Valute

Pictet Asset Management: la discesa del dollaro potrebbe essere quasi al termine

Secondo la casa d’investimento non è da ritenersi vincente una strategia finalizzata a modificare il proprio portafoglio per limitare l’impatto del biglietto verde mentre può invece essere lungimirante diversificare al di fuori degli Stati Uniti

di Leo Campagna 11 Luglio 2025 15:33

financialounge -  dollaro mercati Pictet Asset Management
Oltre 11 punti percentuali da inizio anno a fine giugno 2025. È la discesa accusata dall’indice del dollaro statunitense che, rispetto all’euro, ha addirittura perso il 14%, con il cambio EUR/USD che è passato da 1,035 a 1,18 in sei mesi. E’ il costo dell’incertezza causata dall’amministrazione americana per la politica commerciale azzardata, ma anche per un certo indebolimento economico, un rallentamento del settore manifatturiero, un timore di un governatore ombra della Fed più dovish, e l’incognita di sostenibilità del debito pubblico. “Tenuto conto di un livello di apprezzamento dell’euro fino a 1,20, soglia di sostenibilità della valuta indicata anche dalla BCE, sembra che la maggior parte del ripiegamento della valuta USA sia alle spalle”, fa sapere Andrea Campisi, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management.

IL DOLLARO RESTA LA PRINCIPALE VALUTA IN DIVERSI AMBITI


Sebbene le attuali valutazioni siano comunque ancora leggermente al di sopra dei suoi livelli medi storici, il biglietto verde resta in ogni caso la principale valuta in diversi ambiti. Rappresenta il 59% circa delle riserve valutarie globali precedendo ampiamente l'euro, la seconda in questa graduatoria, che non va oltre il 20%. Inoltre il 64% del debito mondiale è denominato in dollari mentre il 58% dei pagamenti internazionali (escludendo i pagamenti all'interno dell'eurozona) e delle transazioni in valuta estera sono denominate in dollari USA, valuta nella quale sono emesse oltre il 50% delle fatture per il commercio estero a livello globale.

DIVERSIFICARE AL DI FUORI DEGLI STATI UNITI


In pratica, la dinamica vista da inizio anno è quella auspicata dall’amministrazione Trump di un dollaro più fair, senza però perdere la sua rilevanza a livello internazionale. Restano tuttavia le implicazioni per gli investitori non statunitensi. “Alla luce del calo già registrato da inizio anno, riteniamo non vincente una strategia finalizzata a modificare il proprio portafoglio per limitare l’impatto del dollaro, che pensiamo abbia margini ridotti per un ulteriore deprezzamento. Se si desidera coprire una parte dell’esposizione azionaria USA il costo attuale di hedging per le coperture sul cambio si aggira tra il 2,5% e il 3% l’anno. Al contrario ha senso diversificare il proprio portafoglio al di fuori degli Stati Uniti, orientandosi su asset di diversa valuta o prezzate in euro” riferisce Campisi.

EUROPEAN UNION BOND E GOVERNATIVI EURO


Secondo il manager di Pictet AM, la diversificazione del portafoglio sulle asset class globali permette di ridurre il rischio di cambio. Le sue preferenze vanno alle obbligazioni dei paesi sviluppati e di quelli emergenti in valuta locale, all’azionario globale e ai metalli preziosi. “I titoli European Union bond e governativi in euro, per esempio” sottolinea Campisi “presentano un mix di liquidità e diversificazione, beneficiano della compressione degli spread intra-europei e offrono un ottimo rendimento aggiustato per la volatilità. Il segmento a 5 e 7 anni della curva, in particolare, combina il miglior rendimento atteso con una maggior difesa dai movimenti della curva”.

L’APPEAL DEL DEBITO EMERGENTE IN VALUTA LOCALE


Per quanto riguarda invece il debito emergente in valuta locale, elementi macro, tecnici e valutazioni ne rafforzano le quotazioni. “Le tariffe, il calo dell’export e domanda interna sostengono il trend disinflazionistico. Inoltre i deflussi accusati dall’asset class ne hanno ridotto il rischio di maggiore volatilità mentre un dollaro USA debole dovrebbe favorire i ritorni in ottica di medio periodo.

AZIONI EUROPEE ED EMERGENTI E ORO


“Alla luce della rotazione di portafoglio a favore del resto del mondo e della riduzione d’incertezza sulle negoziazioni commerciali, riteniamo interessanti in particolare le azioni europee ed emergenti visto anche il contesto di stimoli fiscali. Infine ci piacciono i metalli preziosi, sempre più utilizzate come safe-heaven da parte degli investitori. L’oro, in particolare, ha registrato un incremento della percentuale di detenzione da parte delle banche centrali (in particolare emergenti) a sfavore del dollaro americano” conclude il Senior Investment Manager di Pictet Asset Management.

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