L'outlook
Ocse: “I conti dell'Italia sono migliorati rispetto a qualche anno fa, ma il debito è ancora alto”
A dirlo è il capo economista Alvaro Pereira che sottolinea la necessità di proseguire nella riduzione del carico finanziario. Confermata la crescita del Pil allo 0,6% nel 2025, stabile anche nel 2026
di Davide Lentini 23 Settembre 2025 14:51

L’Italia oggi si trova in una posizione economica più solida rispetto a qualche anno fa. Lo dice Alvaro Pereira, capo economista Ocse. Nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’Economic Outlook intermedio ha spiegato che la spesa pubblica e il controllo del debito italiani mostrano segnali positivi. Tuttavia, ha ribadito che “il debito è ancora alto” e che per questo “il Paese deve continuare nel percorso di riduzione”.
In un contesto globale ancora incerto, caratterizzato da tensioni geopolitiche e commerciali, Pereira ha sottolineato l’importanza di mantenere margini di manovra adeguati, riducendo il debito e rafforzando la resilienza economica nazionale. “Se quando si verificano degli shock non c'è margine di manovra, diventa un problema" ha spiegato il capo economista Ocse. "Per questo - ha aggiunto - è importante mantenere dei buffer”. Pereira ha poi indicato la necessità di continuare con le riforme strutturali, semplificando la burocrazia, migliorando la regolamentazione e investendo nelle competenze per stimolare la produttività.
Le nuove previsioni Ocse confermano una crescita moderata per l’Italia. Dopo il +0,7% del 2024, il Pil è atteso salire dello 0,6% sia nel 2025 sia nel 2026. Un andamento stabile, ma ben lontano dai ritmi di crescita auspicabili per rafforzare strutturalmente l’economia nazionale. Dal report emerge anche una leggera limatura rispetto alle stime di giugno, quando il dato per il 2026 era previsto allo 0,7%. Secondo l’Ocse l’Italia, insieme ad altri Paesi europei come Francia e Spagna, sta vivendo un rallentamento dei consumi, accompagnato da una crescita dei salari reali più debole a causa del calo della crescita salariale nominale e della persistenza dell’inflazione.
Ocse ha rivisto leggermente al rialzo le stime di crescita dell’Eurozona per il 2025, portandole da +1% a +1,2%, mentre per il 2026 è prevista una crescita dell’1%, in calo rispetto all’1,2% indicato nelle stime di giugno. Si tratta comunque di dati superiori a quelli del 2024, quando la crescita era stata appena dello 0,8%. La Germania mostra una ripresa molto contenuta: +0,3% nel 2025 (in calo rispetto al +0,4% delle stime precedenti) e +1,1% nel 2026. La Francia registra una crescita stimata dello 0,6% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026. L’inflazione nell’area euro dovrebbe restare sotto controllo, con un 2,1% previsto per quest’anno e 1,9% per il prossimo, entrambi in leggero calo rispetto alle stime di giugno.
A livello globale, Ocse prevede per il 2025 una crescita del Pil pari al 3,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto alle stime di giugno. Si tratta di un dato stabile rispetto al 2024 (3,3%), ma destinato a rallentare nel 2026, quando la crescita dovrebbe scendere al 2,9%. Tra i fattori che influenzano lo scenario globale, Ocse segnala un rallentamento dei consumi in molte economie avanzate tra cui Stati Uniti, Eurozona e Cina, e una moderazione nella crescita dei salari reali, che penalizza la domanda interna.
Il report segnala anche i rischi derivanti dall’aumento delle barriere commerciali. In particolare negli Stati Uniti le tariffe bilaterali sono salite fino al 19,5% ad agosto 2025, il livello più alto dal 1933. Ocse avverte che questi dazi avranno un impatto crescente su prezzi al consumo, occupazione e investimenti. Secondo l’istituzione, l’effetto delle tariffe si manifesterà pienamente nei prossimi mesi, mentre la ristrutturazione delle catene di fornitura potrebbe comportare costi aggiuntivi e ostacolare la crescita globale. Tuttavia, una riduzione delle tensioni commerciali e accordi che riportino i dazi a livelli più bassi potrebbero sostenere il commercio e ridurre l’inflazione.
Nel documento Ocse lancia anche un appello alla cooperazione internazionale: “I Paesi devono trovare il modo di impegnarsi in modo cooperativo all'interno del sistema commerciale globale e di lavorare insieme per rendere la politica commerciale più prevedibile”. Secondo l’istituzione, la trasparenza delle politiche commerciali e la riduzione delle barriere possono rafforzare la fiducia degli investitori e migliorare le prospettive economiche mondiali.
"MANTENERE MARGINI ADEGUATI"
In un contesto globale ancora incerto, caratterizzato da tensioni geopolitiche e commerciali, Pereira ha sottolineato l’importanza di mantenere margini di manovra adeguati, riducendo il debito e rafforzando la resilienza economica nazionale. “Se quando si verificano degli shock non c'è margine di manovra, diventa un problema" ha spiegato il capo economista Ocse. "Per questo - ha aggiunto - è importante mantenere dei buffer”. Pereira ha poi indicato la necessità di continuare con le riforme strutturali, semplificando la burocrazia, migliorando la regolamentazione e investendo nelle competenze per stimolare la produttività.
PIL ITALIANO STABILE ALLO 0,6% FINO AL 2026
Le nuove previsioni Ocse confermano una crescita moderata per l’Italia. Dopo il +0,7% del 2024, il Pil è atteso salire dello 0,6% sia nel 2025 sia nel 2026. Un andamento stabile, ma ben lontano dai ritmi di crescita auspicabili per rafforzare strutturalmente l’economia nazionale. Dal report emerge anche una leggera limatura rispetto alle stime di giugno, quando il dato per il 2026 era previsto allo 0,7%. Secondo l’Ocse l’Italia, insieme ad altri Paesi europei come Francia e Spagna, sta vivendo un rallentamento dei consumi, accompagnato da una crescita dei salari reali più debole a causa del calo della crescita salariale nominale e della persistenza dell’inflazione.
PER OCSE LA CRESCITA DELL’EUROZONA RIMANE DEBOLE
Ocse ha rivisto leggermente al rialzo le stime di crescita dell’Eurozona per il 2025, portandole da +1% a +1,2%, mentre per il 2026 è prevista una crescita dell’1%, in calo rispetto all’1,2% indicato nelle stime di giugno. Si tratta comunque di dati superiori a quelli del 2024, quando la crescita era stata appena dello 0,8%. La Germania mostra una ripresa molto contenuta: +0,3% nel 2025 (in calo rispetto al +0,4% delle stime precedenti) e +1,1% nel 2026. La Francia registra una crescita stimata dello 0,6% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026. L’inflazione nell’area euro dovrebbe restare sotto controllo, con un 2,1% previsto per quest’anno e 1,9% per il prossimo, entrambi in leggero calo rispetto alle stime di giugno.
OCSE RIVEDE AL RIALZO LA CRESCITA GLOBALE
A livello globale, Ocse prevede per il 2025 una crescita del Pil pari al 3,2%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto alle stime di giugno. Si tratta di un dato stabile rispetto al 2024 (3,3%), ma destinato a rallentare nel 2026, quando la crescita dovrebbe scendere al 2,9%. Tra i fattori che influenzano lo scenario globale, Ocse segnala un rallentamento dei consumi in molte economie avanzate tra cui Stati Uniti, Eurozona e Cina, e una moderazione nella crescita dei salari reali, che penalizza la domanda interna.
DAZI USA SPINGONO INFLAZIONE E FRENANO LA CRESCITA
Il report segnala anche i rischi derivanti dall’aumento delle barriere commerciali. In particolare negli Stati Uniti le tariffe bilaterali sono salite fino al 19,5% ad agosto 2025, il livello più alto dal 1933. Ocse avverte che questi dazi avranno un impatto crescente su prezzi al consumo, occupazione e investimenti. Secondo l’istituzione, l’effetto delle tariffe si manifesterà pienamente nei prossimi mesi, mentre la ristrutturazione delle catene di fornitura potrebbe comportare costi aggiuntivi e ostacolare la crescita globale. Tuttavia, una riduzione delle tensioni commerciali e accordi che riportino i dazi a livelli più bassi potrebbero sostenere il commercio e ridurre l’inflazione.
"COOPERAZIONE COMMERCIALE ESSENZIALE PER LA CRESCITA"
Nel documento Ocse lancia anche un appello alla cooperazione internazionale: “I Paesi devono trovare il modo di impegnarsi in modo cooperativo all'interno del sistema commerciale globale e di lavorare insieme per rendere la politica commerciale più prevedibile”. Secondo l’istituzione, la trasparenza delle politiche commerciali e la riduzione delle barriere possono rafforzare la fiducia degli investitori e migliorare le prospettive economiche mondiali.
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