L'analisi
AllianceBernstein suggerisce di restare focalizzati sui risultati di lungo periodo
Le reazioni impulsive a notizie caotiche e movimenti erratici del mercato non aiutano a risolvere le sfide strategiche di chi vuole investire in un mondo con maggiore inflazione e minori rendimenti attesi
di Leo Campagna 24 Luglio 2025 07:55

Alla fine del secondo trimestre, le azioni globali hanno toccato nuovi massimi storici dopo un periodo fortemente altalenante, caratterizzato da una combinazione sconfortante di disruption tecnologica, incertezza politica e tensioni geopolitiche. “Vendere in un mercato in calo può essere controproducente, perché si cristallizzano le perdite e si perde spesso l’occasione di partecipare ai rialzi durante una ripresa, dato che prevedere i tempi di una svolta dei mercati è quasi impossibile. Tuttavia, è difficile restare calmi quando i mercati sono dominati dalla paura e dall’incertezza” tiene a sottolineare Nelson Yu, Head of Equities di AllianceBernstein.
La buona notizia è che i dati storici evidenziano buone performance azionarie dopo i picchi di volatilità sia nei mercati sviluppati che nei mercati emergenti. “Siamo convinti che i livelli estremi del VIX, come quelli osservati a inizio aprile, rispecchiano il timore di scenari estremamente negativi che spesso non si realizzano. Nel momento in cui i mercati cominciano a scontare condizioni meno estreme, le borse in genere riprendono quota. Ecco perché è importante restare disciplinati, specialmente in condizioni avverse” spiega Yu. “Significa restare focalizzati sui fondamentali e, in particolare, sugli utili”.
I cambiamenti delle politiche in materia di dazi influiscono sui risultati societari in modi complessi. Ma si allunga l’elenco delle aziende impegnate ad alleviare le pressioni mediante la diversificazione o la regionalizzazione delle catene produttive, la concentrazione degli acquisti e la richiesta di sconti sui volumi ai fornitori, l’aumento degli approvvigionamenti interni e i rialzi dei prezzi. “È vero che la volatilità legata ai dazi di recente è diminuita, ma la guerra commerciale è tutt’altro che conclusa. Con l’evolversi della situazione, bisogna condurre una ricerca fondamentale approfondita per scoprire le aziende in grado di proteggere la propria redditività e identificare quelle esposte ai maggiori rischi” riferisce l’Head of Equities di AllianceBernstein.
Questo è un buon momento per diversificare le esposizioni regionali, alla luce del processo di deglobalizzazione dell’economia mondiale. ”Oltre che negli Stati Uniti, scorgiamo molte aziende altamente redditizie anche in altre aree. Tra i catalizzatori di una ripresa delle azioni non statunitensi figurano potenzialmente l’aumento della spesa pubblica in Europa e in Giappone, le preoccupazioni per la vulnerabilità delle aziende statunitensi ai dazi, l’indebolimento del dollaro USA e l’erosione della fiducia nel ruolo degli asset statunitensi quali beni rifugio” argomenta Yu.
Questo non significa abbandonare le azioni statunitensi ma essere più selettivi. Un approccio cruciale da adottare anche nell’investimento nelle Magnifiche Sette per generare migliori rendimenti corretti per il rischio. “Più in generale” puntualizza l’Head of Equities di AllianceBernstein “una strategia di diversificazione difensiva e coerente può aiutare gli investitori più avversi al rischio a mantenere la rotta. Possono assumere un’esposizione ad aziende relativamente immuni ai dazi e a società tecnologiche che beneficiano dell’innovazione dell’IA con un rischio più basso rispetto alle onerose mega cap. Un portafoglio che mira attivamente a comprendere i rischi derivanti dalle mutevoli dinamiche di mercato in modo disciplinato può aiutare a ridurre le perdite nelle fasi di ribasso e a cogliere la maggior parte dei guadagni in una fase di ripresa. E aiuta a contrastare l’istinto comportamentale di vendere nel momento sbagliato e infonde la fiducia che serve a rimanere investiti per partecipare a una successiva ripresa”.
Le reazioni impulsive a notizie caotiche e movimenti erratici del mercato non aiutano a risolvere le sfide strategiche di chi vuole investire in un mondo caratterizzato da una maggiore inflazione e minori rendimenti attesi. “Il miglior antidoto all’eccessiva enfasi sul breve termine è quello di adottare una prospettiva coerente a tre-cinque anni, che funga da bussola affidabile per orientarsi negli investimenti” conclude Yu.
COSA SEGNALANO I DATI STORICI DI MERCATO
La buona notizia è che i dati storici evidenziano buone performance azionarie dopo i picchi di volatilità sia nei mercati sviluppati che nei mercati emergenti. “Siamo convinti che i livelli estremi del VIX, come quelli osservati a inizio aprile, rispecchiano il timore di scenari estremamente negativi che spesso non si realizzano. Nel momento in cui i mercati cominciano a scontare condizioni meno estreme, le borse in genere riprendono quota. Ecco perché è importante restare disciplinati, specialmente in condizioni avverse” spiega Yu. “Significa restare focalizzati sui fondamentali e, in particolare, sugli utili”.
CONDURRE UNA RICERCA FONDAMENTALE APPROFONDITA
I cambiamenti delle politiche in materia di dazi influiscono sui risultati societari in modi complessi. Ma si allunga l’elenco delle aziende impegnate ad alleviare le pressioni mediante la diversificazione o la regionalizzazione delle catene produttive, la concentrazione degli acquisti e la richiesta di sconti sui volumi ai fornitori, l’aumento degli approvvigionamenti interni e i rialzi dei prezzi. “È vero che la volatilità legata ai dazi di recente è diminuita, ma la guerra commerciale è tutt’altro che conclusa. Con l’evolversi della situazione, bisogna condurre una ricerca fondamentale approfondita per scoprire le aziende in grado di proteggere la propria redditività e identificare quelle esposte ai maggiori rischi” riferisce l’Head of Equities di AllianceBernstein.
DIVERSIFICARE A LIVELLO REGIONALE
Questo è un buon momento per diversificare le esposizioni regionali, alla luce del processo di deglobalizzazione dell’economia mondiale. ”Oltre che negli Stati Uniti, scorgiamo molte aziende altamente redditizie anche in altre aree. Tra i catalizzatori di una ripresa delle azioni non statunitensi figurano potenzialmente l’aumento della spesa pubblica in Europa e in Giappone, le preoccupazioni per la vulnerabilità delle aziende statunitensi ai dazi, l’indebolimento del dollaro USA e l’erosione della fiducia nel ruolo degli asset statunitensi quali beni rifugio” argomenta Yu.
PIÙ SELETTIVI NELLE AZIONI STATUNITENSI
Questo non significa abbandonare le azioni statunitensi ma essere più selettivi. Un approccio cruciale da adottare anche nell’investimento nelle Magnifiche Sette per generare migliori rendimenti corretti per il rischio. “Più in generale” puntualizza l’Head of Equities di AllianceBernstein “una strategia di diversificazione difensiva e coerente può aiutare gli investitori più avversi al rischio a mantenere la rotta. Possono assumere un’esposizione ad aziende relativamente immuni ai dazi e a società tecnologiche che beneficiano dell’innovazione dell’IA con un rischio più basso rispetto alle onerose mega cap. Un portafoglio che mira attivamente a comprendere i rischi derivanti dalle mutevoli dinamiche di mercato in modo disciplinato può aiutare a ridurre le perdite nelle fasi di ribasso e a cogliere la maggior parte dei guadagni in una fase di ripresa. E aiuta a contrastare l’istinto comportamentale di vendere nel momento sbagliato e infonde la fiducia che serve a rimanere investiti per partecipare a una successiva ripresa”.
UNA PROSPETTIVA COERENTE A TRE-CINQUE ANNI
Le reazioni impulsive a notizie caotiche e movimenti erratici del mercato non aiutano a risolvere le sfide strategiche di chi vuole investire in un mondo caratterizzato da una maggiore inflazione e minori rendimenti attesi. “Il miglior antidoto all’eccessiva enfasi sul breve termine è quello di adottare una prospettiva coerente a tre-cinque anni, che funga da bussola affidabile per orientarsi negli investimenti” conclude Yu.