Gli impatti commerciali
Settore pharma Usa e dazi: Candriam svela i tre principali obiettivi di Trump
Riportare la produzione farmaceutica nel Paese, ricavare maggiori entrate fiscali dalle imprese del settore e utilizzare i dazi come leva per affrontare il problema persistente delle disparità di prezzo dei farmaci USA rispetto all’estero
di Leo Campagna 1 Agosto 2025 19:00

Domenica 27 luglio 2025 Stati Uniti e Ue hanno raggiunto un accordo complessivo sui dazi. Quelli relativi al settore farmaceutico restano tuttavia ancora non del tutto chiariti. Infatti, è in corso un'indagine ai sensi della Sezione 232, che analizza gli impatti per la sicurezza nazionale statunitense di una serie di settori sensibili, tra cui la catena di approvvigionamento farmaceutica. L’esito di tale approfondimento potrebbe incidere sul livello dei dazi effettivi applicati alle aziende pharma.
D’altra parte, come fa notare Servaas Michielssens, Head of Healthcare, Thematic Global Equity di Candriam, l'amministrazione Trump si propone tre principali obiettivi in ambito farmaceutico. In primis, in linea con l’intento di una maggiore sicurezza economica e sanitaria, c’è la priorità a riportare la produzione farmaceutica nel Paese. Questo peraltro creerebbe più posti di lavoro interni e ridurrebbe la dipendenza degli Stati Uniti dalle catene di approvvigionamento estere.
In secondo luogo, l’amministrazione Trump punta a ricavare maggiori entrate fiscali. Per farlo, il ritorno alla produzione negli Stati Uniti permetterebbe di introitare una parte di quelle tasse che molte aziende farmaceutiche che producono farmaci in Paesi come l'Irlanda, con sistemi di tassazione favorevoli, finora non hanno versato in patria.
“I dazi, inoltre, potrebbero essere utilizzati come leva per affrontare il problema persistente delle disparità di prezzo dei farmaci” specifica Michielssens. Infatti i prezzi dei farmaci negli USA sono molto più elevati rispetto a quelli praticati in altri paesi sviluppati: l'amministrazione USA potrebbe utilizzare i dazi per esercitare pressioni sulle aziende affinché riducano tale divario.
Per quanto riguarda l’impatto sulle aziende farmaceutiche, c’è da segnalare che molte compagnie si sono mosse in anticipo incrementando le scorte negli Stati Uniti per proteggersi da interruzioni a breve termine. Nel medio lungo periodo, invece, sono stati annunciati oltre 200 miliardi di dollari di investimenti per espandere la capacità produttiva interna degli Stati Uniti. “Sebbene l’amministrazione Trump abbia dichiarato di essere disposta a concedere tempo per l'attuazione di queste misure prima di applicare i nuovi dazi, la costruzione di infrastrutture produttive richiede tempo” sottolinea il manager di Candriam.
Gli elevati margini lordi dovrebbero permettere alle aziende farmaceutiche di assorbire aumenti modesti dei costi. “La complessità risiede nel transfer pricing, il meccanismo tramite il quale molte compagnie attribuiscono un valore interno elevato ai farmaci prodotti all'estero. Questa pratica, giustificata in parte dalla proprietà intellettuale associata ai prodotti, trasferisce i profitti, e quindi le imposte, verso giurisdizioni con una fiscalità più favorevole. Un aspetto che, in caso di dazi applicati, sarebbe attentamente valutato” spiega Michielssens.
Le aziende farmaceutiche con sede negli Stati Uniti potrebbero essere più esposte rispetto alle loro controparti non statunitensi. “Molte compagnie americane hanno trasferito all'estero sia la produzione che la proprietà intellettuale per beneficiare dell'arbitraggio fiscale. Le aziende straniere, invece, sono spesso presenti con una significativa capacità produttiva negli Stati Uniti e hanno meno incentivi a ricorrere a un transfer pricing aggressivo” specifica il manager di Candriam.
In conclusione, argomenta Michielssens, ad oggi, l'impatto dei dazi può essere assorbito. Tuttavia, in attesa di conoscere ulteriori dettagli sulla esatta attuazione delle tariffe, è chiaro da parte della nuova amministrazione americana l’obiettivo di accrescere il controllo sulla catena di approvvigionamento farmaceutica, di aumentare il gettito fiscale e di riservarsi la possibilità di ricorrere a ulteriori dazi ai sensi della sezione 232 come leva nelle discussioni sui prezzi dei farmaci.
MAGGIORE SICUREZZA ECONOMICA E SANITARIA
D’altra parte, come fa notare Servaas Michielssens, Head of Healthcare, Thematic Global Equity di Candriam, l'amministrazione Trump si propone tre principali obiettivi in ambito farmaceutico. In primis, in linea con l’intento di una maggiore sicurezza economica e sanitaria, c’è la priorità a riportare la produzione farmaceutica nel Paese. Questo peraltro creerebbe più posti di lavoro interni e ridurrebbe la dipendenza degli Stati Uniti dalle catene di approvvigionamento estere.
MAGGIORI ENTRATE FISCALI
In secondo luogo, l’amministrazione Trump punta a ricavare maggiori entrate fiscali. Per farlo, il ritorno alla produzione negli Stati Uniti permetterebbe di introitare una parte di quelle tasse che molte aziende farmaceutiche che producono farmaci in Paesi come l'Irlanda, con sistemi di tassazione favorevoli, finora non hanno versato in patria.
I PREZZI DEI FARMACI USA
“I dazi, inoltre, potrebbero essere utilizzati come leva per affrontare il problema persistente delle disparità di prezzo dei farmaci” specifica Michielssens. Infatti i prezzi dei farmaci negli USA sono molto più elevati rispetto a quelli praticati in altri paesi sviluppati: l'amministrazione USA potrebbe utilizzare i dazi per esercitare pressioni sulle aziende affinché riducano tale divario.
POCHI IMPATTI NEL BREVE TERMINE
Per quanto riguarda l’impatto sulle aziende farmaceutiche, c’è da segnalare che molte compagnie si sono mosse in anticipo incrementando le scorte negli Stati Uniti per proteggersi da interruzioni a breve termine. Nel medio lungo periodo, invece, sono stati annunciati oltre 200 miliardi di dollari di investimenti per espandere la capacità produttiva interna degli Stati Uniti. “Sebbene l’amministrazione Trump abbia dichiarato di essere disposta a concedere tempo per l'attuazione di queste misure prima di applicare i nuovi dazi, la costruzione di infrastrutture produttive richiede tempo” sottolinea il manager di Candriam.
TRANSFER PRICING
Gli elevati margini lordi dovrebbero permettere alle aziende farmaceutiche di assorbire aumenti modesti dei costi. “La complessità risiede nel transfer pricing, il meccanismo tramite il quale molte compagnie attribuiscono un valore interno elevato ai farmaci prodotti all'estero. Questa pratica, giustificata in parte dalla proprietà intellettuale associata ai prodotti, trasferisce i profitti, e quindi le imposte, verso giurisdizioni con una fiscalità più favorevole. Un aspetto che, in caso di dazi applicati, sarebbe attentamente valutato” spiega Michielssens.
AZIENDE CON SEDE NEGLI STATI UNITI PIÙ ESPOSTE
Le aziende farmaceutiche con sede negli Stati Uniti potrebbero essere più esposte rispetto alle loro controparti non statunitensi. “Molte compagnie americane hanno trasferito all'estero sia la produzione che la proprietà intellettuale per beneficiare dell'arbitraggio fiscale. Le aziende straniere, invece, sono spesso presenti con una significativa capacità produttiva negli Stati Uniti e hanno meno incentivi a ricorrere a un transfer pricing aggressivo” specifica il manager di Candriam.
AD OGGI L’IMPATTO DEI DAZI PUÒ ESSERE ASSORBITO
In conclusione, argomenta Michielssens, ad oggi, l'impatto dei dazi può essere assorbito. Tuttavia, in attesa di conoscere ulteriori dettagli sulla esatta attuazione delle tariffe, è chiaro da parte della nuova amministrazione americana l’obiettivo di accrescere il controllo sulla catena di approvvigionamento farmaceutica, di aumentare il gettito fiscale e di riservarsi la possibilità di ricorrere a ulteriori dazi ai sensi della sezione 232 come leva nelle discussioni sui prezzi dei farmaci.