Le prospettive

L’analisi di Generali Asset Management sulle difficoltà del settore del lusso

La stagione utili del secondo trimestre svelerà se il mercato cinese può tornare a rappresentare un motore di crescita e di profittabilità e se il consumatore americano possa essere ormai considerato “maturo”

di Leo Campagna 27 Giugno 2025 18:51

financialounge -  Generali Asset Management investimenti lusso
Un settore ciclico, influenzato da vari fattori quali il senso di benessere e di ricchezza, ma anche dal turismo, con un ritmo di crescita circa il doppio rispetto al prodotto interno lordo mondiale. Stiamo parlando del settore del lusso il cui giro d’affari è attualmente ripartito per il 30% nel Vecchio Continente, per circa il 30% negli Stati Uniti e un altro 30% in Asia, con la Cina e il Giappone che rappresentano i mercati principali di questa regione: il restante 10% delle vendite proviene dal resto del mondo.

UNA FASE DI NORMALIZZAZIONE PER GLI STATI UNITI


In ciascuno di questi mercati esiste una componente locale ed una legata al turismo. In Europa, per esempio Italia e Francia sono tra i paesi più esposti ai flussi turistici. Negli Stati Uniti il vero boom del mercato del lusso è avvenuto subito dopo la pandemia di Covid-19. Le ingenti disponibilità finanziarie, grazie ai sussidi erogati dall’amministrazione americana, hanno alimentato le spese per beni di lusso, in particolare da parte dei consumatori più giovani. “Dopo anni di crescita eccezionale, negli Stati Uniti stiamo assistendo a una fase di normalizzazione iniziata lo scorso anno. Questa tendenza si rifletterà anche nel settore del turismo in Europa per effetto di un dollaro meno forte e di un contesto geopolitico incerto” commenta Chiara Robba, head of LDI Equity di Generali Asset Management.

MERCATO CINESE MENO BRILLANTE


La Cina, invece, ha registrato una crescita costante si spesa per il lusso sin dall’ingresso nel WTO, con un periodo di forte accelerazione fino al 2011-2012, durante il quale il Partito Comunista ha avviato una campagna anticorruzione che ha imposto restrizioni e riduzioni agli eccessi. “Con il Covid e la crisi immobiliare il settore del lusso ha accusato un duro colpo. La mancanza della sensazione di benessere, causata dall’alto tasso di disoccupazione giovanile e dal crollo dei prezzi degli immobili, hanno provocato un drastico calo delle vendite sia in Cina che all’estero. Inoltre, ad aggravare la situazione ha concorso anche la ridotta capacità dei voli internazionali subito dopo la fine del Covid” spiega Robba.

PROFONDE RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI


Un intreccio di situazioni che ha visto rallentare la crescita del settore del lusso a livello globale, costringendo alcune aziende a intraprendere profonde ristrutturazioni. L’incertezza geopolitica attuale e lo stato di salute del consumatore, consigliano una riflessione sull'andamento della spesa in questo specifico settore. “Privilegiamo le aziende che mantengono un buon slancio del marchio, che dispongono di una giustificata possibilità di aumentare i prezzi (a causa della scarsità dei prodotti o dell'incremento dei costi delle materie prime utilizzate) e che si posizionano il più possibile al di fuori delle fasce di massa” fa sapere la manager di Generali Asset Management.

L’IMPATTO DEI DAZI E DELLA DEBOLEZZA DEL DOLLARO


Il settore attualmente viene scambiato a un rapporto prezzo/utili (p/e) di 22 volte gli utili previsti per i prossimi 12 mesi, escludendo Hermès. “Si tratta di valutazioni che incorporano un premio notevolmente ridotto rispetto al mercato, tenuto conto che, tra giugno 2020 e giugno 2021, il p/e si attestava intorno a 35 volte, giustificato dalla crescita superiore dopo la pandemia di Covid-19” sottolinea Robba che ricorda come, dall’inizio di quest’anno, il settore sia stato frenato in modo significativo dai dazi e dalla debolezza del dollaro.

PRICING POWER


La manager ritiene che le compagnie società con un maggiore potere di determinazione dei prezzi (pricing power) possano riuscire, nei diversi contesti, a trasferire eventuali costi aggiuntivi ai consumatori attraverso aumenti di prezzo. “Nei cicli economici precedenti, le aziende del settore sono riuscite a ridurre in modo importante i costi fissi, un tempo molto elevati. Una dinamica virtuosa che ha ridotto l'impatto negativo dell’indebitamento operativo (operating deleverage) e che consente, anche con una crescita del fatturato più modesta, di preservare al meglio i margini di profitto” argomenta Robba.

LA STAGIONE UTILI DEL SECONDO TRIMESTRE


La cui attenzione adesso è tutta rivolta alla stagione utili del secondo trimestre. “Il focus sarà sulla crescita del fatturato per aree geografiche. Si saprà se il mercato cinese può tornare a rappresentare un motore di crescita e di profittabilità e se il consumatore americano, nonostante il ritorno ai livelli pre-Covid del tasso di risparmio, possa essere ormai considerato “maturo” conclude la manager di Generali Asset Management.

Trending