Il toto nomi

Mediobanca, partita la corsa al nuovo ceo: ecco i nomi sul tavolo di Mps

Tra i candidati spuntano Riccardo Mulone, Francesco Pascuzzi, Giorgio Cocini e Mauro Micillo. Ma restano aperti i nodi sui bonus differiti e sulla presidenza, dove piace il nome di Vittorio Grilli

di Davide Lentini 26 Settembre 2025 10:40

financialounge -  Alberto Nagel Banca Mps Mediobanca risiko bancario rumors
Con l’uscita di scena di Alberto Nagel da ceo di Mediobanca è iniziato il toto nomi su chi guiderà l’istituto di Piazzetta Cuccia ora che è passato in mano a Mps, in vista dell’assemblea del 28 ottobre. Dopo 22 anni alla guida, il manager lascerà un vuoto non semplice da colmare, in un contesto reso ancora più complicato dal successo dell’opas che ha consegnato l’86,3% del capitale a Rocca Salimbeni, ma ha anche escluso le minoranze dal nuovo board. Così, la prima riunione del consiglio Mps ha posto le basi di un percorso che, inevitabilmente, sarà accompagnato da rumors e frizioni.

I POSSIBILI NOMI A CAPO DI MEDIOBANCA


Il comitato nomine ha messo sul tavolo la rosa di candidati proposta dagli head hunter di Korn Ferry. La lista dovrà essere presentata entro il 3 ottobre. Secondo le indiscrezioni, i profili in valutazione sarebbero Riccardo Mulone (Ubs Italia), Francesco Pascuzzi (Goldman Sachs Italia), Giorgio Cocini (Pimco Italia) e Mauro Micillo (Imi). Nomi che danno la misura delle ambizioni di Mps, ma anche delle difficoltà di convincere top banker a lasciare posizioni consolidate per un’avventura che, al netto dei prestigiosi incarichi, porta con sé incognite su governance e compensi.

LA REMUNERAZIONE E IL NODO DEI BONUS DIFFERITI


Il tema più spinoso resta infatti quello della remunerazione. Per il futuro ceo si parla di circa 2 milioni annui tra fisso e variabile, in linea con le prassi di mercato. Ma il vero problema - spiega oggi Repubblica - riguarda i bonus differiti. Chi proviene da banche americane come Goldman o Pimco ha in portafoglio pacchetti di azioni maturate negli anni che normalmente verrebbero compensate dal nuovo datore di lavoro con opzioni equivalenti. Il punto è che Mediobanca tra pochi mesi non sarà più quotata e Mps non sembra intenzionata a liquidare i bonus in contanti. Un ostacolo non da poco, che potrebbe tagliare fuori alcuni candidati di peso.

LA PRESIDENZA MEDIOBANCA E IL PESO DI DELFIN


Accanto al nome del ceo, resta da sciogliere il nodo della presidenza. Qui il primo azionista, Delfin, non intende restare spettatore. La holding dei Del Vecchio, forte di un 19,9% in Mediobanca e destinata a pesare anche nel capitale Mps con circa il 16%, avrebbe in mente un profilo di garanzia come Vittorio Grilli, ex ministro del Tesoro e oggi in Jp Morgan, oltre che già consulente della stessa Delfin. Ma anche in questo caso si ripropone il tema dei titoli differiti della banca Usa, che rendono meno agevole lo spostamento. Un altro elemento che alimenta le indiscrezioni e rende la partita ancora più incerta.

SCENARI E RUMORS SULLA GOVERNANCE


Il quadro, per ora, resta frammentato. Da un lato l’ad di Mps Luigi Lovaglio che deve gestire equilibri delicatissimi con i tre azionisti forti (Delfin, Caltagirone e il Mef) ancora lontani da una piena unità di vedute. Dall’altro la necessità di individuare figure di alto profilo che diano credibilità al nuovo corso di Mediobanca, senza però offrire condizioni economiche fuori mercato. In mezzo, l’integrazione tra due istituti con mestieri diversi, che richiederà almeno un anno tra processi industriali e via libera regolatori. La rosa dei candidati è ristretta, ma l’ultima parola spetterà a un cda ancora da formare e che dovrà trovare un compromesso tra poteri forti e ostacoli tecnici.

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