Il report
In crescita il ruolo attivo del Private Banking e dei Family Office
Venture Capital e Private Equity, nel primo semestre dell’anno in Italia soffre la raccolta, tengono gli investimenti e si guarda con attenzione alla transizione green
di Paolo Gila 19 Settembre 2025 09:35

Il clima di incertezza internazionale induce alla prudenza anche sul segmento del capitale di rischio dedicato allo sviluppo delle attività di imprese piccole e medie. Secondo i dati congiunti Aifi-Pwc pubblicati durante una conferenza stampa dedicata, nel primo semestre del 2025 la raccolta di risorse in Italia per il Private Equity e il Venture Capital si è attestata a 1,7 miliardi di euro, in calo del 40% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, mentre gli investimenti sono ammontati a 5,2 miliardi, in aumento del 17%. In salita anche i disinvestimenti, che hanno fatto segnare un +15% a 2,7 miliardi di euro complessivi.
La ricerca statistica elaborata da Aifi-Pwc mostra che le fonti principali della raccolta nel nostro Paese sono state il settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (per il 26%) seguito da investitori individuali e family office (con il 20%), e poi dai fondi privati (13%). Per Anna Gervasoni, direttore Aifi, “viene confermata la tendenza di un maggiore coinvolgimento dei segmenti del Private Banking nel comparto della finanza per lo sviluppo di impresa”. Il mondo in fiamme non aiuta certo a rasserenare gli animi e l’economia segue il contesto internazionale. Tuttavia, per Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi, “occorre che il governo faccia la sua parte per allargare con interventi legislativi il campo d’azione dei fondi di Venture Capital e di Private Equity, soprattutto in considerazione del fatto che l’Italia è contrassegnata da un tessuto produttivo di PMI, per le quali il percorso di Borsa risulta difficile”. Serve un’azione forte e immediata per invertire la rotta, perché senza raccolta non ci può essere supporto all’economia reale.
Il Paese può rafforzarsi solo se le imprese crescono e aiutano l’economia a svilupparsi. Per questa ragione viene salutato favorevolmente ogni intervento che sostenga l’ingresso delle risorse anche private nel capitale di supporto alle imprese. Al momento il Buyout e le infrastrutture sono i maggiori target degli investimenti, nonostante i chiaroscuri del ciclo economico e del contesto internazionale. In termini di distribuzione geografica, si coglie nelle slides presentate in conferenza, il 75% delle 327 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia è stato realizzato al Nord (pari a 244 investimenti), il 18% al Centro (60) e il restante 7% al Sud e Isole, che totalizza 23 investimenti. A livello regionale, in linea con gli anni precedenti, la Lombardia si è classificata al primo posto in termini di numero di operazioni (154, pari al 47% del totale), seguita da Toscana (9%) ed Emilia Romagna (8%).
“Nel dettaglio, ha illustrato Francesco Giordano, Private Equity leader di Pwc Italia, le operazioni di Venture Capital – intese come investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage – sono ammontate a 454 milioni di euro, in calo dell’8%, mentre il numero di investimenti è stato di 236, in crescita del 22%, testimoniando una minor dimensione media degli investimenti. Il Buyout, le acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie, ha registrato un incremento del 9% per ammontare, pari a 2.748 milioni, e una crescita del 17% per numero, pari a 81. L’Expansion, ovvero gli investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda, è stato caratterizzato, invece, da una contrazione del 27% dell’ammontare, pari a 270 milioni, mentre il numero è cresciuto del 30%, con 30 operazioni. Per quanto riguarda le Infrastrutture, gli investimenti sono stati 20, contro i 7 dell’anno precedente, e l’ammontare è cresciuto del 162% a 1.702 milioni di euro, grazie anche ad alcune operazioni di dimensioni significative”.
La necessità di nuove infrastrutture nel nostro Paese richiede ingenti capitali e questa tendenza viene ampiamente confermata. Nel primo semestre dell’anno in corso il 79% del capitale investito dai Fondi ha avuto un’origine estera ed è stato caratterizzato da forti interessi per le grandi operazioni. Gli operatori domestici si sono concentrati su operazioni di small e mid market con un ticket medio di circa 5 milioni di euro, in contrazione rispetto allo scorso anno. “Attualmente - ricorda Anna Gervasoni - c’è poca propensione da parte dei fondi domestici a investire in grandi deal e questa considerazione ci convince che il segmento debba essere rivitalizzato”. Il fundraising potrà essere la leva su cui puntare per il rilancio se il mercato riuscirà a perfezionarsi.
Per comprendere il quadro generale in cui si sono mossi gli operatori di Venture Capital e Private Equity, basta ricordare qualche dato. Il termometro più significativo resta quello del lato investimenti: dal punto di vista delle dimensioni delle imprese, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano l’87% del numero totale (79% nel primo semestre del 2024). Per quanto concerne invece la distribuzione settoriale, in termini di numero, nel comparto ICT sono state realizzate 130 operazioni (35% del totale), nel settore medicale 53 (14%) e nei beni e servizi industriali 46 (12%). In termini di ammontare, ha prevalso il comparto dell’energia e ambiente (1.624 milioni, 31%), seguito da quello dei beni e servizi industriali (928 milioni, 18%) e dall’ICT (836 milioni, 16%). Elementi che confermano quanto sia presente e diffusa la scelta degli investimenti nella transizione energetica e digitale.
LA CRESCITA DEGLI INVESTITORI PRIVATI
La ricerca statistica elaborata da Aifi-Pwc mostra che le fonti principali della raccolta nel nostro Paese sono state il settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (per il 26%) seguito da investitori individuali e family office (con il 20%), e poi dai fondi privati (13%). Per Anna Gervasoni, direttore Aifi, “viene confermata la tendenza di un maggiore coinvolgimento dei segmenti del Private Banking nel comparto della finanza per lo sviluppo di impresa”. Il mondo in fiamme non aiuta certo a rasserenare gli animi e l’economia segue il contesto internazionale. Tuttavia, per Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi, “occorre che il governo faccia la sua parte per allargare con interventi legislativi il campo d’azione dei fondi di Venture Capital e di Private Equity, soprattutto in considerazione del fatto che l’Italia è contrassegnata da un tessuto produttivo di PMI, per le quali il percorso di Borsa risulta difficile”. Serve un’azione forte e immediata per invertire la rotta, perché senza raccolta non ci può essere supporto all’economia reale.
LA DIREZIONE DEGLI INVESTIMENTI
Il Paese può rafforzarsi solo se le imprese crescono e aiutano l’economia a svilupparsi. Per questa ragione viene salutato favorevolmente ogni intervento che sostenga l’ingresso delle risorse anche private nel capitale di supporto alle imprese. Al momento il Buyout e le infrastrutture sono i maggiori target degli investimenti, nonostante i chiaroscuri del ciclo economico e del contesto internazionale. In termini di distribuzione geografica, si coglie nelle slides presentate in conferenza, il 75% delle 327 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia è stato realizzato al Nord (pari a 244 investimenti), il 18% al Centro (60) e il restante 7% al Sud e Isole, che totalizza 23 investimenti. A livello regionale, in linea con gli anni precedenti, la Lombardia si è classificata al primo posto in termini di numero di operazioni (154, pari al 47% del totale), seguita da Toscana (9%) ed Emilia Romagna (8%).
BUYOUT E INFRASTRUTTURE GUIDANO LE SCELTE
“Nel dettaglio, ha illustrato Francesco Giordano, Private Equity leader di Pwc Italia, le operazioni di Venture Capital – intese come investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage – sono ammontate a 454 milioni di euro, in calo dell’8%, mentre il numero di investimenti è stato di 236, in crescita del 22%, testimoniando una minor dimensione media degli investimenti. Il Buyout, le acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie, ha registrato un incremento del 9% per ammontare, pari a 2.748 milioni, e una crescita del 17% per numero, pari a 81. L’Expansion, ovvero gli investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda, è stato caratterizzato, invece, da una contrazione del 27% dell’ammontare, pari a 270 milioni, mentre il numero è cresciuto del 30%, con 30 operazioni. Per quanto riguarda le Infrastrutture, gli investimenti sono stati 20, contro i 7 dell’anno precedente, e l’ammontare è cresciuto del 162% a 1.702 milioni di euro, grazie anche ad alcune operazioni di dimensioni significative”.
LA CRESCITA DELLE INFRASTRUTTURE
La necessità di nuove infrastrutture nel nostro Paese richiede ingenti capitali e questa tendenza viene ampiamente confermata. Nel primo semestre dell’anno in corso il 79% del capitale investito dai Fondi ha avuto un’origine estera ed è stato caratterizzato da forti interessi per le grandi operazioni. Gli operatori domestici si sono concentrati su operazioni di small e mid market con un ticket medio di circa 5 milioni di euro, in contrazione rispetto allo scorso anno. “Attualmente - ricorda Anna Gervasoni - c’è poca propensione da parte dei fondi domestici a investire in grandi deal e questa considerazione ci convince che il segmento debba essere rivitalizzato”. Il fundraising potrà essere la leva su cui puntare per il rilancio se il mercato riuscirà a perfezionarsi.
VERSO LA GREEN REVOLUTION
Per comprendere il quadro generale in cui si sono mossi gli operatori di Venture Capital e Private Equity, basta ricordare qualche dato. Il termometro più significativo resta quello del lato investimenti: dal punto di vista delle dimensioni delle imprese, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano l’87% del numero totale (79% nel primo semestre del 2024). Per quanto concerne invece la distribuzione settoriale, in termini di numero, nel comparto ICT sono state realizzate 130 operazioni (35% del totale), nel settore medicale 53 (14%) e nei beni e servizi industriali 46 (12%). In termini di ammontare, ha prevalso il comparto dell’energia e ambiente (1.624 milioni, 31%), seguito da quello dei beni e servizi industriali (928 milioni, 18%) e dall’ICT (836 milioni, 16%). Elementi che confermano quanto sia presente e diffusa la scelta degli investimenti nella transizione energetica e digitale.
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