L'indiscrezione
Ubs valuta di trasferirsi negli Stati Uniti contro le nuove norme bancarie della Svizzera
I requisiti patrimoniali impongono un aumento di capitale di 26 miliardi di dollari. Secondo il New York Post ci sarebbero già stati i primi incontri con funzionari Usa. Il titolo viaggia in positivo
di Davide Lentini 15 Settembre 2025 12:53

Avvio di settimana brillante per Ubs alla Borsa di Zurigo: il titolo del colosso bancario elvetico segna un rialzo dell’1,5% a 32,86 franchi svizzeri, mettendo a segno la miglior performance dell’indice Smi. A sostenere la quotazione le voci di un possibile trasloco negli Stati Uniti e la conferma della raccomandazione di acquisto da parte di Jefferies, che ha fissato un target price a 37 franchi.
Ma a tenere banco è soprattutto il retroscena rilanciato dal New York Post nel fine settimana. Secondo il quotidiano statunitense, Ubs starebbe valutando di trasferire la propria sede centrale negli Usa in risposta alle nuove proposte del governo svizzero sui requisiti patrimoniali. Le indiscrezioni parlano di contatti tra alti dirigenti della banca e funzionari dell’amministrazione Trump, con l’ipotesi di un cambio di strategia che potrebbe includere anche l’acquisizione o la fusione con un istituto americano. Il dibattito nasce dalle nuove norme presentate dalle autorità elvetiche a metà giugno, che imporrebbero a Ubs di rafforzare il capitale di base di 26 miliardi di dollari per prevenire una crisi bancaria come quella che ha portato al salvataggio di Credit Suisse proprio da parte della stessa Ubs. Una soglia che, secondo la banca svizzera, penalizzerebbe la competitività globale del gruppo.
Per ora nessun commento diretto da Ubs sulle indiscrezioni. Ma già a luglio erano circolate voci di un possibile trasferimento della sede fuori dalla Svizzera, con Londra indicata come opzione. Dal quartier generale di Zurigo si rimanda alle dichiarazioni rilasciate l’11 settembre dal ceo Sergio Ermotti a Bloomberg Tv: "Desideriamo continuare a operare come una banca globale di successo con sede in Svizzera" aveva detto. "Crediamo di poter offrire molto ai nostri clienti svizzeri e internazionali e che questo porti benefici anche all’economia del Paese". Il manager aveva però aggiunto che "i requisiti proposti sono molto onerosi ed eccessivi e dovremo valutare il modo migliore per tutelare gli interessi dei nostri azionisti e stakeholder". In attesa di ulteriori sviluppi, il mercato sembra scommettere che Ubs abbia ancora diverse carte da giocare sul tavolo della regolamentazione.
PER UBS TROPPO ONEROSE LE NUOVE NORME BANCARIE
Ma a tenere banco è soprattutto il retroscena rilanciato dal New York Post nel fine settimana. Secondo il quotidiano statunitense, Ubs starebbe valutando di trasferire la propria sede centrale negli Usa in risposta alle nuove proposte del governo svizzero sui requisiti patrimoniali. Le indiscrezioni parlano di contatti tra alti dirigenti della banca e funzionari dell’amministrazione Trump, con l’ipotesi di un cambio di strategia che potrebbe includere anche l’acquisizione o la fusione con un istituto americano. Il dibattito nasce dalle nuove norme presentate dalle autorità elvetiche a metà giugno, che imporrebbero a Ubs di rafforzare il capitale di base di 26 miliardi di dollari per prevenire una crisi bancaria come quella che ha portato al salvataggio di Credit Suisse proprio da parte della stessa Ubs. Una soglia che, secondo la banca svizzera, penalizzerebbe la competitività globale del gruppo.
IL CEO UBS: "DOBBIAMO TUTELARE I NOSTRI AZIONISTI"
Per ora nessun commento diretto da Ubs sulle indiscrezioni. Ma già a luglio erano circolate voci di un possibile trasferimento della sede fuori dalla Svizzera, con Londra indicata come opzione. Dal quartier generale di Zurigo si rimanda alle dichiarazioni rilasciate l’11 settembre dal ceo Sergio Ermotti a Bloomberg Tv: "Desideriamo continuare a operare come una banca globale di successo con sede in Svizzera" aveva detto. "Crediamo di poter offrire molto ai nostri clienti svizzeri e internazionali e che questo porti benefici anche all’economia del Paese". Il manager aveva però aggiunto che "i requisiti proposti sono molto onerosi ed eccessivi e dovremo valutare il modo migliore per tutelare gli interessi dei nostri azionisti e stakeholder". In attesa di ulteriori sviluppi, il mercato sembra scommettere che Ubs abbia ancora diverse carte da giocare sul tavolo della regolamentazione.
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