Weekly Bulletin

Gli allarmi sul debito Usa infondati come i crolli annunciati di Wall Street

Cosa sono i CDS e perché non segnalano rischi di default, sui Treasury solo emotività e volatilità. Trump sbaglia a dar ordini alla Fed, che insieme al Tesoro lavora per garantire tenuta

di Stefano Caratelli 9 Giugno 2025 08:11

financialounge -  mercati treasury Weekly Bulletin
Nel 2000 Bill Clinton chiuse i suoi 8 anni alla Casa Bianca lasciando la sontuosa eredità di un bilancio federale in surplus, grazie al “dividendo della pace” incassato con la fine della Guerra Fredda e un paio di decenni di economia in crescita alimentata dalle politiche pro-mercato di Reagan e Bush Senior. Nel 2008, il bilancio USA era già in rosso per 500 mld di dollari, soprattutto per il costo esorbitante delle varie guerre in Medio Oriente volute dal figlio, responsabile anche della bolla dei subprime, che nel 2020 arrivarono a 3.000 miliardi per il costo combinato degli shock, dalla crisi finanziaria alla pandemia, poi ridimensionati a 2.000 grazie alla straordinaria resilienza americana. Niente di insostenibile per la superpotenza, ma il costo in termini di interessi è arrivato a sfiorare i 600 miliardi l’anno, seconda voce di spesa dopo i 900 miliardi della social security, e poco sopra quelle riconducibili a medicare e difesa.

TORNA L’ALLARME CDS, COME CON LA CRISI DELLE BANCHE USA


Un deficit che si accumula diventa debito, e quello USA è passato da 5.600 miliardi del 2000 ai quasi 30.000 stimati quest’anno, cinque volte tanto in un quarto di secolo. Basta per far scattare l’allarme rosso sul rischio di default, magari aggrappandosi ai prezzi del CDS, come ha fatto qualcuno nei giorni scorsi? Evidentemente no, se si guarda ai mercati finanziari e anche a quello dei Treasury, ultimo ad aver dato segni di nervosismo dopo gli allarmi a vuoto che si sono ripetuti dopo gli annunci di Trump su dazi e politiche fiscali. Nonostante i crolli annunciati, l’S&P 500 ha recuperato quota 6.000 e il rendimento a 10 anni viaggia al 4,5%, alto ma sotto il 4,8% di inizio anno. CDS sta per credit default swap, un derivato per coprirsi dal rischio di default di Stati e banche ma anche usato per speculare al ribasso sul sottostante.

FUORI DISCUSSIONE IL RUOLO DI TREASURY E DOLLARO


Come molti derivati, i CDS sono scambiati “over the counter” vale a dire fuori dai mercati regolamentati, senza certezza di prezzo e di controparte. Sono stati citati come allarme rosso di un nuovo caso Lehman in occasione della crisi delle banche regionali USA in coincidenza con il caso Credit Suisse. Nel 2023 bastò una scommessa da 5 milioni sui CDS di una grande banca europea per mandarne il titolo temporaneamente a picco sull’onda dell’emotività. Un default USA resta un’assurdità, come la fine del dollaro architrave del sistema globale dei pagamenti, ma un debito così costoso limita i margini di manovra fiscale e rende problematico portare avanti l’agenda di tagli alle tasse di Trump.

BESSENT E FED AL LAVORO PER GARANTIRE RESILIENZA


Ma la risposta giusta non è quella invocata dallo stesso Trump che continua a chiedere alla Fed di tagliare i tassi, che non necessariamente farebbe scendere i rendimenti dei Treasury sulle scadenze lunghe, ma potrebbe persino causare l’effetto opposto alimentando le attese d’inflazione. La risposta giusta è quella a cui stanno lavorando il segretario al Tesoro Bessent e la stessa Fed, mettere il mercato del debito sovrano in sicurezza rispetto alla volatilità causata da fattori emotivi e tecnici, aumentandone la resilienza. L’idea è esentare i Treasury dai Leverage Ratios, introdotti dopo la crisi finanziaria e quella del debito europeo, che limitano la capacità delle banche, soprattutto grandi, di fare da market maker nelle fasi di volatilità.

IMPORTANTE RESTITUIRE RUOLO ALLE GRANDI BANCHE


La Securities Industry and Financial Markets Association americana spiega che le regole attuali legano le mani alle banche a prescindere dalla rischiosità degli asset, limitando gli acquisti di Treasury come quelli dei bond High Yield, riducendone la capacità di intervenire e garantire al mercato la liquidità necessaria. Con emissioni di debito in rapida crescita e in presenza di una volatilità ricorrente, restituire alle grandi banche USA la capacità di essere efficaci intermediari sul mercato è fondamentale. Tesoro e Fed ci stanno lavorando.

Bottom line. Treasury e dollaro restano l’àncora del sistema finanziario globale, derivati come i CDS non sono indicatori attendibili di seri problemi di sostenibilità del debito USA in assenza di segnali tecnici e fondamentali importanti. La risposta non è dare ordini alla Fed ma consentire al mercato di fare al meglio il suo mestiere.

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