Outlook
L’asset allocation per il secondo semestre: quella di AllianzGI è fondata sui B.I.G.
Il portafoglio della casa d’investimento privilegia i Bond, l’International equity e il Gold, ovvero, le obbligazioni aziendali in euro, le azioni al di fuori degli Stati Uniti (senza però escluderli) e l’oro
di Leo Campagna 10 Luglio 2025 09:26

Nel secondo semestre 2025 ci saranno occasioni di investimento che andranno ricercate soprattutto nelle regioni e nei settori impattati dalla frammentazione globale in atto. E’ una delle principali convinzioni rivelate da Enzo Corsello, Country Head Italy di Allianz Global Investors durante la presentazione alla stampa specializzata dell’Outlook Mid Year 2025.
La volatilità sui mercati, scatenata dalle incertezze sulle politiche commerciali e fiscali a livello globale, non è stata accompagnata da una direzionalità. L’azionario, tra alti e bassi ha mostrato una certa resilienza, con quotazioni sui valori di inizio anno o poco al di sopra. L’obbligazionario, invece, ha registrato un irripidimento delle curve dei tassi. In Europa più per effetto dei tagli da parte della BCE, che ha ridimensionato i rendimenti della parte breve della curva, mentre negli States, è stata la parte lunga ad accusare tensioni al rialzo.
“Questo ambiente di alta volatilità con bassa direzionalità è figlio dell’atteggiamento della maggioranza degli investitori che seguono ciò che annuncia Trump ma poi analizzano i dati reali di mercato, dalla crescita economica all’inflazione fino ai dati sul mondo del lavoro e ai consumi. E’ quello che si definisce un contesto income driven vulnerabile ai picchi di inflazione (che non si possono escludere nell’immediato futuro) e all’implosione della crescita (meno probabile allo stato attuale)” ha dichiarato Corsello.
A questo proposito, l’opinione di AllianzGI per il secondo semestre dell’anno è che ci sarà una sostanziale tenuta dei tassi di crescita per i maggiori paesi sviluppati. Negli Stati Uniti, in particolare, il tasso di crescita dovrebbe dimezzarsi nel 2025 ma non è escluso che alcuni fattori positivi (iniziative fiscali e accordo sui dazi) possano farlo risalire entro il 2026. Resta il fatto che l’incertezza resta elevata, per almeno tre situazioni. In primis per la riconfigurazione delle catene produttive In secondo luogo per la politica fiscale che sta alimentando i debiti statali con significative tensioni sui rendimenti dei governativi. Infine, ma non certo per importanza, contribuisce la frammentazione geopolitiche che offre opportunità agli investitori più attenti nell’ambito della sicurezza (cyber e aziendale), delle infrastrutture e della difesa.
“Se volessimo sintetizzare, le fondamenta del portafoglio per la seconda parte dell’anno dovrebbero essere costituite dalle B.I.G. (Bond, International equity e Gold)” ha specificato Corsello. Nell’azionario, occorre ricordare che gli indici USA sono molto concentrati (le sette magnifiche e pochi altri titoli guidano il listino) e sono molto rappresentati negli indici mondiali azionari (circa il 63%). “Per questo suggeriamo di sovrappesare l’Europa che in generale appare sempre più interessante e dove pensiamo che, oltre al settore finanziario, le aziende leader in cybersicurezza, difesa e AI potrebbero trarre vantaggio dai piani di spesa pubblica. Sovrappeso selettivo anche in Asia mentre negli Stati Uniti consigliamo di portare l’esposizione ad un sottopeso (tra il 55% e il 60%) e non certo ad azzerarne le posizioni” ha puntualizzato Corsello.
Nel reddito fisso, prosegue il manager, la preferenza va all’area euro i cui rendimenti sono superiori a quelli degli omologhi titoli USA al netto della copertura del rischio di cambio. Meglio ancora i bond aziendali di durata 4-5 anni che offrono un rendimento maggiore rispetto ai governativi euro e una relativamente blanda esposizione al rischio di tasso. “In uno scenario di soft landing, e in assenza di eventi geopolitici estremi, la BCE dovrebbe effettuare il primo prossimo taglio nel gennaio 2026 mentre la Fed dovrebbe farlo nella riunione di ottobre 2025” ha commentato Massimiliano Maxia, Senior Fixed Income Product Specialist di AllianzGI.
Una dinamica che dovrebbe far proseguire il trading range osservato negli ultimi due – tre mesi. Ovvero il tasso dei bund a 10 anni tra il 2,30% e il 2,60% e quello dell’omologo Tresaury USA tra il 4,20% e il 4,60%. “Se così fosse dovrebbero continuare ad essere premiati i titoli con flussi cedolari più ricchi rispetto a quelli dei bund e tra questi anche i BTP italiani” ha aggiunto Maxia. Per quanto riguarda infine l’oro, dovrebbe continuare a svolgere la sua funzione di decorrelazione in portafoglio, supportato sia dagli acquisti delle banche centrali che dal minor appeal dei governativi per l’aumento dei debiti statali.
VOLATILITA’ SENZA DIREZIONALITÀ
La volatilità sui mercati, scatenata dalle incertezze sulle politiche commerciali e fiscali a livello globale, non è stata accompagnata da una direzionalità. L’azionario, tra alti e bassi ha mostrato una certa resilienza, con quotazioni sui valori di inizio anno o poco al di sopra. L’obbligazionario, invece, ha registrato un irripidimento delle curve dei tassi. In Europa più per effetto dei tagli da parte della BCE, che ha ridimensionato i rendimenti della parte breve della curva, mentre negli States, è stata la parte lunga ad accusare tensioni al rialzo.
UN CONTESTO INCOME DRIVEN
“Questo ambiente di alta volatilità con bassa direzionalità è figlio dell’atteggiamento della maggioranza degli investitori che seguono ciò che annuncia Trump ma poi analizzano i dati reali di mercato, dalla crescita economica all’inflazione fino ai dati sul mondo del lavoro e ai consumi. E’ quello che si definisce un contesto income driven vulnerabile ai picchi di inflazione (che non si possono escludere nell’immediato futuro) e all’implosione della crescita (meno probabile allo stato attuale)” ha dichiarato Corsello.
LA VIEW DI ALLIANZGI PER IL SECONDO SEMESTRE
A questo proposito, l’opinione di AllianzGI per il secondo semestre dell’anno è che ci sarà una sostanziale tenuta dei tassi di crescita per i maggiori paesi sviluppati. Negli Stati Uniti, in particolare, il tasso di crescita dovrebbe dimezzarsi nel 2025 ma non è escluso che alcuni fattori positivi (iniziative fiscali e accordo sui dazi) possano farlo risalire entro il 2026. Resta il fatto che l’incertezza resta elevata, per almeno tre situazioni. In primis per la riconfigurazione delle catene produttive In secondo luogo per la politica fiscale che sta alimentando i debiti statali con significative tensioni sui rendimenti dei governativi. Infine, ma non certo per importanza, contribuisce la frammentazione geopolitiche che offre opportunità agli investitori più attenti nell’ambito della sicurezza (cyber e aziendale), delle infrastrutture e della difesa.
UN PORTAFOGLIO FONDATO SUI B.I.G.
“Se volessimo sintetizzare, le fondamenta del portafoglio per la seconda parte dell’anno dovrebbero essere costituite dalle B.I.G. (Bond, International equity e Gold)” ha specificato Corsello. Nell’azionario, occorre ricordare che gli indici USA sono molto concentrati (le sette magnifiche e pochi altri titoli guidano il listino) e sono molto rappresentati negli indici mondiali azionari (circa il 63%). “Per questo suggeriamo di sovrappesare l’Europa che in generale appare sempre più interessante e dove pensiamo che, oltre al settore finanziario, le aziende leader in cybersicurezza, difesa e AI potrebbero trarre vantaggio dai piani di spesa pubblica. Sovrappeso selettivo anche in Asia mentre negli Stati Uniti consigliamo di portare l’esposizione ad un sottopeso (tra il 55% e il 60%) e non certo ad azzerarne le posizioni” ha puntualizzato Corsello.
PREFERENZA ALLE OBBLIGAZIONI SOCIETARIE IN EURO
Nel reddito fisso, prosegue il manager, la preferenza va all’area euro i cui rendimenti sono superiori a quelli degli omologhi titoli USA al netto della copertura del rischio di cambio. Meglio ancora i bond aziendali di durata 4-5 anni che offrono un rendimento maggiore rispetto ai governativi euro e una relativamente blanda esposizione al rischio di tasso. “In uno scenario di soft landing, e in assenza di eventi geopolitici estremi, la BCE dovrebbe effettuare il primo prossimo taglio nel gennaio 2026 mentre la Fed dovrebbe farlo nella riunione di ottobre 2025” ha commentato Massimiliano Maxia, Senior Fixed Income Product Specialist di AllianzGI.
I BTP DOVREBBERO CONTINUARE A FARE BENE
Una dinamica che dovrebbe far proseguire il trading range osservato negli ultimi due – tre mesi. Ovvero il tasso dei bund a 10 anni tra il 2,30% e il 2,60% e quello dell’omologo Tresaury USA tra il 4,20% e il 4,60%. “Se così fosse dovrebbero continuare ad essere premiati i titoli con flussi cedolari più ricchi rispetto a quelli dei bund e tra questi anche i BTP italiani” ha aggiunto Maxia. Per quanto riguarda infine l’oro, dovrebbe continuare a svolgere la sua funzione di decorrelazione in portafoglio, supportato sia dagli acquisti delle banche centrali che dal minor appeal dei governativi per l’aumento dei debiti statali.