Mercati e investimenti
Consulenti e investitori sempre più attratti dai certificati di investimento
Si distinguono per la loro capacità di combinare protezione, versatilità, rendimento ed efficienza fiscale nelle diverse condizioni di mercato, anche quelle attuali
di Leo Campagna 1 Ottobre 2025 10:19

Negli ultimi anni si è diffusa la convinzione, non solo tra i consulenti finanziari, di quanto sia utile dedicare una quota strutturale di portafoglio ai certificati di investimento. Le molteplici ragioni che giustificano questa scelta rendono questi strumenti l’ingrediente essenziale per tutte le stagioni. I certificati di investimento si distinguono infatti per la loro capacità di combinare protezione, versatilità, rendimento ed efficienza fiscale nelle diverse condizioni di mercato.
L’efficienza fiscale è legata al fatto che le cedole e gli eventuali capital gain ottenuti da vendite di certificati di investimento a prezzi superiori a quelli di acquisto (plusvalenze) possono essere compensati con precedenti minusvalenze. Questo li rende particolarmente preziosi in ottica di pianificazione fiscale perché possono risultare lo strumento finanziario più efficiente in termini fiscali per i clienti che possiedono delle minusvalenze in scadenza.
Se il trattamento fiscale è, probabilmente, il loro principale punto di forza, i certificati di investimenti si fanno preferire anche per la loro versatilità. Permettono di puntare su vari settori, mercati o aree tematiche senza dover acquistare direttamente i titoli sottostanti e vantano un elevato grado di personalizzazione all’interno di un investimento che può essere a capitale protetto, a capitale condizionatamente protetto, a capitale non protetto e a leva. A parte questi ultimi, dedicati agli operatori di mercato più esperti o con elevate competenze finanziarie, tutte le diverse tipologie di certificati consentono di ritagliarsi il proprio investimento nello specifico contesto di mercato.
In questa fase, per esempio, un investitore che volesse investire sull’S&P 500 ma che è preoccupato di entrare sui massimi di sempre, potrebbe prendere in considerazione un certificato a capitale protetto 100% su questo indice. Se l’S&P 500 dovesse continuare a salire, l’investitore guadagnerebbe il premio prefissato dal certificato mentre se il listino azionario statunitense dovesse scendere beneficerebbe della protezione del capitale a scadenza, a differenza della forme di investimento più tradizionali come fondi e Etf.
Supponiamo ora che un investitore voglia accedere al settore bancario italiano ma che, alle attuali quotazioni, ne tema l’elevata volatilità. Se investisse in un certificato a capitale protetto con barriera al 60% sull’indice bancario italiano o su un paniere di 3/4 titoli di istituti italiani potrebbe beneficiare di diverse condizioni favorevoli. Innanzitutto sarebbe esposto al settore bancario in modo non direzionale (perché potrebbe incassare cedole premio anche con performance moderatamente negative del sottostante). Inoltre avrebbe anche una buona protezione del capitale (fino al 40% di perdita del sottostante) e i vantaggi fiscali tipici dei certificati.
A proposito dei vantaggi fiscali dei certificate, con i benchmark certificates è possibile, come gli Etf, replicare un indice. Questi certificates rientrano nella categoria di quelli non protetti, ma si fanno preferire nonostante offrano le stesse caratteristiche di un Etf perché le plusvalenze maturate sono compensabili con eventuali minusvalenze ancora non scadute.
E per gli investitori obbligazionari che volessero guadagnare di più senza rischi eccessivi? Potrebbero entrare in gioco i Digital Certificate a capitale protetto. Permettono di investire su un’attività finanziaria sottostante, quale da esempio un’azione, un indice azionario, una valuta, una materia prima o un tasso di interesse. Prevedono una remunerazione periodica determinata in fase di emissione, oltre alla protezione totale o parziale del capitale a scadenza.
Si faccia un esempio di un Digital Certificate a capitale protetto sul cambio eur/usd che abbia come valore di riferimento iniziale 1,17 e durata biennale. Il certificato paga 5 euro di premio ogni 100 euro di capitale nominale ad ogni osservazione annuale se il cambio eurusd è uguale o superiore 1,17. A scadenza rimborsa il 100% del valore nominale (100 euro) a prescindere dal cambio eurusd. Questo certificato potrebbe permettere all’investitore che oggi è convinto che il dollaro non si rafforzerà nei prossimi due anni rispetto all’euro, di beneficiare della protezione del capitale e di guadagnare il 5% all’anno (un tasso al di sopra del rendimento medio del mercato obbligazionario corrente) se le sue previsioni si rivelassero esatte. Un investimento inoltre poco volatile e con rendimenti cedolari fiscalmente compensabili con le minusvalenze.
EFFICIENZA FISCALE
L’efficienza fiscale è legata al fatto che le cedole e gli eventuali capital gain ottenuti da vendite di certificati di investimento a prezzi superiori a quelli di acquisto (plusvalenze) possono essere compensati con precedenti minusvalenze. Questo li rende particolarmente preziosi in ottica di pianificazione fiscale perché possono risultare lo strumento finanziario più efficiente in termini fiscali per i clienti che possiedono delle minusvalenze in scadenza.
VERSATILITÀ
Se il trattamento fiscale è, probabilmente, il loro principale punto di forza, i certificati di investimenti si fanno preferire anche per la loro versatilità. Permettono di puntare su vari settori, mercati o aree tematiche senza dover acquistare direttamente i titoli sottostanti e vantano un elevato grado di personalizzazione all’interno di un investimento che può essere a capitale protetto, a capitale condizionatamente protetto, a capitale non protetto e a leva. A parte questi ultimi, dedicati agli operatori di mercato più esperti o con elevate competenze finanziarie, tutte le diverse tipologie di certificati consentono di ritagliarsi il proprio investimento nello specifico contesto di mercato.
INVESTIRE NELL’S&P 500 SUI MASSIMI DI SEMPRE
In questa fase, per esempio, un investitore che volesse investire sull’S&P 500 ma che è preoccupato di entrare sui massimi di sempre, potrebbe prendere in considerazione un certificato a capitale protetto 100% su questo indice. Se l’S&P 500 dovesse continuare a salire, l’investitore guadagnerebbe il premio prefissato dal certificato mentre se il listino azionario statunitense dovesse scendere beneficerebbe della protezione del capitale a scadenza, a differenza della forme di investimento più tradizionali come fondi e Etf.
PUNTARE SULLE BANCHE ITALIANE CON LA PROTEZIONE
Supponiamo ora che un investitore voglia accedere al settore bancario italiano ma che, alle attuali quotazioni, ne tema l’elevata volatilità. Se investisse in un certificato a capitale protetto con barriera al 60% sull’indice bancario italiano o su un paniere di 3/4 titoli di istituti italiani potrebbe beneficiare di diverse condizioni favorevoli. Innanzitutto sarebbe esposto al settore bancario in modo non direzionale (perché potrebbe incassare cedole premio anche con performance moderatamente negative del sottostante). Inoltre avrebbe anche una buona protezione del capitale (fino al 40% di perdita del sottostante) e i vantaggi fiscali tipici dei certificati.
COME GLI ETF MA PIÙ EFFICIENTI IN TERMINI FISCALI
A proposito dei vantaggi fiscali dei certificate, con i benchmark certificates è possibile, come gli Etf, replicare un indice. Questi certificates rientrano nella categoria di quelli non protetti, ma si fanno preferire nonostante offrano le stesse caratteristiche di un Etf perché le plusvalenze maturate sono compensabili con eventuali minusvalenze ancora non scadute.
UN’OPZIONE IN PIÙ PER GLI INVESTITORI OBBLIGAZIONARI
E per gli investitori obbligazionari che volessero guadagnare di più senza rischi eccessivi? Potrebbero entrare in gioco i Digital Certificate a capitale protetto. Permettono di investire su un’attività finanziaria sottostante, quale da esempio un’azione, un indice azionario, una valuta, una materia prima o un tasso di interesse. Prevedono una remunerazione periodica determinata in fase di emissione, oltre alla protezione totale o parziale del capitale a scadenza.
UNA SCOMMESSA (SENZA RISCHI) SUL CAMBIO EUR/USD
Si faccia un esempio di un Digital Certificate a capitale protetto sul cambio eur/usd che abbia come valore di riferimento iniziale 1,17 e durata biennale. Il certificato paga 5 euro di premio ogni 100 euro di capitale nominale ad ogni osservazione annuale se il cambio eurusd è uguale o superiore 1,17. A scadenza rimborsa il 100% del valore nominale (100 euro) a prescindere dal cambio eurusd. Questo certificato potrebbe permettere all’investitore che oggi è convinto che il dollaro non si rafforzerà nei prossimi due anni rispetto all’euro, di beneficiare della protezione del capitale e di guadagnare il 5% all’anno (un tasso al di sopra del rendimento medio del mercato obbligazionario corrente) se le sue previsioni si rivelassero esatte. Un investimento inoltre poco volatile e con rendimenti cedolari fiscalmente compensabili con le minusvalenze.
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