilarsi in situazioni tutte particolari

di Lorenzo Cleopazzo 19 Ottobre 2025 09:30

financialounge -  Donald Trump economia sunday view
Ci sono parole che usiamo comunemente. Sono entrate nel nostro quotidiano da secoli, ormai, eppure a volte non sappiamo esattamente da dove derivino. Forse non è il caso dell’aggettivo ‘machiavellico’, per definire una persona calcolatrice e astuta, come il filosofo del ‘500 consigliava di essere; pensiamo però a parole come ‘draconiano’, che associano la severità di una persona a quelle del legislatore ateniese Dracone; oppure anche ‘epicureo’ per chi è dedito ai piaceri della vita come suggeriva il filosofo greco Epicuro.

Altre parole, invece, sono entrate nel vocabolario solo successivamente alla loro diffusione massiccia, come il famoso ‘petaloso’ di qualche anno fa. Ma ci sono termini che, anche se non vengono ancora stampati sulla Treccani, richiamano comunque una serie di immagini chiare e definite. Per esempio, se definissimo un comportamento ‘trumpiano’, voi come lo intendereste?

Non occorre rispondere subito! Se volete un’ispirazione, basta proseguire con la lettura del Sunday View di questa settimana!

NEW YORK – NEW DELHI


Dalla Midtown di Manhattan al Rashtrapati Bhavan sulla King's Way, da New York a New Delhi: la Trump Organization (multinazionale di proprietà del presidente Usa) si sta concentrando molto sugli investimenti nel real estate indiano, e sembra che il business newyorkese del Tycoon si intrecci in maniera tutta particolare con le sue recenti scelte politiche. Qualcuno direbbe: in maniera ‘trumpiana’.

Ad aprile, la Trump Organization aveva annunciato il lancio di un nuovo progetto immobiliare di lusso in India, ed Eric Trump (amministratore fiduciario e vicepresidente esecutivo della multinazionale di famiglia) ha ringraziato i suoi partner locali per aver agevolato il tutto. Bene, no? Insomma: questi stessi partner sono accusati di essere invischiati in un riciclaggio di circa 46 milioni di dollari. Chiariamolo subito: le accuse sono rivolte esclusivamente ai soci della Trump Organization, e non a Trump o alla sua organizzazione. Anzi, dal canto loro gli americani sono ben contenti di spingere sul Paese asiatico, dato che dopo le recenti elezioni presidenziali, l’India è diventata il centro dei progetti immobiliari del Tycoon.

Dal lato politico, poi, è lo stesso Trump ad aver confermato l’impegno indiano a ridurre il petrolio russo acquistato. Questo, nel lessico del non-detto ‘trumpiano’, può essere riletto in una promessa a dare maggiori risorse a New Delhi.

Il presidente degli Stati Uniti d’America ha capito che non può fare a meno degli altri per mettere in atto i suoi progetti e mettersi in mostra di fronte al palcoscenico internazionale. Certo, è una figura carismatica, un one-man-show capace di vincere diverse battaglie, avvalendosi delle strategie migliori per far fronte agli ostacoli peggiori. Una figura che, tutto sommato, viene facile paragonare a certe altre sui libri di storia.

L’IMPORTANZA DEGLI ALTRI


Un simile esempio di individualismo che capì l’importanza di aprirsi verso altre figure, fu Alessandro Magno. Il giovanissimo condottiero macedone che capì l’importanza di riporre maggiore fiducia nei suoi generali, i quali vennero elevati non solo come consiglieri, ma come collaboratori a tutti gli effetti, indispensabili per pianificare battaglie e gestire l’impero. Nella figura di Parmenione, per esempio, Alessandro trovava un alleggerimento nell’organizzazione della logistica e nella gestione delle manovre dell’esercito; ma la vera rivoluzione fu nel modo in cui gestì il suo impero: sapendo di non poter essere dovunque, e che la sua figura avrebbe fatto fatica ad attecchire negli angoli più remoti del globo, decise di non rivoluzionare la struttura sociopolitica locale dei territori conquistati. In Persia, Alessandro mantenne salde le figure dei satrapi, anche se affiancati a funzionari macedoni; in Egitto rispettò le strutture amministrative locali, ottenendo così il sostegno della popolazione senza ricorrere a repressioni, e venendo anche proclamato faraone; in ultimo, in India, integrò unità locali nell’esercito, creando una fusione tra i guerrieri locali e le truppe macedoni.

INDIAN AFFAIR


Proprio dell’India stavamo parlando e continuiamo a parlare, perché Trump, come Alessandro Magno (con le dovute proporzioni, sia chiaro), ha capito che può e deve fare affidamento su altri Paesi per compiere i suoi disegni. Non può pensare di portare la pace nel Mondo facendo tutto da solo. Perché va bene che gli Usa sono gli Usa, ma in una partita Casa Bianca vs resto del mondo, è difficile che vinca la prima.

Nel suo trumpiano progetto di grandeur, il presidente americano ha bisogno di alleanze su cui fare affidamento. Anche per questo l’amministrazione Usa starebbe negoziando con Nuova Delhi possibili mosse che potrebbero decretare il successo o il fallimento di alcuni settori dell'economia indiana, mentre la Trump Organization si sta espandendo proprio nel Paese asiatico.

Ed è così che l’India (al pari di altri Paesi non-più-emergenti) è diventata una pedina imprescindibile nello scacchiere di Trump, fatto di mosse arzigogolate, che spesso inizialmente attraggono antipatia, si evolvono in situazioni con qualche attrito, salvo poi rivelarsi incredibilmente funzionali al disegno del Tycoon. Qualcuno direbbe: delle mosse ‘trumpiane’.

BONUS TRACK


Vero, qualcuno direbbe che le mosse del presidente americano si possano definire ‘trumpiane’... Ma sempre meglio che definirle ‘s-Trump-alate’

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