Risiko bancario
Crédit Agricole pronta a rafforzarsi in Bpm: cambia anche il rapporto con UniCredit?
Archiavata l'ops, il Banco è libero di muoversi nel risiko bancario. I francesi vogliono rafforzare la loro presenza nel capitale e nel board. Possibile effetto domino con piazza Gae Aulenti
di Davide Lentini 25 Luglio 2025 10:05

Dopo il lungo periodo di silenzio forzato per effetto della passivity rule legata all’ops lanciata (e poi ritirata) da UniCredit, Banco Bpm può finalmente tornare a muoversi. Ma non è sola. Sullo sfondo Crédit Agricole, oggi al 19,8% del capitale, ha già chiesto alla Bce il via libera per superare la soglia del 20%, con il beneplacito di Palazzo Chigi. Un passaggio che, secondo indiscrezioni raccolte negli ambienti finanziari, potrebbe dare il via a una nuova fase nei rapporti tra Piazza Meda e Parigi. E, parallelamente, modificare i futuri equilibri con UniCredit di cui i francesi sono partner da 8 anni nel risparmio gestito.
Crédit Agricole è in Banco Bpm da aprile 2022, ha mostrato finora prudenza e rispetto degli equilibri esistenti, ma il momento per stringere i rapporti potrebbe essere arrivato. Non tanto con mosse ostili o affrettate, nulla infatti lascia pensare a una nuova operazione straordinaria, quanto piuttosto con una strategia graduale e orientata al medio periodo. Il vero turning point? L’assemblea per il rinnovo del consiglio, attesa ad aprile 2026.
Nel frattempo, tra Bpm e Agricole già esistono alleanze industriali solide: nel settore assicurativo (con Agricole al 65% e Bpm al 35% sia in Vera sia in Banco Bpm Assicurazioni, accordi in vigore fino al 2043) e nel credito al consumo (Agos, partecipata al 61% da Agricole e al 39% da Bpm, con possibilità di Ipo attivabile da Milano entro il 2028). Ma non finisce qui: i due gruppi sono anche partner nel nascente secondo polo della monetica italiana, insieme a Iccrea e Fsi, un asset che potrebbe suscitare l’interesse di Parigi.
Settembre potrebbe segnare l’inizio del “gioco” per la nuova governance: secondo lo statuto, spetterà al consiglio uscente indicare 12 dei 15 nomi per la lista del cda. Ma Crédit Agricole, che conta due nomi indipendenti nella lista dell’attuale board, starebbe valutando di presentare una propria lista. Con quasi il 20% del capitale, potrebbe ambire ad almeno tre seggi diretti. Una mossa che rafforzerebbe il suo peso in vista delle future scelte strategiche.
La ritirata dell’ops ha congelato i piani di Andrea Orcel su Banco Bpm, ma non ha spento i riflettori. Il rapporto tra UniCredit e Crédit Agricole resta improntato a un’elegante distanza: niente scontri aperti, ma visioni diverse. Non è un caso che Crédit Agricole abbia ottenuto da Roma un “gentlemen agreement” prima di bussare alla porta della Bce per salire in Bpm, proprio mentre il dossier golden power sull'ops di UniCredit, ormai decaduta, resta comunque ancora formalmente aperto a Bruxelles, in modo piuttosto curioso.
Nessuno, al momento, ipotizza una nuova offensiva di UniCredit su Piazza Meda. Ma il rafforzamento di Crédit Agricole in Bpm potrebbe ridurre ancora di più gli spazi per eventuali colpi di scena. E se un tempo si parlava del Banco come potenziale pedina nella scacchiera dell’aggregazione bancaria italiana, oggi il baricentro si sta spostando. Con un Crédit Agricole più presente, più ascoltato e, forse presto, anche più rappresentato.
UNA RELAZIONE PIÙ STRETTA TRA AGRICOLE E BPM?
Crédit Agricole è in Banco Bpm da aprile 2022, ha mostrato finora prudenza e rispetto degli equilibri esistenti, ma il momento per stringere i rapporti potrebbe essere arrivato. Non tanto con mosse ostili o affrettate, nulla infatti lascia pensare a una nuova operazione straordinaria, quanto piuttosto con una strategia graduale e orientata al medio periodo. Il vero turning point? L’assemblea per il rinnovo del consiglio, attesa ad aprile 2026.
BPM E AGRICOLE ALLEATI INDUSTRIALI
Nel frattempo, tra Bpm e Agricole già esistono alleanze industriali solide: nel settore assicurativo (con Agricole al 65% e Bpm al 35% sia in Vera sia in Banco Bpm Assicurazioni, accordi in vigore fino al 2043) e nel credito al consumo (Agos, partecipata al 61% da Agricole e al 39% da Bpm, con possibilità di Ipo attivabile da Milano entro il 2028). Ma non finisce qui: i due gruppi sono anche partner nel nascente secondo polo della monetica italiana, insieme a Iccrea e Fsi, un asset che potrebbe suscitare l’interesse di Parigi.
LE AMBIZIONI DI CRÉDIT AGRICOLE NEL CONSIGLIO
Settembre potrebbe segnare l’inizio del “gioco” per la nuova governance: secondo lo statuto, spetterà al consiglio uscente indicare 12 dei 15 nomi per la lista del cda. Ma Crédit Agricole, che conta due nomi indipendenti nella lista dell’attuale board, starebbe valutando di presentare una propria lista. Con quasi il 20% del capitale, potrebbe ambire ad almeno tre seggi diretti. Una mossa che rafforzerebbe il suo peso in vista delle future scelte strategiche.
COME POTREBBE CAMBIARE IL RAPPORTO CON UNICREDIT
La ritirata dell’ops ha congelato i piani di Andrea Orcel su Banco Bpm, ma non ha spento i riflettori. Il rapporto tra UniCredit e Crédit Agricole resta improntato a un’elegante distanza: niente scontri aperti, ma visioni diverse. Non è un caso che Crédit Agricole abbia ottenuto da Roma un “gentlemen agreement” prima di bussare alla porta della Bce per salire in Bpm, proprio mentre il dossier golden power sull'ops di UniCredit, ormai decaduta, resta comunque ancora formalmente aperto a Bruxelles, in modo piuttosto curioso.
LA COSTANTE CRESCITA DI CRÉDIT AGRICOLE
Nessuno, al momento, ipotizza una nuova offensiva di UniCredit su Piazza Meda. Ma il rafforzamento di Crédit Agricole in Bpm potrebbe ridurre ancora di più gli spazi per eventuali colpi di scena. E se un tempo si parlava del Banco come potenziale pedina nella scacchiera dell’aggregazione bancaria italiana, oggi il baricentro si sta spostando. Con un Crédit Agricole più presente, più ascoltato e, forse presto, anche più rappresentato.
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