Weekly Bulletin

Trimestrali: Wall Street stimata meglio dell’Europa al primo test dell’era dazi

Le aziende Usa dovrebbero incassare una netta frenata della crescita degli utili con le europee indietro. Attesa anche la reazione al nuovo rilancio di Trump. Il warning di Dimon

di Stefano Caratelli 14 Luglio 2025 08:05

financialounge -  borse dazi trimestrali Wall Street Weekly Bulletin
Mentre gli investitori si interrogano sulla reazione dei mercati all’ultimo rilancio di Trump sui dazi contro Ue e Messico, per l’azionario di Wall Street e Europa sta per partire il primo vero test dell’era della guerra tariffaria, con i risultati del secondo trimestre delle aziende, aperto proprio con le turbolenze iniziate il 2 aprile e poi recuperate. In USA, gli utili per azione sono attesi ancora in rialzo, anche se solo del 5,8%, il più debole da due anni, dopo la crescita di quasi il 14% del primo. In Europa è atteso invece il segno meno per lo STOXX 600, anche se di appena lo 0,2%, dopo un +2,2%. Si parte questa settimana come sempre con le grandi banche, da JPMorgan a BofA e Wells Fargo, insieme a Netflix, Johnson & Johnson e 3M.

LEADERSHIP DI WALL STREET SEMPRE AFFIDATA A BIG TECH E BANCHE


I principali indici sulle due sponde dell’Atlantico, dall’S&P 500 a quelli di Londra, Francoforte e Milano, si presentano all’appuntamento sui massimi, dopo essersi lasciati alle spalle gli storni primaverili dovuti proprio alla guerra dei dazi. La leadership di Wall Street resta affidata ai big tech affiancati dai grandi finanziari. Persino la galassia di Elon Musk tiene, nonostante il passaggio dalla fratellanza allo scontro con Trump, Tesla soffre ma resta in area 300 dollari e le finanze di SpaceX brillano, come sottolinea il WSJ, grazie al moltiplicarsi di clienti e servizi offerti. Anche se su scala ridotta, l’eccezionalismo USA riesce a tenere, mentre l’Europa, che sembrava dovesse raccogliere il testimone, fa fatica, con la spinta della nuova fase di spesa pubblica in difesa e infrastrutture che non si riflette ancora sui conti aziendali.

REDDITIVITÀ FERMA PER LE AZIENDE EUROPEE


Il grafico qui sotto mostra che le trimestrali più brillanti nell’ambito dello STOXX 600 sono attese dal settore tecnologico, che però resta per scala globale e redditività ben indietro rispetto agli equivalenti USA, dai titoli legati alla sanità, dagli industriali e dai finanziari, anche se con una crescita modesta degli utili. Ripiegamento abbastanza importante invece per i risultati dei settori più legati al ciclo economico. Insieme a energia, utility, materiali e immobiliare.

UTILI DELLO STOXX 600 EUROPEO ATTESI IN LIEVE CALO NEL SECONDO TRIMESTRE




IL PREZZO DEL RITARDO SUGLI USA SI PAGA SUL PIL


La malattia europea si chiama frammentazione, geografica e settoriale. L’ex Bce e Bankitalia Ignazio Angeloni sul FT ha puntato il dito sul “nazionalismo bancario”, che impedisce la nascita del mercato unico dei capitali e di campioni continentali in grado di competere con i colossi USA di scala globale. Senza i quali è difficile per le aziende europee della tecnologia e dell’industria espandersi a livello planetario. Il grande capo di JP Morgan Jamie Dimon da Dublino ha suonato una potente sveglia a un’Europa che rischia di perdere la partita della competitività con un’economia le cui dimensioni si stanno riducendo drammaticamente rispetto agli USA in termini di PIL, passato nell’arco di 10-15 anni dal 90% al 65% nell’arco di 10-15 anni. Anche per Dimon la chiave per uscirne è un autentico completamento del mercato unico, a cominciare dalla finanza.

PROBLEMA DI GOVERNANCE E TENUTA DELL’EURO


L’Europa ha anche un grosso problema di governance, evidente anche nel negoziato sui dazi con Trump dove fatica a muoversi come un blocco compatto. L’unica governance che funziona è quella dell’euro governato dalla Bce, la cui area continua a espandersi ma, a differenza dell’Ue, costringe i nuovi entrati a una stringente disciplina nei conti pubblici. E alla fine i risultati si vedono, con il debito dei Paesi periferici, a cominciare dall’Italia, sempre più attraente per gli investitori internazionali.

Bottom line. Le trimestrali in arrivo, prima in USA e poi da noi, offriranno nuovi elementi per ragionare sull’asset allocation nella parte finale del 2025, con attenzione soprattutto alla guidance che accompagnerà i risultati societari. In attesa della reazione all’ultimo rilancio di Trump sui dazi, il nemico da temere è l’emotività che rischia di far correre dietro chi grida al lupo, portando a perdite sicure e mancati guadagni.

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