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Variabili macroeconomiche: Neuberger Berman analizza le implicazioni sui mercati

Una volta superata l’attuale fase di decelerazione, è possibile raggiungere un equilibrio tra crescita economica e inflazione gestibile nel 2026 che possa aprire la strada a una politica monetaria più accomodante

di Leo Campagna 17 Settembre 2025 16:09

financialounge -  mercati Neuberger Berman
L’economia continuerà ad essere resiliente nonostante l’indebolimento del mercato del lavoro? La crescita occupazionale manterrà questo ritmo moderato, oppure sta perdendo slancio rischiando una contrazione significativa degli impieghi? I consumi saranno sufficienti a compensare una minore occupazione? L’impatto dei dazi sull’inflazione continuerà a rivelarsi più contenuto del previsto o è troppo presto per fare queste valutazioni? Sono alcuni degli interrogativi riguardanti le principali variabili macroeconomiche che saranno al centro delle prossime valutazioni del Comitato di Asset Allocation di Neuberger Berman.

FOCUS SUL MERCATO DEL LAVORO NEGLI STATI UNITI


Cominciamo dal mercato del lavoro negli Stati Uniti che, per il secondo mese consecutivo, ha evidenziato una debolezza nella crescita dei nuovi impieghi non agricoli, accompagnata da un aumento inatteso delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione. Vanno poi aggiunte le revisioni annuali preliminari pubblicate dal Bureau of Labor Statistics, che ha rivelato circa 911.000 posti di lavoro in meno rispetto a quanto inizialmente stimato nei dodici mesi che si sono conclusi a marzo 2025. Se a tutto questo si aggiunge un aumento del tasso di disoccupazione, ecco che il quadro del mercato del lavoro evidenzia molteplici segnali di allerta.

NESSUNA RECESSIONE IMMINENTE


“Non scorgiamo al momento motivi di preoccupazione per una recessione imminente. Questo perché molti economisti ritengono che il tasso di crescita occupazionale di equilibrio sia in diminuzione, anche a seguito del calo dell’immigrazione netta dovuto alle politiche di confine e ai rimpatri. Tuttavia, sarà cruciale seguire con la massima attenzione i segnali che potrebbero indicare un’accelerazione del declino del mercato del lavoro” fanno saper Jeff Blazek, CFA, Co-CIO, Multi-Asset Strategies, e Erik L. Knutzen, CFA, CAIA, Co-CIO, Multi-Asset Strategies di Neuberger Berman.

INFLAZIONE IN ARRETRAMENTO


Passiamo all’inflazione i cui dati ad agosto mostrano che, fino a questo momento, l’impatto dei dazi sui prezzi appare moderato. E questo considerando sia l’indice dei prezzi al consumo (CPI) che il CPI “core”, che esclude le componenti più volatili come alimentari ed energia, e sia il dato annuale sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI), che il PPI “core” di agosto.” L’andamento dell’inflazione resta su livelli superiori agli obiettivi fissati ma appare comunque più favorevole rispetto alle aspettative: l’effetto dei dazi sembra venir progressivamente assorbito, fornendo alla Federal Reserve un contesto più gestibile per le proprie decisioni di politica monetaria” spiegano Blazek e Knutzen.

SCONTATO IL TAGLIO DEI TASSI DELLA FED QUESTA SETTIMANA


Il rallentamento dell’occupazione più marcato di quanto previsto risulta sufficiente a giustificare la ripresa dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, dopo la pausa durata nove mesi. “Le attese sono per un taglio di un quarto di punto questa settimana, in linea con le nostre valutazioni, e un totale di tre tagli dei tassi nel corso dell’anno. Con la possibilità di ulteriori tagli dei tassi fino al 2026, fino a raggiungere un livello neutro intorno al 3%” riferiscono i due manager di Neuberger Berman.

ALLENTAMENTO MONETARIO PIU’ COMPLESSO E INCERTO


Secondo i quali questa previsione sul tasso terminale è eccessivamente ottimistica. La Fed non ha infatti soltanto il mandato della piena occupazione ma anche quello della stabilità dei prezzi e l’inflazione probabilmente resterà ben al di sopra dell’obiettivo del 2%. Questo rende il percorso di allentamento monetario più complesso e incerto rispetto a quanto il mercato sembri anticipare.

DIVERSIFICAZIONE


Guardando all’ultimo trimestre dell’anno, Blazek e Knutzen confermano una view costruttiva sui fondamentali economici e sui mercati nel medio termine. A supporto di questa impostazione, la solidità degli utili aziendali, la ripresa dei cicli di investimento e il rinnovato dinamismo dei mercati IPO e M&A. Certo, ammettono i due manager, la volatilità potrebbe essere alimentata da sorprese derivanti dai dati su occupazione e inflazione, oppure da eventuali eventi macroeconomici o geopolitici. In quest’ottica, come sempre, la diversificazione tra le diverse asset class si conferma uno strumento essenziale per mitigare possibili turbolenze.

UN EQUILIBRIO TRA CRESCITA ECONOMICA E INFLAZIONE


Inoltre, l’elevata liquidità da reinvestire potrebbe contribuire ad assorbire eventuali shock, proteggendo gli investimenti in asset rischiosi. “In tutti i casi, una volta superata l’attuale fase di decelerazione, è possibile raggiungere un equilibrio tra crescita economica e inflazione gestibile nel 2026 che possa aprire la strada a una politica monetaria più accomodante” concludono i due manager di Neuberger Berman.

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