Verso l'assemblea
Mediobanca, partito l’assedio a Piazzetta Cuccia
Come conferma a Financialounge.com una fonte accreditata e azionista della banca, i soci forti non puntano a spodestare gli attuali vertici di Piazzetta Cuccia, ma a entrare di forza nella cabina di regia, portando a casa in ogni caso un risultato
di Paolo Gila 19 Agosto 2025 11:43

La matassa all’interno di Mediobanca, si sa, è piuttosto ingarbugliata. E appare molto più complessa per chi non è addentro ai giochi. Ecco perché per avere una maggiore chiarezza è necessario cercare di sentire le voci dei diretti interessati, cioè di coloro che hanno deciso di partecipare all’assemblea dei soci di Piazzetta Cuccia, in calendario giovedì 21 agosto. Non è facile trovare azionisti, specie se di rilievo, disponibili a parlare. Ma gli sforzi sono stati premiati.
Con l’azionista che mi ospita nel suo ufficio, facciamo un rapido riassunto delle puntate precedenti, giusto per avviare il discorso. Come è risaputo, Mps ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per acquisire Mediobanca i cui termini scadono il prossimo 15 settembre. Piazzetta Cuccia ha risposto all’attacco con un’operazione su Banca Generali. Alberto Nagel, l’amministratore delegato di Mediobanca, in sostanza chiede ai propri soci l’autorizzazione a scambiare la partecipazione in Generali con una quota consistente di Banca Generali per averne il controllo e dare vita a una fusione da cui emerga un forte gruppo operativo nel wealth management. Ed è appunto questa mossa oggetto dell’approvazione in assemblea. La Banca Centrale Europea ha dato il via libera all’iniziativa di Nagel.
“In questo quadro – precisa l’investitore a Financialounge.com – non contano i gruppi, le macromolecole. Quello che conta sono i flussi di consenso, che possono avere solo i soci presenti in entrambe le compagini azionarie. Ed è questa la loro grande forza. Sono loro e saranno loro a influenzare le decisioni, presenti e future”. Lo confermano i dati di Borsaitaliana: l’operazione Mps-Mediobanca è partita in sordina, ma alla vigilia di questo incontro (il 18 agosto) le quote di adesione sono salite a oltre il 19% del capitale. Cosa succede se si va avanti di questo passo? “Appare del tutto probabile – dice la fonte – che con questo ritmo, alla data dell’assemblea di Mediobanca venga raggiunta almeno la quota minima del 35% di adesione dei soci alla proposta di Mps, che consentirebbe alla banca senese di mettere non uno, ma due piedi, nel salotto buono della finanza italiana”. Anche se poi Nagel dovesse riuscire ad avere la maggioranza in assemblea per l’operazione su Banca Generali, il loro posizionamento sarebbe vincente, alla lunga.
I soci forti e presenti in Mps e Mediobanca, come è risaputo, sono Caltagirone e Delfin. Intorno a loro ruotano gli interessi di chi è favorevole allo spostamento dell’asse finanziario da Milano a Roma. “Che ci siano stati dissapori in passato tra il vertice di Piazzetta Cuccia e questi soci – continua la fonte – è davvero ininfluente. Quello che conta è la visione finale delle operazioni”. In definitiva, l’operazione di Mps su Mediobanca, anche se dovesse essere rivista con un rilancio in prossimità della scadenza come suggeriscono gli analisti più avveduti, ha un forte sostegno dal mondo politico, mentre l’iniziativa di Mediobanca su Banca Generali ha una robusta connotazione di mercato. “In ogni caso, che vinca la politica o vinca il mercato – continua l’azionista – i soci forti di Mps e di Mediobanca porterebbero a casa un risultato. A testimonianza che vince chi si presenta su più assetti interdipendenti e non chi si rafforza su una sola posizione”. Come a dire che il cipresso può crescere molto in alto, ma il suo perimetro di azione è corto, mentre l’edera cresce in ogni direzione e non ha limiti all’espansione. Caltagirone e Delfin hanno adottato la strategia dell’edera, che riesce ad accerchiare il cipresso immobile.
Abbiamo, dunque, a che fare con logiche nuove dove i gruppi finanziari depositano le loro uova in diversi nidi e sono pronti ad aprirle all’occorrenza in funzione dei rinnovati contesti per fare emergere nuove creature. È quello che è successo e succede nel mondo bancario italiano, chiamato negli ultimi anni a ristrutturazioni e integrazioni. Le autorità governative e le istituzioni europee sono intervenute per salvare Mps e i soci privati hanno partecipato al rilancio. La giostra gira, una mano tira l’altra. Ma a suo giudizio, chiediamo alla fonte che ci ha ospitato, quale soluzione sarà più probabile in questa vicenda complicata? “Qualunque sia la scelta finale – ribadisce l’azionista di Mediobanca – i soci forti di Piazzetta Cuccia resteranno forti. Anzi, paradossalmente, potrebbero rafforzarsi ancora di più nel caso in cui anche andasse in porto l’operazione con Banca Generali. Caltagirone e Delfin resterebbero al centro di due mondi: Mps e Mediobanca. E anche se i due fiumi restano separati, le loro foci convergono verso un unico mare”.
Dunque la lotta per la conquista di Mediobanca, di Banca Generali e – in futuro - di Generali (è questo l’unico mare dove sfociano gli interessi?) apre a scenari complessi dove nessun colpo di scena è escluso. Ricapitolando, vediamo le possibili soluzioni all’orizzonte: la prima è che all’assemblea dei soci di Mediobanca del 21 agosto, Nagel ottenga l’approvazione all’operazione Banca Generali, pur in presenza di un’opposizione dei suoi soci forti. I soci forti resterebbero comunque in sella e rappresenterebbro uno zoccolo duro, decisivo anche nel futuro gruppo di wealth management. La seconda opzione è che mossa di Nagel non riesca, in assenza della maggioranza in assemblea. I soci forti avrebbero mano libera e farebbero convogliare il consenso verso l’operazione Mps-Mediobanca, di cui diventerebbero il punto di riferimento, dato che Mediobanca manterrebbe la sua quota di partecipazione in Generali. In ogni caso c’è qualcuno che non perde, grazie alle partecipazioni in entrambi i gruppi. Tempi che corrono e che insegnano nuove lezioni. Perché oggi, per vincere, è importante partecipare.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE DI MEDIOBANCA
Con l’azionista che mi ospita nel suo ufficio, facciamo un rapido riassunto delle puntate precedenti, giusto per avviare il discorso. Come è risaputo, Mps ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per acquisire Mediobanca i cui termini scadono il prossimo 15 settembre. Piazzetta Cuccia ha risposto all’attacco con un’operazione su Banca Generali. Alberto Nagel, l’amministratore delegato di Mediobanca, in sostanza chiede ai propri soci l’autorizzazione a scambiare la partecipazione in Generali con una quota consistente di Banca Generali per averne il controllo e dare vita a una fusione da cui emerga un forte gruppo operativo nel wealth management. Ed è appunto questa mossa oggetto dell’approvazione in assemblea. La Banca Centrale Europea ha dato il via libera all’iniziativa di Nagel.
LE PEDINE IN MOVIMENTO IN MEDIOBANCA
“In questo quadro – precisa l’investitore a Financialounge.com – non contano i gruppi, le macromolecole. Quello che conta sono i flussi di consenso, che possono avere solo i soci presenti in entrambe le compagini azionarie. Ed è questa la loro grande forza. Sono loro e saranno loro a influenzare le decisioni, presenti e future”. Lo confermano i dati di Borsaitaliana: l’operazione Mps-Mediobanca è partita in sordina, ma alla vigilia di questo incontro (il 18 agosto) le quote di adesione sono salite a oltre il 19% del capitale. Cosa succede se si va avanti di questo passo? “Appare del tutto probabile – dice la fonte – che con questo ritmo, alla data dell’assemblea di Mediobanca venga raggiunta almeno la quota minima del 35% di adesione dei soci alla proposta di Mps, che consentirebbe alla banca senese di mettere non uno, ma due piedi, nel salotto buono della finanza italiana”. Anche se poi Nagel dovesse riuscire ad avere la maggioranza in assemblea per l’operazione su Banca Generali, il loro posizionamento sarebbe vincente, alla lunga.
LA STRATEGIA DI DELFIN E CALTAGIRONE
I soci forti e presenti in Mps e Mediobanca, come è risaputo, sono Caltagirone e Delfin. Intorno a loro ruotano gli interessi di chi è favorevole allo spostamento dell’asse finanziario da Milano a Roma. “Che ci siano stati dissapori in passato tra il vertice di Piazzetta Cuccia e questi soci – continua la fonte – è davvero ininfluente. Quello che conta è la visione finale delle operazioni”. In definitiva, l’operazione di Mps su Mediobanca, anche se dovesse essere rivista con un rilancio in prossimità della scadenza come suggeriscono gli analisti più avveduti, ha un forte sostegno dal mondo politico, mentre l’iniziativa di Mediobanca su Banca Generali ha una robusta connotazione di mercato. “In ogni caso, che vinca la politica o vinca il mercato – continua l’azionista – i soci forti di Mps e di Mediobanca porterebbero a casa un risultato. A testimonianza che vince chi si presenta su più assetti interdipendenti e non chi si rafforza su una sola posizione”. Come a dire che il cipresso può crescere molto in alto, ma il suo perimetro di azione è corto, mentre l’edera cresce in ogni direzione e non ha limiti all’espansione. Caltagirone e Delfin hanno adottato la strategia dell’edera, che riesce ad accerchiare il cipresso immobile.
I GRANDI SOCI VERSO UN RAFFORZAMENTO
Abbiamo, dunque, a che fare con logiche nuove dove i gruppi finanziari depositano le loro uova in diversi nidi e sono pronti ad aprirle all’occorrenza in funzione dei rinnovati contesti per fare emergere nuove creature. È quello che è successo e succede nel mondo bancario italiano, chiamato negli ultimi anni a ristrutturazioni e integrazioni. Le autorità governative e le istituzioni europee sono intervenute per salvare Mps e i soci privati hanno partecipato al rilancio. La giostra gira, una mano tira l’altra. Ma a suo giudizio, chiediamo alla fonte che ci ha ospitato, quale soluzione sarà più probabile in questa vicenda complicata? “Qualunque sia la scelta finale – ribadisce l’azionista di Mediobanca – i soci forti di Piazzetta Cuccia resteranno forti. Anzi, paradossalmente, potrebbero rafforzarsi ancora di più nel caso in cui anche andasse in porto l’operazione con Banca Generali. Caltagirone e Delfin resterebbero al centro di due mondi: Mps e Mediobanca. E anche se i due fiumi restano separati, le loro foci convergono verso un unico mare”.
SFIDE APERTE, CHI SONO I VINCITORI?
Dunque la lotta per la conquista di Mediobanca, di Banca Generali e – in futuro - di Generali (è questo l’unico mare dove sfociano gli interessi?) apre a scenari complessi dove nessun colpo di scena è escluso. Ricapitolando, vediamo le possibili soluzioni all’orizzonte: la prima è che all’assemblea dei soci di Mediobanca del 21 agosto, Nagel ottenga l’approvazione all’operazione Banca Generali, pur in presenza di un’opposizione dei suoi soci forti. I soci forti resterebbero comunque in sella e rappresenterebbro uno zoccolo duro, decisivo anche nel futuro gruppo di wealth management. La seconda opzione è che mossa di Nagel non riesca, in assenza della maggioranza in assemblea. I soci forti avrebbero mano libera e farebbero convogliare il consenso verso l’operazione Mps-Mediobanca, di cui diventerebbero il punto di riferimento, dato che Mediobanca manterrebbe la sua quota di partecipazione in Generali. In ogni caso c’è qualcuno che non perde, grazie alle partecipazioni in entrambi i gruppi. Tempi che corrono e che insegnano nuove lezioni. Perché oggi, per vincere, è importante partecipare.
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