L'analisi

Generali Investments: le sfide geopolitiche non minano la resilienza dei mercati emergenti

Con oltre 75 paesi presenti negli indici obbligazionari emergenti, molti mercati rimangono al di sotto della soglia della turbolenza globale offrendo un rendimento interessante e spread di credito favorevoli

di Leo Campagna 18 Settembre 2025 16:45

financialounge -  Generali Investments global evolution mercati mercati emergenti
Il primo semestre 2025 è stato caratterizzato da numerose sorprese economiche e geopolitiche, tra cui i dazi imposti dall’amministrazione Trump e altre tensioni e cambiamenti politici negli Stati Uniti e nel mondo. Nonostante il forte clima di incertezza e volatilità le economie dei mercati emergenti hanno mostrato una significativa capacità di adattamento e resilienza. Ne ha beneficiato anche il mercato dei titoli dei paesi in via di sviluppo che ha registrato performance positive.

SPREAD DI CREDITO EMERGING MARKETS IN RECUPERO


Il grafico sotto mostra proprio la capacità di adattamento descritta. “Dopo l’annuncio dei dazi da parte di Trump il 2 aprile (“Liberation Day”) le preoccupazioni hanno fatto impennare gli spread di credito emerging markets di oltre 80 punti base (+0,80%), per poi scendere a un minimo record per il 2025 a luglio, con i rendimenti delle valute locali emergenti che sono diminuiti di circa 40 punti base, toccando il livello più basso delle ultime 52 settimane” fa sapere Peter Marber - Chief Investment Officer presso Global Evolution (parte di Generali Investments).



INDEBOLIMENTO DEL DOLLARO STATUNITENSE


A spingere l'indice delle valute dei mercati emergenti al +12,73% fino a giugno è stato il generale indebolimento del dollaro statunitense. Le tensioni commerciali, i tassi USA stabili e l’incertezza generale avrebbero dovuto innescare un rally del biglietto verde che, invece, non c’è stato. Una dinamica differente dal solito, a dimostrazione che i paesi emergenti non sono più semplici acquirenti passivi del ciclo del dollaro. A sostenere questo cambio di scenario, un rafforzamento delle istituzioni, miglioramenti macroeconomici e riduzione delle discrepanze valutarie nei mercati emergenti.

SELEZIONE DI ASSET VINCENTI


Questa evoluzione dello scenario è stata studiata dall’Institute for International Finance (IFF), secondo il quale gli investimenti nei mercati emergenti potrebbero concentrarsi meno sui fattori macroeconomici e più sulla selezione di asset vincenti. Una tesi ancora più verosimile se alcuni paesi riuscissero a negoziare con l’amministrazione Trump tariffe più favorevoli e risultare meno colpiti dalle eventuali misure protezionistiche. Questo cambiamento di percezione ha già esercitato un impatto nei flussi netti positivi verso i mercati emergenti, dopo tre anni di disinvestimenti netti, alimentando in tal modo il nuovo regime di investimenti.

OLTRE 75 PAESI, MOLTEPLICI OPPORTUNITÀ


Gli indici obbligazionari emergenti comprendono oltre 75 paesi, molti dei quali rimangono al di sotto della soglia della turbolenza globale. Per gli investitori interessati al debito emergente, questi mercati offrono interessanti opportunità, sia in termini di rendimento che di spread di credito favorevoli. La svalutazione delle valute rafforza anche le condizioni finanziarie, alimentando ulteriormente la crescita. “Alla luce dei recenti segnali di rallentamento della crescita negli Stati Uniti, la Fed potrebbe tagliare ulteriormente i tassi nella seconda metà del 2025 e contribuire a spingere ulteriormente i rendimenti dei mercati emergenti” conclude Marber.

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