Risiko bancario

Banco Bpm a doppio binario, tra il dossier Banca di Asti e l’asse con Crédit Agricole

Mentre il tavolo con i francesi procede lontano dai riflettori, sul fronte interno prende corpo l’operazione piemontese. Dagli advisor alle fondazioni, il risiko bancario torna ad accendersi

di Davide Lentini 9 Ottobre 2025 09:50

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Avanti a fari spenti, ma con il motore acceso. È così che Banco Bpm si starebbe muovendo oggi su due tavoli strategici: da un lato l’acquisizione di Crédit Agricole Italia, dall’altro il consolidamento territoriale con Banca di Asti, di cui possiede già il 9,9 %. Il Corriere della Sera rivela che sul fronte piemontese sarebbero in corso contatti diretti tra l’istituto guidato da Giuseppe Castagna, la banca e la Fondazione Cr Asti, che ha dato mandato a Equita per valorizzare il proprio 31,8 %. La quota, valutata circa 174 milioni, rappresenta l’80 % del patrimonio della Fondazione, vincolata dal protocollo Acri-Mef a ridurla.

BANCO BPM E L’OPERAZIONE BANCA D'ASTI


Secondo i rumors raccolti dal Corriere, la Fondazione Cr Asti avrebbe ricevuto tre offerte di acquisto, una delle quali sarebbe proprio di Banco Bpm. L’obiettivo di Piazza Meda sarebbe salire al controllo della banca piemontese, con 210 sportelli tra Piemonte e Veneto, senza sovrapposizioni territoriali con la rete esistente del gruppo. L’interesse non si fermerebbe ad Asti: nel mirino anche Banco Desio e la Popolare di Puglia e Basilicata, realtà che condividono la distribuzione dei prodotti Anima, partecipata per il 90 % da Banco Bpm.
Un mosaico che, se ricomposto, rafforzerebbe il posizionamento nel Nord-Ovest e nel credito retail, cuore storico dell’ex popolare milanese.

IL DOSSIER CRÉDIT AGRICOLE


Parallelamente, i contatti tra Banco Bpm e i francesi di Crédit Agricole proseguono “a fari spenti”. Gli advisor sono già al lavoro: Deutsche Bank e Rothschild per Agricole, Citi e Lazard per il Banco. L’obiettivo è studiare una struttura che consenta di superare i vincoli del golden power, replicando il modello Pirelli-Sinochem: presenza rilevante nel capitale, ma governance limitata. Un compromesso che il governo potrebbe avallare: il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito che “la legge vale per tutti”, ma da Palazzo Chigi non emergono ostilità verso i francesi, apprezzati per l’approccio industriale e per la diplomazia con cui hanno sempre gestito la loro presenza in Italia.

BANCO BPM E I NODI FINANZIARI


La valutazione di Crédit Agricole Italia si aggira attorno ai 5,5 miliardi. Con il 76 % in mano alla capogruppo, l’esborso per Banco Bpm sarebbe di circa 4,2 miliardi. Fonti di mercato parlano di una copertura possibile per la metà tramite capitale in eccesso (circa 2 miliardi) e per il resto con la cessione del 39 % della joint venture Agos Ducato ai francesi, oltre all’uso di azioni proprie.
Un’operazione che consentirebbe di evitare la dismissione di quote di Anima Holding, mantenendo inalterata la catena del risparmio gestito, settore chiave nella strategia post-integrazione.

BANCO BPM E LE PROSPETTIVE DEL RISIKO


In entrambi i dossier, Banca d'Asti e Crédit Agricole  emerge una visione comune: costruire un polo nazionale solido, in grado di controbilanciare i grandi gruppi italiani ed europei. L’ipotesi di un matrimonio tra Banco Bpm e CA Italia darebbe vita al terzo gruppo bancario del Paese, con sinergie industriali significative sul fronte del credito al consumo e del wealth management. Sul versante domestico, invece, la scalata ad Asti rappresenterebbe una mossa tattica per consolidare la presenza locale e aumentare la redditività, oggi al 7 %, contro il 13 % medio del settore.

L'OBIETTIVO FINALE POTREBBE ESSERE MPS


La strategia a doppio livello di piazza Meda potrebbe aprire la strada a ulteriori integrazioni, magari coinvolgendo, in prospettiva, Mps o Mediobanca, come lasciano intendere diversi osservatori di mercato ormai da tempo. Per ora dal Banco nessun commento ufficiale, ma il messaggio è chiaro: Castagna non vuole essere più preda. È pronto a diventare predatore.

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