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Stili di investimento azionari: l’analisi di Aberdeen Investments sull’impatto del conflitto Israele-Iran

Esaminando attentamente il comportamento degli stili e dei fattori, gli investitori possono mantenersi un passo avanti, posizionando i portafogli in modo da resistere agli shock e cogliere le opportunità

di Leo Campagna 6 Luglio 2025 12:00

financialounge -  Aberdeen Investments azioni investimento
Un test cruciale sul comportamento degli stili azionari in caso di stress geopolitico e su come gli shock possano influenzare i mercati finanziari. È quello effettuato da Ross Olusanya, Quantitative Investment Director, Aberdeen Investments, in occasione della recente escalation tra Israele e Iran, che ha privilegiato l’analisi delle strategie di investimento che potrebbero essere più resilienti o vulnerabili in questo contesto.

TITOLI A BASSO BETA


Partiamo dai titoli a basso beta (come beni di consumo, utility etc). All'attacco israeliano all'Iran del 13 giugno, hanno registrato una forte performance, mentre i titoli ad alto beta hanno subito una flessione. Il trend si è poi invertito quando le speranze di un cessate il fuoco sono aumentate. Uno schema classico: quando prevale la paura, si tende ad acquistare titoli a basso beta e a vendere quelli ad alto beta; al contrario, nei momenti di distensione accade l'opposto.

LO STILE BASATO SUL MOMENTUM


La cosa interessante è che lo stile basato sul Momentum ha resistito grazie alla rotazione verso i titoli difensivi. Il motivo è semplice: prima del conflitto, le strategie focalizzate sul momentum si erano orientate verso titoli difensivi a seguito dell’incertezza che ha spinto i trader a preferire i titoli a basso beta. Pertanto, alla notizia dei bombardamenti, questi trend hanno accelerato invece di subire un'inversione e lo stile improntato al Momentum non ha minimamente risentito delle tensioni geopolitiche.

L’APPROCCIO SETTORIALE VALUE


“Per quanto riguarda invece l’approccio settoriale Value, la sua sovraperformance in occasione dell’attacco di Israele all’Iran è dipesa in gran parte dall’esposizione ai comparti energia e utility, che hanno beneficiato dell’impennata del prezzo del petrolio e di un flight to safety. Se si escludono questi settori, il Value non avrebbe mostrato un comportamento così difensivo” argomenta il manager di Aberdeen Investments.

LA SPINTA DI PETROLIO E UTILITY


I titoli growth, in particolare quelli a forte crescita, hanno invece sofferto, come spesso accade quando salgono i rendimenti e cala l’appetito per il rischio. Il 24 giugno, alla notizia di un possibile cessate il fuoco, il contesto si è invertito: il petrolio è sceso, i titoli ciclici e ad alto beta sono rimbalzati e i titoli difensivi hanno perso slancio. “Questa dinamica ci insegna che il comportamento del Value non è sempre legato alle valutazioni, ma spesso alla sua composizione settoriale, come in questo caso a petrolio e utility” spiega Olusanya.

TITOLI DI QUALITÀ


Cosa è successo invece ai titoli di qualità, ovvero alle aziende con bilanci solidi, utili stabili, un elevato ritorno sul capitale proprio? Durante lo shock iniziale hanno registrato una performance mediocre. “Molte società di qualità - si pensi alle grandi aziende tecnologiche o ai marchi di consumo di qualità - incorporano ancora un rischio di mercato. Inoltre, la qualità non è sinonimo di basso beta. Durante questa crisi l’obiettivo primario degli investitori era quello di dare priorità a fattori esplicitamente a basso rischio, come un basso beta e il rendimento dei dividendi” fa sapere Olusanya.

LE VARIANTI CHE POSSONO IMPATTARE IL TREND


I mercati tendono a comportarsi secondo schemi piuttosto consolidati durante eventi estremi, siano essi di natura geopolitica, sociale o ambientale. Tuttavia alcune varianti che riflettono il contesto corrente possono interagire. Ecco perché approcci generici come “value” o “growth” possono risultare fuorvianti. Gli investitori devono sapere cosa possiedono davvero, al di là della semplice etichetta dei fattori.

CONSIDERAZIONI FINALI


“All’interno dello stile “value”, ad esempio, la composizione settoriale (energia, utility, ecc.) è stata determinante per il suo successo in questo conflitto. Il fatto che il “momentum” non si sia deteriorato svela quale fosse il posizionamento del mercato prima dell’inizio del conflitto. Quando un rischio estremo segue un altro, il posizionamento precedente del mercato può attenuare o amplificare l’impatto sui fattori. In questo caso, il momentum, che si era già spostato verso titoli più sicuri, ha sostenuto la tenuta durante la tempesta” conclude il Quantitative Investment Director di Aberdeen Investments.

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