L'analisi
La crisi della Francia, Macron di fronte a tre scenari. Mercati e investitori in allerta
Edmond de Rothschild AM indica la nomina di un nuovo primo ministro come il più probabile. In secondo piano nuove elezioni. Remoto, ma non impossibile, quello delle dimissioni del presidente stesso
di Stefano Caratelli 9 Settembre 2025 13:23

Le divisioni in Assemblea Nazionale non lasciavano dubbi sul destino del governo Bayrou e la Francia si ritrova nella stessa situazione di un anno fa dopo le dimissioni di Barnier. Si appresta così ad avere il quinto primo ministro in tre anni, segno della significativa instabilità politica che ha investito il Paese dall'inizio del secondo mandato di Macron. Di fronte a una tripartizione senza precedenti del panorama politico, il presidente ha ora tre opzioni in ordine di probabilità decrescente. Sono la nomina di un nuovo primo ministro, lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, o le sue stesse dimissioni. Un commento a cura del team Multi Asset di Edmond de Rothschild AM le analizza valutando scenari e conseguenze per la Francia, e non solo.
La prima è la preferita anche dai mercati finanziari: Macron potrebbe rivolgersi alla sinistra, sia nominando una figura del partito come O. Faure, sia una personalità che possa ottenere l'approvazione del PS, come il ministro dell'Economia E. Lombard o l'ex ministro J.L Borloo. Si limiterebbe in modo significativo la possibilità di un piano ambizioso di riduzione del deficit pubblico, ma gli investitori potrebbero scegliere di vedere il bicchiere mezzo pieno sperando in una stabilizzazione dello spread con i Bund e in un temporaneo aumento dell'attrattiva dei titoli francesi. Tuttavia, la Francia non farebbe altro che rinviare ancora la questione delle finanze pubbliche, in attesa di un vero chiarimento entro il 2027 al più tardi.
Secondo il team di Edmond de Rothschild, anche lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale ora rientra tra le opzioni di Macron, che potrebbe scegliere di restituire il potere agli elettori nella speranza che emerga una maggioranza più chiara. E’ uno scenario è certamente auspicato dal Rassemblement National di Marine Le Pen, che vede nell'attuale situazione un'opportunità per accedere al potere, ma su cui resta appesa la spada di Damocle giudiziaria, mentre i sondaggi indicano che non raggiungerebbe comunque la maggioranza assoluta. Questo scenario avrebbe un impatto negativo su spread e CAC 40, ma dovrebbe rimanere contenuto, e il contagio agli altri tassi europei e all'euro rimarrebbe limitato.
Infine le dimissioni di Macron, che Edmond de Rothschild giudica molto improbabili anche se non possono essere del tutto escluse. Sarebbe lo scenario sicuramente meno favorevole per gli asset francesi, e potrebbe portare a un marcato ampliamento dello spread, mentre i rischi di contagio europeo sarebbero palpabili. Qualunque sia l'esito della crisi, la probabilità di una riforma significativa delle finanze pubbliche rimarrà bassa, gli stessi mercati sembrano rassegnati e potrebbero accontentarsi di uno scenario in cui il deficit di bilancio non peggiori ulteriormente. Ma la situazione resta preoccupante.
Anche se molti partiti concordano sulla necessità di ridurre la spesa pubblica, che viaggia al 57% del Pil conto il 50% dell'Eurozona, rimane difficile trovare una maggioranza a favore di misure che portino il disavanzo primario sotto al livello di stabilizzazione del debito. È quindi logico, conclude il team di Edmond de Rothschild, che lo status quo persista, a meno che non si intensifichi la pressione europea e, in particolare, dei mercati finanziari, nel qual caso saranno necessarie scelte più impegnative, probabilmente dopo le nuove elezioni legislative o presidenziali.
MACRON POTREBBE RIVOLGERSI ALLA SINISTRA
La prima è la preferita anche dai mercati finanziari: Macron potrebbe rivolgersi alla sinistra, sia nominando una figura del partito come O. Faure, sia una personalità che possa ottenere l'approvazione del PS, come il ministro dell'Economia E. Lombard o l'ex ministro J.L Borloo. Si limiterebbe in modo significativo la possibilità di un piano ambizioso di riduzione del deficit pubblico, ma gli investitori potrebbero scegliere di vedere il bicchiere mezzo pieno sperando in una stabilizzazione dello spread con i Bund e in un temporaneo aumento dell'attrattiva dei titoli francesi. Tuttavia, la Francia non farebbe altro che rinviare ancora la questione delle finanze pubbliche, in attesa di un vero chiarimento entro il 2027 al più tardi.
LE PEN VORREBBE NUOVE ELEZIONI POLITICHE
Secondo il team di Edmond de Rothschild, anche lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale ora rientra tra le opzioni di Macron, che potrebbe scegliere di restituire il potere agli elettori nella speranza che emerga una maggioranza più chiara. E’ uno scenario è certamente auspicato dal Rassemblement National di Marine Le Pen, che vede nell'attuale situazione un'opportunità per accedere al potere, ma su cui resta appesa la spada di Damocle giudiziaria, mentre i sondaggi indicano che non raggiungerebbe comunque la maggioranza assoluta. Questo scenario avrebbe un impatto negativo su spread e CAC 40, ma dovrebbe rimanere contenuto, e il contagio agli altri tassi europei e all'euro rimarrebbe limitato.
SE MACRON LASCIA EFFETTO CONTAGIO
Infine le dimissioni di Macron, che Edmond de Rothschild giudica molto improbabili anche se non possono essere del tutto escluse. Sarebbe lo scenario sicuramente meno favorevole per gli asset francesi, e potrebbe portare a un marcato ampliamento dello spread, mentre i rischi di contagio europeo sarebbero palpabili. Qualunque sia l'esito della crisi, la probabilità di una riforma significativa delle finanze pubbliche rimarrà bassa, gli stessi mercati sembrano rassegnati e potrebbero accontentarsi di uno scenario in cui il deficit di bilancio non peggiori ulteriormente. Ma la situazione resta preoccupante.
VERSO UN MANTENIMENTO DELLO STATUS QUO
Anche se molti partiti concordano sulla necessità di ridurre la spesa pubblica, che viaggia al 57% del Pil conto il 50% dell'Eurozona, rimane difficile trovare una maggioranza a favore di misure che portino il disavanzo primario sotto al livello di stabilizzazione del debito. È quindi logico, conclude il team di Edmond de Rothschild, che lo status quo persista, a meno che non si intensifichi la pressione europea e, in particolare, dei mercati finanziari, nel qual caso saranno necessarie scelte più impegnative, probabilmente dopo le nuove elezioni legislative o presidenziali.