
Alcol e invecchiamento
Dopo le parole di Lollobrigida, è vero che nei Paesi in cui si beve più vino si vive di più?
Il legame tra alcol e longevità torna sotto i riflettori dopo le affermazioni del ministro: “Nella nazioni dove non si beve, si vive meno” . Ma i dati economici e sanitari raccontano una storia più complessa
di Davide Lentini 8 Luglio 2025 14:01

Le recenti dichiarazioni del ministro Francesco Lollobrigida sul vino, definito come "un elemento identitario della cultura mediterranea, da non demonizzare", hanno riacceso il dibattito sul ruolo dell’alcol nella salute e nella longevità. Ma è davvero come dice lui, ovvero che nei Paesi dove si consuma più vino si vive più a lungo? La risposta, se si guarda ai dati economici e di salute, è meno immediata di quanto sembri.
Spesso si cita il cosiddetto paradosso francese: in Francia, nonostante una dieta relativamente ricca di grassi e un consumo pro capite di vino tra i più alti al mondo (oltre 40 litri annui per adulto), l’aspettativa di vita rimane elevata. Tuttavia oggi molti epidemiologi mettono in discussione l’interpretazione semplicistica di questo fenomeno. Non è il vino in sé a spiegare la longevità, ma un insieme di fattori tra cui la dieta mediterranea, l’accesso a un buon sistema sanitario e stili di vita meno sedentari, che vanno considerati nel loro complesso.
Se analizziamo i dati dell’Ocse sull’aspettativa di vita e li confrontiamo con quelli dell’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino (Oiv) sul consumo di vino, emergono alcune curiosità: Italia e Francia, grandi produttori e consumatori di "nettare degli dei", mostrano un’aspettativa di vita sopra la media Ocse, pari a circa 83 anni. Spagna e Portogallo, anch’essi con una cultura enologica radicata, si attestano su valori simili. Ma anche Giappone e Corea del Sud, dove il vino non è storicamente centrale nella dieta, mostrano aspettative di vita elevate o addirittura superiori: siamo sugli 84-85 anni. Appare evidente che il consumo di vino da solo non spiega le differenze nella longevità.
Ma allora qual è il dato economico chiave che caratterizza la longevità in tutti questi paesi? Di sicuro contano la qualità generale della dieta, la prevenzione sanitaria, il livello d’istruzione, il reddito pro capite e persino la coesione sociale. In questo contesto, l’industria del vino può trovare una nuova collocazione all’interno della cosiddetta longevity economy: non come simbolo di eccessi o rischi, ma come parte di uno stile di vita consapevole. Sempre più aziende vinicole, soprattutto italiane, puntano infatti su pratiche sostenibili, su vini biologici e su una narrazione legata al benessere moderato che può aiutare soprattutto i longennials.
Secondo uno studio della Banca d’Italia, il comparto enogastronomico di qualità attrae fasce sempre più ampie di over 60, sia in termini di consumo che di turismo, con un impatto economico crescente. Il vino, in questo senso, diventa anche una leva per l’invecchiamento attivo e per l’economia dei “silver”. Da parte sua l’Oms ricorda che non esistono livelli “sicuri” di consumo di alcol. Tuttavia, in contesti culturali dove il vino è parte di un pasto e non di un’abitudine ricreativa eccessiva, i rischi diminuiscono.
Il punto chiave è che la longevità non si compra certamente in bottiglia. Ma in un'economia che guarda sempre più agli over 60 come protagonisti, anche il settore del vino, se gestito con consapevolezza, può contribuire a un modello di benessere sostenibile e compatibile con un invecchiamento di qualità.
IL PARADOSSO FRANCESE SU GRASSI E VINO
Spesso si cita il cosiddetto paradosso francese: in Francia, nonostante una dieta relativamente ricca di grassi e un consumo pro capite di vino tra i più alti al mondo (oltre 40 litri annui per adulto), l’aspettativa di vita rimane elevata. Tuttavia oggi molti epidemiologi mettono in discussione l’interpretazione semplicistica di questo fenomeno. Non è il vino in sé a spiegare la longevità, ma un insieme di fattori tra cui la dieta mediterranea, l’accesso a un buon sistema sanitario e stili di vita meno sedentari, che vanno considerati nel loro complesso.
VINO E ASPETTATIVA DI VITA, IL CONFRONTO TRA PAESI
Se analizziamo i dati dell’Ocse sull’aspettativa di vita e li confrontiamo con quelli dell’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino (Oiv) sul consumo di vino, emergono alcune curiosità: Italia e Francia, grandi produttori e consumatori di "nettare degli dei", mostrano un’aspettativa di vita sopra la media Ocse, pari a circa 83 anni. Spagna e Portogallo, anch’essi con una cultura enologica radicata, si attestano su valori simili. Ma anche Giappone e Corea del Sud, dove il vino non è storicamente centrale nella dieta, mostrano aspettative di vita elevate o addirittura superiori: siamo sugli 84-85 anni. Appare evidente che il consumo di vino da solo non spiega le differenze nella longevità.
IL VINO E LA LONGEVITY ECONOMY
Ma allora qual è il dato economico chiave che caratterizza la longevità in tutti questi paesi? Di sicuro contano la qualità generale della dieta, la prevenzione sanitaria, il livello d’istruzione, il reddito pro capite e persino la coesione sociale. In questo contesto, l’industria del vino può trovare una nuova collocazione all’interno della cosiddetta longevity economy: non come simbolo di eccessi o rischi, ma come parte di uno stile di vita consapevole. Sempre più aziende vinicole, soprattutto italiane, puntano infatti su pratiche sostenibili, su vini biologici e su una narrazione legata al benessere moderato che può aiutare soprattutto i longennials.
OVER 60 SEMPRE PIÙ ATTRATTI DALL'ENOGASTRONOMIA
Secondo uno studio della Banca d’Italia, il comparto enogastronomico di qualità attrae fasce sempre più ampie di over 60, sia in termini di consumo che di turismo, con un impatto economico crescente. Il vino, in questo senso, diventa anche una leva per l’invecchiamento attivo e per l’economia dei “silver”. Da parte sua l’Oms ricorda che non esistono livelli “sicuri” di consumo di alcol. Tuttavia, in contesti culturali dove il vino è parte di un pasto e non di un’abitudine ricreativa eccessiva, i rischi diminuiscono.
ALCOL E INVECCHIAMENTO DI QUALITÀ
Il punto chiave è che la longevità non si compra certamente in bottiglia. Ma in un'economia che guarda sempre più agli over 60 come protagonisti, anche il settore del vino, se gestito con consapevolezza, può contribuire a un modello di benessere sostenibile e compatibile con un invecchiamento di qualità.
Trending