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Il confronto dell'high yield con le azioni: l’analisi di PGIM
Secondo la casa d’investimento i rendimenti assoluti e gli spread dell’high yield globale offrono un punto di ingresso interessante con il potenziale per generare performance simili a quelli azionari ma con una resilienza di gran lunga maggiore
di Leo Campagna 3 Luglio 2025 19:07

Performance storica rispetto alle azioni e rendimenti prospettici. Valutazioni relative rispetto alle azioni. Performance in mercati volatili. Solidi fondamentali del credito. Sono i quattro aspetti indagati dagli esperti di PGIM che hanno portato a concludere che i rendimenti assoluti e gli spread high yield globale offrono un punto di ingresso interessante. Questo segmento a reddito fisso sembra avere il potenziale per generare rendimenti simili a quelli azionari con una resilienza di gran lunga maggiore.
Iniziamo dalle performance. Dal 2001, le obbligazioni high yield globali hanno sovraperformato le azioni non solo in termini di rendimento assoluto, ma anche in termini di minore volatilità. “Attualmente il rendimento del mercato high yield globale è superiore al 7% e rappresenta un punto di ingresso interessante. Infatti, dal 1987, i periodi in cui i rendimenti erano compresi tra il 7 e l'8% hanno indicato rendimenti positivi il 90% delle volte nei 12 mesi successivi” spiegano i manager PGIM.
Per quanto riguarda le valutazioni relative, si osserva come l'aumento dei corsi azionari abbia superato la crescita degli utili, portando a valutazioni azionarie progressivamente più costose. “Il rialzo dei tassi nel 2022, in un contesto di aumento dei multipli dei prezzi delle azioni e del calo dei rendimenti degli utili, ha spinto questo differenziale di rendimento degli high yield statunitensi con il rendimento degli utili delle azioni statunitensi ben al di sopra dei livelli medi a circa 4 punti percentuali” commentano i professionisti della casa d’investimento.
I quali non nascondono che anche l'high yield non sia immune da periodi di drawdown. “I drawdown del mercato high yield globale, che si sono attestati in media all'11%, nettamente al di sotto del 26% medio delle azioni globali, sono stati anche seguiti da recuperi molto più rapidi ai livelli pre-drawdown. Il periodo dal minimo alla ripresa del mercato high yield globale è stato in media di poco superiore a sette mesi, mentre il periodo dal minimo alla ripresa delle azioni è stato in media di 18,5 mesi” sottolineano gli esperti di PGIM.
Per quanto riguarda i fondamentali del credito, gli emittenti high yield continuano a operare con bilanci solidi, poiché la leva finanziaria lorda rimane ben al di sotto dei livelli pre-COVID e lo stesso vale per la copertura degli interessi. Inoltre gli aggiornamenti del rating creditizio hanno continuato a superare i declassamenti fino al 1° trimestre 2025. “E’ vero che alcune società stanno guidando al ribasso le aspettative per la seconda metà dell'anno. Tuttavia, i nostri analisti segnalano anche che la maggior parte degli emittenti continua a generare flussi di cassa positivi. Inoltre il focus del management aziendale è sull'ottimizzazione del bilancio, sull'efficienza operativa e sulla riduzione delle spese in conto capitale e dei costi. Una dinamica che favorisce la proposta di valore relativo dell'high yield globale rispetto alle azioni globali” puntualizzano i manager della casa d’investimento.
E quali sono invece le prospettive sui default alla luce della leveraged finance? “Dopo un'esperienza positiva nel 2024, ci aspettiamo un ulteriore calo dei default globali nel 2025 e nel 2026. Nel nostro scenario di base e negli scenari ottimistici le nostre previsioni di default segnalano una riduzione di oltre 50 pb del tasso di default fino al 2026, confermando le condizioni di default storicamente basse degli ultimi anni. Nel nostro scenario pessimistico, ci aspettiamo un aumento di 200 pb delle insolvenze nel prossimo anno” concludono i professionisti di PGIM.
PROSPETTIVE INCORAGGIANTI PER I RENDIMENTI
Iniziamo dalle performance. Dal 2001, le obbligazioni high yield globali hanno sovraperformato le azioni non solo in termini di rendimento assoluto, ma anche in termini di minore volatilità. “Attualmente il rendimento del mercato high yield globale è superiore al 7% e rappresenta un punto di ingresso interessante. Infatti, dal 1987, i periodi in cui i rendimenti erano compresi tra il 7 e l'8% hanno indicato rendimenti positivi il 90% delle volte nei 12 mesi successivi” spiegano i manager PGIM.
VALUTAZIONI RELATIVE ATTRATTIVE
Per quanto riguarda le valutazioni relative, si osserva come l'aumento dei corsi azionari abbia superato la crescita degli utili, portando a valutazioni azionarie progressivamente più costose. “Il rialzo dei tassi nel 2022, in un contesto di aumento dei multipli dei prezzi delle azioni e del calo dei rendimenti degli utili, ha spinto questo differenziale di rendimento degli high yield statunitensi con il rendimento degli utili delle azioni statunitensi ben al di sopra dei livelli medi a circa 4 punti percentuali” commentano i professionisti della casa d’investimento.
A PROPOSITO DI DRAWDOWN
I quali non nascondono che anche l'high yield non sia immune da periodi di drawdown. “I drawdown del mercato high yield globale, che si sono attestati in media all'11%, nettamente al di sotto del 26% medio delle azioni globali, sono stati anche seguiti da recuperi molto più rapidi ai livelli pre-drawdown. Il periodo dal minimo alla ripresa del mercato high yield globale è stato in media di poco superiore a sette mesi, mentre il periodo dal minimo alla ripresa delle azioni è stato in media di 18,5 mesi” sottolineano gli esperti di PGIM.
FONDAMENTALI DEL CREDITO SOLIDI
Per quanto riguarda i fondamentali del credito, gli emittenti high yield continuano a operare con bilanci solidi, poiché la leva finanziaria lorda rimane ben al di sotto dei livelli pre-COVID e lo stesso vale per la copertura degli interessi. Inoltre gli aggiornamenti del rating creditizio hanno continuato a superare i declassamenti fino al 1° trimestre 2025. “E’ vero che alcune società stanno guidando al ribasso le aspettative per la seconda metà dell'anno. Tuttavia, i nostri analisti segnalano anche che la maggior parte degli emittenti continua a generare flussi di cassa positivi. Inoltre il focus del management aziendale è sull'ottimizzazione del bilancio, sull'efficienza operativa e sulla riduzione delle spese in conto capitale e dei costi. Una dinamica che favorisce la proposta di valore relativo dell'high yield globale rispetto alle azioni globali” puntualizzano i manager della casa d’investimento.
DEFAULT SOTTO CONTROLLO
E quali sono invece le prospettive sui default alla luce della leveraged finance? “Dopo un'esperienza positiva nel 2024, ci aspettiamo un ulteriore calo dei default globali nel 2025 e nel 2026. Nel nostro scenario di base e negli scenari ottimistici le nostre previsioni di default segnalano una riduzione di oltre 50 pb del tasso di default fino al 2026, confermando le condizioni di default storicamente basse degli ultimi anni. Nel nostro scenario pessimistico, ci aspettiamo un aumento di 200 pb delle insolvenze nel prossimo anno” concludono i professionisti di PGIM.