Il quadro
Scenari di investimento carichi di incertezze, serve una mentalità aperta
Wellington Management, in un contributo di John Butler e Eoin O'Callaghan, prevede crescita ma con più inflazione, a fronte del protezionismo USA. Possibili cambi di direzione monetaria
di Stefano Caratelli 22 Luglio 2025 08:00

Il crescente protezionismo USA accelera la deglobalizzazione, peggiora il trade-off tra inflazione e crescita, aumenta i premi al rischio e i rendimenti globali, e nel tempo l'agenda "America First" di Trump dovrebbe determinare una riallocazione dei flussi di capitale, allontanandoli dagli USA. La risposta a questi sviluppi contribuisce ad accrescere le pressioni inflazionistiche strutturali. Se l'incertezza sul fronte commerciale dovesse ridursi, potremmo assistere a una marcata ri-accelerazione dell'inflazione globale, che nel breve favorirebbe la crescita nominale, ma potrebbe cogliere le banche centrali in fallo, con politiche troppo espansive, consolidando un’inflazione più elevata e aumentando la probabilità di un ciclo di espansione-recessione.
Wellington Management, in un commento di John Butler e Eoin O'Callaghan, aggiunge che se l'incertezza attuale innescasse un aumento sostenuto della propensione al risparmio dei consumatori potremmo andare incontro a una recessione globale e a una crescente attenzione alla sostenibilità del debito sovrano. Negli ultimi anni, la ricerca del team di Wellington si è basata su due temi chiave: l'economia globale sta diventando meno integrata, e i responsabili politici sembrano sempre meno disposti a sopportare il costo di riportare in modo sostenibile l’inflazione verso l’obiettivo. L’interazione di questi trend sta ridefinendo lo scenario, portando a un'inflazione più alta e volatile, a cicli più brevi e meno stabili, e a premi al rischio e rendimenti strutturalmente maggiori.
I due temi sono ora amplificati dal disimpegno USA dalla guida dell’ordine del dopoguerra che avevano contribuito a creare, generando incertezza economica, politica e geopolitica. Qualunque sia l'esito dei negoziati, il principale consumatore al mondo rischia di ritrovarsi con il livello effettivo di dazi più elevato dagli anni Trenta. Secondo gli esperti di Wellington, dazi tra il 10%-15% avrebbero un impatto più marcato sulla crescita USA rispetto al resto del mondo, causando nel lungo termine una riduzione dei flussi di risparmio globale verso gli asset USA con crescente riallocazione verso altri mercati.
Secondo Wellington si profilano due possibili esiti: se famiglie e imprese risponderanno aumentando il risparmio, ulteriori stimoli fiscale e monetario si riveleranno probabilmente inefficaci, con una recessione globale più plausibile, mentre se, al contrario, l’incertezza iniziasse a diminuire nei prossimi mesi, il focus si sposterebbe sulle misure di stimolo fiscale e sulle loro conseguenze.
Butler e O'Callaghan ritengono nel complesso il secondo scenario al momento più probabile, il che significa che con il venir meno dell’incertezza, ci troveremmo di fronte a catene di fornitura più costose e meno efficienti, ma con politiche espansive ancora orientate a sostenere la domanda. In tale contesto, i due esperti di Wellington si aspettano una ri-accelerazione della crescita nominale e una risalita dell’inflazione, già livelli elevata, con banche centrali colte in fallo, con politiche monetarie troppo espansive. E il dibattito sui tassi nella seconda metà dell’anno potrebbe spostarsi su quando inizierà a invertirsi il recente l’allentamento.
Una politica espansiva accompagnata da una crescita nominale sorprendentemente alta potrebbe dare l'illusione di stabilità, ma condurrebbe verso un contesto molto più instabile, con cicli di espansione-recessione più ravvicinati, tanto che le politiche attuali andrebbero invertite, ma è improbabile che avvenga anche sul fronte fiscale. Toccherebbe alle banche centrali intervenire, altrimenti si avrebbe inflazione più radicata, tassi a lunga più alti e un ciclo economico molto più instabile.
Gli esperti di Wellington Management concludono affermando che sviluppi dei prossimi mesi potranno dare un'idea più precisa sulla direzione, e, nel frattempo, sottolineano l’importanza che gli investitori mantengano una mentalità aperta e siano pronti a cambiare direzione, mitigando al contempo l'incertezza.
VERSO INFLAZIONE PIÙ ALTA E CICLI PIÙ BREVI
Wellington Management, in un commento di John Butler e Eoin O'Callaghan, aggiunge che se l'incertezza attuale innescasse un aumento sostenuto della propensione al risparmio dei consumatori potremmo andare incontro a una recessione globale e a una crescente attenzione alla sostenibilità del debito sovrano. Negli ultimi anni, la ricerca del team di Wellington si è basata su due temi chiave: l'economia globale sta diventando meno integrata, e i responsabili politici sembrano sempre meno disposti a sopportare il costo di riportare in modo sostenibile l’inflazione verso l’obiettivo. L’interazione di questi trend sta ridefinendo lo scenario, portando a un'inflazione più alta e volatile, a cicli più brevi e meno stabili, e a premi al rischio e rendimenti strutturalmente maggiori.
IMPATTO DEI DAZI PIÙ MARCATO SUGLI USA
I due temi sono ora amplificati dal disimpegno USA dalla guida dell’ordine del dopoguerra che avevano contribuito a creare, generando incertezza economica, politica e geopolitica. Qualunque sia l'esito dei negoziati, il principale consumatore al mondo rischia di ritrovarsi con il livello effettivo di dazi più elevato dagli anni Trenta. Secondo gli esperti di Wellington, dazi tra il 10%-15% avrebbero un impatto più marcato sulla crescita USA rispetto al resto del mondo, causando nel lungo termine una riduzione dei flussi di risparmio globale verso gli asset USA con crescente riallocazione verso altri mercati.
DUE SCENARI POSSIBILI
Secondo Wellington si profilano due possibili esiti: se famiglie e imprese risponderanno aumentando il risparmio, ulteriori stimoli fiscale e monetario si riveleranno probabilmente inefficaci, con una recessione globale più plausibile, mentre se, al contrario, l’incertezza iniziasse a diminuire nei prossimi mesi, il focus si sposterebbe sulle misure di stimolo fiscale e sulle loro conseguenze.
POSSIBILE MINOR INCERTEZZA MA CON PIÙ INFLAZIONE
Butler e O'Callaghan ritengono nel complesso il secondo scenario al momento più probabile, il che significa che con il venir meno dell’incertezza, ci troveremmo di fronte a catene di fornitura più costose e meno efficienti, ma con politiche espansive ancora orientate a sostenere la domanda. In tale contesto, i due esperti di Wellington si aspettano una ri-accelerazione della crescita nominale e una risalita dell’inflazione, già livelli elevata, con banche centrali colte in fallo, con politiche monetarie troppo espansive. E il dibattito sui tassi nella seconda metà dell’anno potrebbe spostarsi su quando inizierà a invertirsi il recente l’allentamento.
L’IPOTESI DI INVERSIONE DELLE BANCHE CENTRALI
Una politica espansiva accompagnata da una crescita nominale sorprendentemente alta potrebbe dare l'illusione di stabilità, ma condurrebbe verso un contesto molto più instabile, con cicli di espansione-recessione più ravvicinati, tanto che le politiche attuali andrebbero invertite, ma è improbabile che avvenga anche sul fronte fiscale. Toccherebbe alle banche centrali intervenire, altrimenti si avrebbe inflazione più radicata, tassi a lunga più alti e un ciclo economico molto più instabile.
MENTALITÀ APERTA, PRONTI A CAMBIARE DIREZIONE
Gli esperti di Wellington Management concludono affermando che sviluppi dei prossimi mesi potranno dare un'idea più precisa sulla direzione, e, nel frattempo, sottolineano l’importanza che gli investitori mantengano una mentalità aperta e siano pronti a cambiare direzione, mitigando al contempo l'incertezza.