Immobili e sostenibilità
Direttiva europea case green, cosa cambia per gli investitori
Richa Patro, ESG Analyst – Real Estate di aberdeen Investments, passa in rassegna le novità della direttiva EPBD in relazione all’evoluzione del mercato immobiliare
di Antonio Cardarelli 13 Agosto 2025 07:55

Sui media è già stata ribattezzata “direttiva case green” e, oltre a rivoluzionare il mercato immobiliare, potrebbe avere impatti anche su chi investe in questo settore. Stiamo parlando della revisione della direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici (EPBD), parte integrante del pacchetto Fit for 55. Lo scopo è svecchiare il patrimonio edilizio europeo, incentivando la costruzione e la ristrutturazione di edifici ad alta efficienza energetica.
Richa Patro, ESG Analyst – Real Estate di aberdeen Investments, ha passato in rassegna la revisione della direttiva case green, evidenziandone anche le opportunità di investimento. La premessa da conoscere è che, secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, gli edifici sono direttamente e indirettamente responsabili di circa un terzo delle emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia e ai processi industriali. Chiaro, quindi, che l’EPBD sia cruciale per contrastare i cambiamenti climatici.
La direttiva case green stabilisce che, entro il 2030, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, segnando un deciso abbandono dei combustibili fossili. Inoltre, entro il 2033, almeno il 25% degli edifici più inefficienti dovrà essere riqualificato, con l'obiettivo di migliorarne significativamente le prestazioni energetiche. Nell’Unione europea circa l’85% degli edifici è stato costruito prima del 2000, sottolinea Patro. Nello specifico, la direttiva promuove l’installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici e il passaggio a soluzioni rinnovabili (come i pannelli solari) per il riscaldamento e il raffrescamento della casa.
Recentemente il Parlamento europeo ha approvato una serie di emendamenti alla direttiva case green allo scopo di accelerare il processo di ristrutturazione. In case alle novità introdotte, gli edifici con le prestazioni energetiche peggiori (il 15%) dovranno raggiungere almeno la classe E entro il 2030 e la D entro il 2033. L’obiettivo è arrivare ad avere un parco immobiliare a impatto neutro nell’Ue entro il 2050. Secondo l’esperto di aberdeen investments, se Germania, Francie e Paesi Bassi sono già ben strutturati dal punto di vista normativo e possono implementare la direttiva in modo efficace, lo stesso non si può dire per altri Paesi. Spagna e Italia, per esempio, hanno un patrimonio edilizio più datato e meno efficiente, mentre i Paesi dell’Europa Orientale potrebbero affrontare sfide finanziarie. Pur essendo pionieri nella sostenibilità, anche i Paesi scandinavi dovranno fare uno sforzo maggiore per allinearsi alla direttiva case green.
La revisione della direttiva è stata approvata nell’aprile 2024 ed è entrata in vigore il 28 maggio 2024 in tutti gli Stati membri. Tuttavia, nessuno dei paesi UE ha ancora recepito completamente i nuovi requisiti nelle proprie leggi nazionali, segno della complessità del processo. Ma quali saranno le implicazioni per gli investitori? Secondo Richa Patro, gli edifici conformi alla EPBD potrebbero beneficiare di una maggiore domanda, minori costi operativi e migliore valorizzazione. Al contrario, gli immobili non adeguati rischiano svalutazioni e minore attrattività per acquirenti e locatari. “Gli investitori devono quindi monitorare con attenzione l’evoluzione normativa e allineare i portafogli agli standard energetici emergenti. Sarà interessante osservare come la EPBD si integrerà con altri framework volontari, come i benchmark del Carbon Risk Real Estate Monitor, ridefinendo il concetto di immobile a prova di futuro”, conclude l’esperto.
EDIFICI A EMISSIONI ZERO
Richa Patro, ESG Analyst – Real Estate di aberdeen Investments, ha passato in rassegna la revisione della direttiva case green, evidenziandone anche le opportunità di investimento. La premessa da conoscere è che, secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, gli edifici sono direttamente e indirettamente responsabili di circa un terzo delle emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia e ai processi industriali. Chiaro, quindi, che l’EPBD sia cruciale per contrastare i cambiamenti climatici.
DIRETTIVA CASE GREEN, COSA CAMBIA
La direttiva case green stabilisce che, entro il 2030, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, segnando un deciso abbandono dei combustibili fossili. Inoltre, entro il 2033, almeno il 25% degli edifici più inefficienti dovrà essere riqualificato, con l'obiettivo di migliorarne significativamente le prestazioni energetiche. Nell’Unione europea circa l’85% degli edifici è stato costruito prima del 2000, sottolinea Patro. Nello specifico, la direttiva promuove l’installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici e il passaggio a soluzioni rinnovabili (come i pannelli solari) per il riscaldamento e il raffrescamento della casa.
GLI ULTIMI EMENDAMENTI ALLA DIRETTIVA CASE GREEN
Recentemente il Parlamento europeo ha approvato una serie di emendamenti alla direttiva case green allo scopo di accelerare il processo di ristrutturazione. In case alle novità introdotte, gli edifici con le prestazioni energetiche peggiori (il 15%) dovranno raggiungere almeno la classe E entro il 2030 e la D entro il 2033. L’obiettivo è arrivare ad avere un parco immobiliare a impatto neutro nell’Ue entro il 2050. Secondo l’esperto di aberdeen investments, se Germania, Francie e Paesi Bassi sono già ben strutturati dal punto di vista normativo e possono implementare la direttiva in modo efficace, lo stesso non si può dire per altri Paesi. Spagna e Italia, per esempio, hanno un patrimonio edilizio più datato e meno efficiente, mentre i Paesi dell’Europa Orientale potrebbero affrontare sfide finanziarie. Pur essendo pionieri nella sostenibilità, anche i Paesi scandinavi dovranno fare uno sforzo maggiore per allinearsi alla direttiva case green.
LE IMPLICAZIONI PER GLI INVESTITORI
La revisione della direttiva è stata approvata nell’aprile 2024 ed è entrata in vigore il 28 maggio 2024 in tutti gli Stati membri. Tuttavia, nessuno dei paesi UE ha ancora recepito completamente i nuovi requisiti nelle proprie leggi nazionali, segno della complessità del processo. Ma quali saranno le implicazioni per gli investitori? Secondo Richa Patro, gli edifici conformi alla EPBD potrebbero beneficiare di una maggiore domanda, minori costi operativi e migliore valorizzazione. Al contrario, gli immobili non adeguati rischiano svalutazioni e minore attrattività per acquirenti e locatari. “Gli investitori devono quindi monitorare con attenzione l’evoluzione normativa e allineare i portafogli agli standard energetici emergenti. Sarà interessante osservare come la EPBD si integrerà con altri framework volontari, come i benchmark del Carbon Risk Real Estate Monitor, ridefinendo il concetto di immobile a prova di futuro”, conclude l’esperto.