Legge di Bilancio
Banche, nella manovra spunta anche ipotesi tassa su buyback
Le indiscrezioni circolate sui quotidiani per il momento non sono state smentite dal Mef. Da capire se l’eventuale tassazione riguarderebbe solo gli istituti oppure anche le altre società
di Fabrizio Arnhold 28 Agosto 2025 11:29

Non è certo una novità perché si parla ormai da tempo di questa possibilità. Al centro ci sono sempre le banche. Dopo i rumor circolati nei giorni scorsi su una forma di contribuzione degli istituti, oggi le indiscrezioni riportate da diversi quotidiani riguardano una tassazione sul buyback.
Il buyback è una tecnica contabile con la quale le società, di fatto, ricomprano azioni proprie dal mercato, aumentando così il valore delle azioni che rimangono in circolazione. Nel cantiere sulla prossima manovra, il ministro Salvini ha aperto a un contributo degli istituti bancari. “Lo scorso anno hanno guadagnato 46 miliardi di euro, un contributo alla crescita del Paese e alle famiglie lo possono dare”, ha commentato Matteo Salvini dal Meeting di Rimini.
L’ipotesi circolata sui quotidiani, al momento, non è stata smentita dal Mef. Per ora tutte le possibilità restano ancora in gioco, compresa quella di intervenire sulle tempistiche di utilizzo delle Dta (le imposte differite attive), con una proroga della sospensione, peraltro già prevista per il 2025-2026 dalla manovra dello scorso anno. L’estensione garantirebbe allo Stato di incassare una cifra compresa da 1 e 1,5 miliardi di euro l’anno. Somma che Palazzo Chigi potrebbe utilizzare per alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio.
Nulla di deciso, il cantiere manovra è appena aperto. L’esecutivo sta valutando anche se una tassazione sul buyback possa allargarsi anche a tutte le società, oppure solo alle banche. Occorre fare delle valutazione economiche sull’eventuale gettito. Perché alla fine la questione è semplice: il governo è alla ricerca di fondi per tagliare l’Irpef e i soldi da qualche parte dovranno arrivare. Resta da capire se le banche saranno disposte a contribuire e, in caso, in che misura.
UNA TASSA SUL BUYBACK?
Il buyback è una tecnica contabile con la quale le società, di fatto, ricomprano azioni proprie dal mercato, aumentando così il valore delle azioni che rimangono in circolazione. Nel cantiere sulla prossima manovra, il ministro Salvini ha aperto a un contributo degli istituti bancari. “Lo scorso anno hanno guadagnato 46 miliardi di euro, un contributo alla crescita del Paese e alle famiglie lo possono dare”, ha commentato Matteo Salvini dal Meeting di Rimini.
NESSUNA SMENTITA DAL MEF
L’ipotesi circolata sui quotidiani, al momento, non è stata smentita dal Mef. Per ora tutte le possibilità restano ancora in gioco, compresa quella di intervenire sulle tempistiche di utilizzo delle Dta (le imposte differite attive), con una proroga della sospensione, peraltro già prevista per il 2025-2026 dalla manovra dello scorso anno. L’estensione garantirebbe allo Stato di incassare una cifra compresa da 1 e 1,5 miliardi di euro l’anno. Somma che Palazzo Chigi potrebbe utilizzare per alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio.
LE IPOTESI IN CAMPO
Nulla di deciso, il cantiere manovra è appena aperto. L’esecutivo sta valutando anche se una tassazione sul buyback possa allargarsi anche a tutte le società, oppure solo alle banche. Occorre fare delle valutazione economiche sull’eventuale gettito. Perché alla fine la questione è semplice: il governo è alla ricerca di fondi per tagliare l’Irpef e i soldi da qualche parte dovranno arrivare. Resta da capire se le banche saranno disposte a contribuire e, in caso, in che misura.
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