Risiko bancario
Unicredit riduce ancora la quota in Generali: ora è sotto il 2%
La banca guidata da Andrea Orcel accelera il disimpegno dal Leone di Trieste. L'uscita progressiva riapre il gioco sugli equilibri azionari e attira l’interesse degli investitori istituzionali
di Davide Lentini 22 Settembre 2025 15:07

Unicredit ha compiuto un ulteriore passo nella strategia di disimpegno da Generali, scendendo sotto la soglia del 2% del capitale della compagnia assicurativa triestina. La notizia, riportata da Bloomberg, conferma un trend già evidente nei mesi scorsi e aggiunge un tassello al risiko bancario italiano. Dall’assemblea di aprile, in cui la banca deteneva circa il 6,7% e aveva appoggiato la lista di minoranza promossa da Francesco Gaetano Caltagirone, il gruppo guidato da Andrea Orcel ha progressivamente ridotto la propria partecipazione. Prima al 5% durante l’estate, e ora sotto il 2%, Unicredit sembra puntare a monetizzare l’investimento. L'intenzione è quella di ricalibrare la propria presenza nel panorama delle partecipazioni strategiche italiane. Da Piazza Gae Aulenti nessun commento ufficiale, ma la traiettoria è chiara: una ritirata graduale da Generali, probabilmente destinata a continuare nei prossimi mesi.
Il ridimensionamento della quota in Generali non è un evento isolato, ma parte di una più ampia strategia di razionalizzazione del portafoglio partecipazioni. Unicredit, sotto la guida di Orcel, ha avviato un piano industriale focalizzato sulla redditività e sull’efficienza del capitale, con l’obiettivo di liberare risorse da investimenti considerati non più strategici. La scelta di alleggerire la presenza in Generali risponde dunque a una logica di riorientamento del business verso aree più coerenti con gli obiettivi del gruppo bancario. La cessione progressiva delle azioni consente a Unicredit di realizzare importanti plusvalenze e, allo stesso tempo, di ridurre l’esposizione in un contesto dove il controllo e la governance della compagnia sono fortemente influenzati da Mediobanca, vincitrice nella recente battaglia assembleare. Quella Mediobanca oggi controllata da Mps e quindi, in primis, dai soci principali Caltagirone e Delfin.
L’uscita quasi totale di Unicredit dal capitale di Generali potrebbe avere effetti significativi sugli equilibri azionari del Leone. La storica alleanza, seppur mai consolidata da un patto, tra Mediobanca e Unicredit si era già incrinata con la scelta della banca di appoggiare la lista Caltagirone. Ora, con il ritiro progressivo di Orcel, si apre lo spazio per nuovi ingressi nel capitale. Ad essere interessati potrebbero essere soprattutto fondi internazionali o investitori istituzionali in cerca di partecipazioni strategiche nel settore assicurativo europeo. Ma l'assenza di Unicredit potrebbe anche rafforzare ulteriormente la posizione di Mediobanca, che mantiene un ruolo centrale nella governance di Generali. Per qualcuno la mossa di Piazza Gae Aulenti potrebbe favorire proprio Caltagirone che oggi è uno dei principali azionista di Mediobanca, attraverso Mps. Ma non è neppure da escludere un rimescolamento delle carte, soprattutto se il nuovo assetto dovesse attrarre attori intenzionati a giocare un ruolo attivo nella futura evoluzione del gruppo triestino.
STRATEGIE E MOTIVAZIONI DIETRO LA MOSSA UNICREDIT
Il ridimensionamento della quota in Generali non è un evento isolato, ma parte di una più ampia strategia di razionalizzazione del portafoglio partecipazioni. Unicredit, sotto la guida di Orcel, ha avviato un piano industriale focalizzato sulla redditività e sull’efficienza del capitale, con l’obiettivo di liberare risorse da investimenti considerati non più strategici. La scelta di alleggerire la presenza in Generali risponde dunque a una logica di riorientamento del business verso aree più coerenti con gli obiettivi del gruppo bancario. La cessione progressiva delle azioni consente a Unicredit di realizzare importanti plusvalenze e, allo stesso tempo, di ridurre l’esposizione in un contesto dove il controllo e la governance della compagnia sono fortemente influenzati da Mediobanca, vincitrice nella recente battaglia assembleare. Quella Mediobanca oggi controllata da Mps e quindi, in primis, dai soci principali Caltagirone e Delfin.
NUOVI SCENARI PER GENERALI CON L'USCITA DI UNICREDIT
L’uscita quasi totale di Unicredit dal capitale di Generali potrebbe avere effetti significativi sugli equilibri azionari del Leone. La storica alleanza, seppur mai consolidata da un patto, tra Mediobanca e Unicredit si era già incrinata con la scelta della banca di appoggiare la lista Caltagirone. Ora, con il ritiro progressivo di Orcel, si apre lo spazio per nuovi ingressi nel capitale. Ad essere interessati potrebbero essere soprattutto fondi internazionali o investitori istituzionali in cerca di partecipazioni strategiche nel settore assicurativo europeo. Ma l'assenza di Unicredit potrebbe anche rafforzare ulteriormente la posizione di Mediobanca, che mantiene un ruolo centrale nella governance di Generali. Per qualcuno la mossa di Piazza Gae Aulenti potrebbe favorire proprio Caltagirone che oggi è uno dei principali azionista di Mediobanca, attraverso Mps. Ma non è neppure da escludere un rimescolamento delle carte, soprattutto se il nuovo assetto dovesse attrarre attori intenzionati a giocare un ruolo attivo nella futura evoluzione del gruppo triestino.
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