Obbligazionario
Generali Investments invita a riconsiderare la narrazione sul debito dei mercati emergenti
Alcuni dei più significativi cambiamenti strutturali, che stanno creando un ambiente macroeconomico e di mercato più incerto, rappresentano una sfida maggiore per i mercati sviluppati rispetto a quelli emergenti
di Leo Campagna 21 Luglio 2025 14:18

Nella graduatoria per rendimenti da inizio anno nel reddito fisso, i governativi dei mercati emergenti in valute locali si collocano in cima alla lista, con rialzi a doppia cifra. Questo non significa che gli asset dei mercati emergenti siano immuni alle crescenti incertezze. Tuttavia non sono i primi a subire le ripercussioni negative e potrebbero addirittura beneficiare di una maggiore incertezza. Ne è convinto Witold Bahrke, Senior Macro and Allocation Strategist di Global Evolution (società parte di Generali Investments), che delinea i tre cambiamenti strutturali che l'economia mondiale sta attualmente attraversando alla base di questa sua opinione.
Innanzitutto, gli investitori devono affrontare un cambiamento fondamentale caratterizzato da una maggiore incertezza politica e rischi geopolitici, molto più sfidante nei mercati sviluppati – in primo luogo negli Stati Uniti – rispetto ai Paesi emergenti. “E’ ovvio che una maggiore incertezza geopolitica e politica rappresenta un cambiamento strutturale per l’economia globale nel suo complesso. Tuttavia sembra essere guidato dai mercati sviluppati, sostenendo così la performance relativa alle obbligazioni dei mercati emergenti” spiega Bahrke .
Le negoziazioni potrebbero limitare l'incertezza politica se si arrivasse ad una riduzione del tasso dei dazi efficace degli Stati Uniti al di sotto dei livelli considerati recessivi (circa il 20% secondo Generali Investments) nei prossimi mesi, favorendo anche la performance complessiva del debito dei mercati emergenti. “La nostra analisi evidenzia che un ambiente di alta, ma non estrema, incertezza politica è favorevole ai rendimenti del debito dei mercati emergenti, anche in termini assoluti. Una possibile spiegazione è da ricercarsi nell’allentamento della politica monetaria da parte delle banche centrali, che tende a seguire episodi di elevata incertezza politica. Si tratta del tipo di allentamento che il mercato sta attualmente prevedendo, con una riduzione dei tassi di un punto percentuale da parte della Federal Reserve statunitense” riferisce Bahrke.
In secondo luogo, si segnala l’incertezza della traiettoria del debito e la solvibilità dei paesi alla luce del cambiamento strutturale della politica fiscale, passata da conservatrice a più generosa in termini di spese. “Questo cambiamento strutturale riguarda principalmente i mercati sviluppati. I cui deficit di bilancio, corretti per gli effetti ciclici, sono destinati a deteriorarsi più significativamente rispetto ai mercati emergenti nei prossimi anni. Una dinamica che spingerà al rialzo i rendimenti del debito, per compensare gli investitori dei maggiori rischi, con un effetto più marcato nei paesi sviluppati rispetto ai mercati emergenti” specifica il manager di Generali Investments.
Anche il terzo cambiamento strutturale, la transizione da un contesto di bassa inflazione a uno con tendenza leggermente più elevata, riguarda principalmente i mercati sviluppati. “Su questi ultimi pesano i rischi geopolitici, i cambiamenti nelle dinamiche della globalizzazione, l'aumento della spesa fiscale e le questioni demografiche che hanno chiuso l'era di "bassa inflazione" post-GFC. Al contrario, nei mercati emergenti, una politica monetaria e fiscale relativamente disciplinata e le forze disinflazionistiche provenienti dalla Cina hanno impedito all'inflazione di tendenza ad aumentare” commenta Bahrke. Secondo il quale , a beneficiarne principalmente dovrebbe essere il debito in valuta locale, dal momento che un'inflazione più bassa si traduce in tassi reali più elevati, sostenendo le valute dei mercati emergenti.
È ovvio, ammette Bahrke che il debito dei mercati emergenti non è immune da un aumento dell’incertezza politica. “Un aumento dei rendimenti dei titoli dei mercati sviluppati, causato da inflazione e incertezza fiscale, avrà implicazioni anche nei paesi emergenti, poiché tali rendimenti sono fattori chiave che influenzano le condizioni monetarie globali. Tuttavia, i mercati emergenti non sono i primi a essere messi alla prova da questi fattori e potrebbero addirittura trarne vantaggio” conclude il manager.
MAGGIORE INCERTEZZA POLITICA E RISCHI GEOPOLITICI
Innanzitutto, gli investitori devono affrontare un cambiamento fondamentale caratterizzato da una maggiore incertezza politica e rischi geopolitici, molto più sfidante nei mercati sviluppati – in primo luogo negli Stati Uniti – rispetto ai Paesi emergenti. “E’ ovvio che una maggiore incertezza geopolitica e politica rappresenta un cambiamento strutturale per l’economia globale nel suo complesso. Tuttavia sembra essere guidato dai mercati sviluppati, sostenendo così la performance relativa alle obbligazioni dei mercati emergenti” spiega Bahrke .
DAZI ENTRO IL 20%
Le negoziazioni potrebbero limitare l'incertezza politica se si arrivasse ad una riduzione del tasso dei dazi efficace degli Stati Uniti al di sotto dei livelli considerati recessivi (circa il 20% secondo Generali Investments) nei prossimi mesi, favorendo anche la performance complessiva del debito dei mercati emergenti. “La nostra analisi evidenzia che un ambiente di alta, ma non estrema, incertezza politica è favorevole ai rendimenti del debito dei mercati emergenti, anche in termini assoluti. Una possibile spiegazione è da ricercarsi nell’allentamento della politica monetaria da parte delle banche centrali, che tende a seguire episodi di elevata incertezza politica. Si tratta del tipo di allentamento che il mercato sta attualmente prevedendo, con una riduzione dei tassi di un punto percentuale da parte della Federal Reserve statunitense” riferisce Bahrke.
INCERTEZZA SUL DEBITO E SULLA SOLVIBILITÀ DEI PAESI
In secondo luogo, si segnala l’incertezza della traiettoria del debito e la solvibilità dei paesi alla luce del cambiamento strutturale della politica fiscale, passata da conservatrice a più generosa in termini di spese. “Questo cambiamento strutturale riguarda principalmente i mercati sviluppati. I cui deficit di bilancio, corretti per gli effetti ciclici, sono destinati a deteriorarsi più significativamente rispetto ai mercati emergenti nei prossimi anni. Una dinamica che spingerà al rialzo i rendimenti del debito, per compensare gli investitori dei maggiori rischi, con un effetto più marcato nei paesi sviluppati rispetto ai mercati emergenti” specifica il manager di Generali Investments.
CONTESTO DI INFLAZIONE IN TENDENZIALE AUMENTO
Anche il terzo cambiamento strutturale, la transizione da un contesto di bassa inflazione a uno con tendenza leggermente più elevata, riguarda principalmente i mercati sviluppati. “Su questi ultimi pesano i rischi geopolitici, i cambiamenti nelle dinamiche della globalizzazione, l'aumento della spesa fiscale e le questioni demografiche che hanno chiuso l'era di "bassa inflazione" post-GFC. Al contrario, nei mercati emergenti, una politica monetaria e fiscale relativamente disciplinata e le forze disinflazionistiche provenienti dalla Cina hanno impedito all'inflazione di tendenza ad aumentare” commenta Bahrke. Secondo il quale , a beneficiarne principalmente dovrebbe essere il debito in valuta locale, dal momento che un'inflazione più bassa si traduce in tassi reali più elevati, sostenendo le valute dei mercati emergenti.
MERCATI EMERGENTI NON IMMUNI DALL’INCERTEZZA POLITICA
È ovvio, ammette Bahrke che il debito dei mercati emergenti non è immune da un aumento dell’incertezza politica. “Un aumento dei rendimenti dei titoli dei mercati sviluppati, causato da inflazione e incertezza fiscale, avrà implicazioni anche nei paesi emergenti, poiché tali rendimenti sono fattori chiave che influenzano le condizioni monetarie globali. Tuttavia, i mercati emergenti non sono i primi a essere messi alla prova da questi fattori e potrebbero addirittura trarne vantaggio” conclude il manager.