L'analisi
Conti pubblici: Vontobel analizza perché al momento Roma batte Parigi
La Francia ha bisogno di un massiccio aggiustamento dei conti, mentre l’Italia proverà ad introdurre dei nuovi stimoli fiscali, compatibilmente con l’equilibrio consentito dall’Ue e richiesto dai mercati
di Leo Campagna 9 Settembre 2025 14:00

Credibilità finanziaria internazionale. Su questo terreno oggi l’Italia è meglio posizionata rispetto alla Francia. Infatti, se Parigi è sotto pressione per una crisi di governo che ha fatto schizzare i rendimenti trentennali dei propri titoli di Stato al 4,51%, i massimi di 16 anni, Roma potrebbe uscire presto dalla procedura per deficit eccessivo. “E’ stata Christine Lagarde, Presidente della BCE, a dichiarare in una recente intervista che l’Italia “probabilmente uscirà presto dalla procedura europea per deficit eccessivo, avvicinandosi a un deficit del 3%". Il disavanzo dell’Italia, dal 3,4% del 2024, dovrebbe scendere al 3,3% quest’anno e virare fino al 2,8 % nel 2026” fa sapere Gianni Piazzoli, CIO Vontobel Wealth Management Sim.
Un traguardo molto lontano per la Francia che, in base all’aggiornamento dei conti francesi inviato all’Ue nel mese di aprile, dovrebbe registrare un deficit statale di 155 miliardi di euro, pari al 5,2% del PIL quest’anno dopo una prima manovra dal 5,8% del 2024. A complicare il quadro d’insieme già piuttosto sfidante, la crisi politica. Per oggi è previsto un voto di fiducia indetto dal primo ministro François Bayrou. Il suo proposito è tagliare il deficit della Francia al 4,6% ma le opposizioni sono fermamente contrarie al suo piano di congelamento delle pensioni e alla soppressione di due festività nazionali.
I mercati, che non amano né l’incertezza e né l’instabilità, hanno propiziato l’allargamento dello spread francese, il premio di rischio per detenere il debito della Francia: il differenziale di rendimento tra i Bund tedeschi, considerati un bene rifugio, e i titoli di Stato francesi a 10 anni si è ampliato a 80 punti base. A pesare sulle prospettive della Francia sia le previsioni di crescita e sia, soprattutto, quelle del deficit e del debito pubblico. Per l’anno in corso il Pil nominale francese dovrebbe registrare un incremento del 2,2% contro il 2,9% dell’Italia, dovuto però al maggior deflattore (cioè all’inflazione) previsto per il Bel Paese. “Il vero problema è un deficit al 5% o più. Un livello che proietterebbe presto il rapporto debito pubblico / Pil oltre la soglia del 125% dopo il 115% atteso per il 2025, anno in cui quello italiano dovrebbe attestarsi al 136%” specifica Piazzoli.
In base all’approccio classico di Bruxelles, la Francia avrebbe bisogno di introdurre nuove entrate o tagli alle spese in più anni per ridurre il proprio deficit di circa 90 miliardi di euro, ovvero il 3% del PIL. Tuttavia sull’entità della manovra francese influirà molto il livello dei tassi. “Parigi paga sul vecchio debito un costo contenuto al 2% del PIL rispetto al 3,8% atteso per l’Italia nel 2025 (pari a 81 miliardi di euro). Ma se i tassi rimanessero stabili agli attuali livelli (con il titolo di stato francese a 3 anni al 2,5% contro l’1% del 2022) i 65 miliardi di euro di costo degli interessi francesi potrebbe lievitare di 5-7 miliardi di euro all’anno, ovvero di 10-15 miliardi in due anni” spiega il CIO di Vontobel Wealth Management Sim.
La probabilità di una caduta del governo francese è elevata e un altro governo di minoranza dovrebbe affrontare gli stessi problemi di quello uscente. Anche per questo la percezione del rischio sovrano francese è peggiorata come segnalano i rendimenti in rialzo dei governativi domestici. “La Francia ha bisogno di un massiccio aggiustamento dei conti, mentre l’Italia proverà ad introdurre dei nuovi stimoli fiscali, compatibilmente con l’equilibrio consentito dall’Ue e richiesto dai mercati” conclude Piazzoli ricordando un’ulteriore ostacolo per la Francia in questo percorso: i propri titoli di stato sono per il 50% in mano ad investitori esteri contro il 32% dell’Italia.
FRANCIA, DEFICIT STATALE 2025 DI 155 MILIARDI DI EURO
Un traguardo molto lontano per la Francia che, in base all’aggiornamento dei conti francesi inviato all’Ue nel mese di aprile, dovrebbe registrare un deficit statale di 155 miliardi di euro, pari al 5,2% del PIL quest’anno dopo una prima manovra dal 5,8% del 2024. A complicare il quadro d’insieme già piuttosto sfidante, la crisi politica. Per oggi è previsto un voto di fiducia indetto dal primo ministro François Bayrou. Il suo proposito è tagliare il deficit della Francia al 4,6% ma le opposizioni sono fermamente contrarie al suo piano di congelamento delle pensioni e alla soppressione di due festività nazionali.
SPREAD OAT – BUND A 80 PUNTI BASE
I mercati, che non amano né l’incertezza e né l’instabilità, hanno propiziato l’allargamento dello spread francese, il premio di rischio per detenere il debito della Francia: il differenziale di rendimento tra i Bund tedeschi, considerati un bene rifugio, e i titoli di Stato francesi a 10 anni si è ampliato a 80 punti base. A pesare sulle prospettive della Francia sia le previsioni di crescita e sia, soprattutto, quelle del deficit e del debito pubblico. Per l’anno in corso il Pil nominale francese dovrebbe registrare un incremento del 2,2% contro il 2,9% dell’Italia, dovuto però al maggior deflattore (cioè all’inflazione) previsto per il Bel Paese. “Il vero problema è un deficit al 5% o più. Un livello che proietterebbe presto il rapporto debito pubblico / Pil oltre la soglia del 125% dopo il 115% atteso per il 2025, anno in cui quello italiano dovrebbe attestarsi al 136%” specifica Piazzoli.
IL RUOLO CRUCIALE DEL LIVELLO DEI TASSI
In base all’approccio classico di Bruxelles, la Francia avrebbe bisogno di introdurre nuove entrate o tagli alle spese in più anni per ridurre il proprio deficit di circa 90 miliardi di euro, ovvero il 3% del PIL. Tuttavia sull’entità della manovra francese influirà molto il livello dei tassi. “Parigi paga sul vecchio debito un costo contenuto al 2% del PIL rispetto al 3,8% atteso per l’Italia nel 2025 (pari a 81 miliardi di euro). Ma se i tassi rimanessero stabili agli attuali livelli (con il titolo di stato francese a 3 anni al 2,5% contro l’1% del 2022) i 65 miliardi di euro di costo degli interessi francesi potrebbe lievitare di 5-7 miliardi di euro all’anno, ovvero di 10-15 miliardi in due anni” spiega il CIO di Vontobel Wealth Management Sim.
IL 50% DEI TITOLI DI STATO FRANCESI È IN MANO A INVESTITORI ESTERI
La probabilità di una caduta del governo francese è elevata e un altro governo di minoranza dovrebbe affrontare gli stessi problemi di quello uscente. Anche per questo la percezione del rischio sovrano francese è peggiorata come segnalano i rendimenti in rialzo dei governativi domestici. “La Francia ha bisogno di un massiccio aggiustamento dei conti, mentre l’Italia proverà ad introdurre dei nuovi stimoli fiscali, compatibilmente con l’equilibrio consentito dall’Ue e richiesto dai mercati” conclude Piazzoli ricordando un’ulteriore ostacolo per la Francia in questo percorso: i propri titoli di stato sono per il 50% in mano ad investitori esteri contro il 32% dell’Italia.