L'analisi

Confindustria: la manovra spinga la ricchezza finanziaria degli italiani verso le imprese

Gli industriali parlano di “crescita anemica” : +05% del Pil nel 2025. E chiedono “misure per mobilitare parte dei 6mila miliardi della ricchezza delle famiglie a favore di strumenti emessi dalle aziende”

di Davide Lentini 2 Ottobre 2025 14:49

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In Italia la ricchezza finanziaria delle famiglie ha toccato quota 6mila miliardi di euro nel 2024. Una cifra imponente, che però in larga parte resta parcheggiata su conti correnti e strumenti a basso rendimento. Un capitale che, secondo Confindustria, potrebbe avere un ruolo decisivo nel rilancio degli investimenti nel Paese, se opportunamente mobilitato con politiche economiche mirate. Il problema è chiaro: mentre la ricchezza privata cresce, il Pil rallenta. Il Centro studi di Confindustria prevede una "crescita anemica" del Pil, appena dello 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026, frenata da esportazioni deboli e consumi stagnanti. È in questo contesto che si fa strada la necessità di una nuova manovra economica capace di attivare parte di questa liquidità verso impieghi definiti più produttivi.

RICCHEZZA FINANZIARIA, IL POTENZIALE ITALIANO


Il valore della ricchezza finanziaria dalle famiglie italiane supera il Pil nazionale, ma secondo Confindustria questa liquidità resta sostanzialmente inutilizzata. E sottolinea come la propensione al risparmio sia aumentata dopo la pandemia e l’incertezza geopolitica abbia rafforzato la tendenza a parcheggiare la liquidità in conti a basso rischio. Per gli industriali italiani anche una minima quota di questa ricchezza, se ben canalizzata, potrebbe finanziare imprese, infrastrutture, sanità e istruzione, contribuendo a creare un contesto più favorevole alla crescita economica.

INCENTIVI PER SBLOCCARE LE RISORSE


Per trasformare la ricchezza finanziaria i in motore di sviluppo, Confindustria avanza una richiesta al Governo: "Per poter mobilitare una parte, anche piccola, delle risorse delle famiglie, servono misure di policy ben costruite, che inducano le famiglie e i grandi intermediari finanziari (come i fondi pensione, le società di assicurazione, i fondi comuni) a muovere risorse verso strumenti emessi dalle nostre imprese". Per Confindustria l’esperienza positiva del Piano Transizione 4.0, che ha portato a un forte aumento degli investimenti soprattutto da parte delle micro e piccole imprese, dimostra che le leve fiscali funzionano. Ma l’effetto di quelle misure è destinato ad esaurirsi entro la fine del 2025: serve quindi una nuova fase.

CRESCITA ECONOMICA ITALIANA IN AFFANNO


I numeri del Centro studi Confindustria sul Pil fotografano una crescita debole: -0,1% nel secondo trimestre del 2025 rispetto alle previsioni di aprile per effetto della contrazione delle esportazioni nette. Il contributo positivo arriva solo dagli investimenti, mentre i consumi interni restano sottotono. In assenza di interventi strutturali, l’Italia rischia di rimanere impantanata in un ciclo di stagnazione. Senza una spinta decisa agli investimenti, la ripresa rischia di essere lenta e fragile. E per gli industriali italiani, senza una partecipazione attiva del risparmio privato lo Stato potrebbe trovarsi senza le risorse per finanziare la transizione economica.

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