Le prospettive

Pil, l'Istat rivede al ribasso le stime di crescita nel 2025 a +0,6% a causa dei dazi

A dicembre 2024 la previsione era del +0,8%. A pesare sul rallentamento sono anche la crescente prudenza dei consumatori che li porta a spendere meno e le incertezze geopolitiche. Regge l'export

di Davide Lentini 6 Giugno 2025 10:57

financialounge -  Crescita dazi trump inflazione istat PIL
L’Istat ha aggiornato le previsioni macroeconomiche per l’Italia, rivedendo al ribasso la stima di crescita del Pil per il 2025. Si passa dallo 0,8% previsto a dicembre a un più cauto +0,6% di adesso. Una revisione che riflette una combinazione di fattori: la minaccia dei dazi di Trump, i consumi interni più deboli del previsto, l'incertezza geopolitica e un contesto globale che continua a penalizzare l’export.

LA FRENATA DEI CONSUMI PESA SUL PIL


Il dato più significativo riguarda proprio la domanda interna: l’Istat prevede per il 2025 un incremento limitato dei consumi delle famiglie (+0,6%). È un valore inferiore alle attese che si ripercuote inevitabilmente sul Pil. Pesano l’inflazione, ancora elevata su alcuni beni e servizi essenziali, e una crescente prudenza da parte dei consumatori, che tendono a risparmiare di più in vista di scenari futuri incerti. Anche gli investimenti fissi lordi, pur in crescita (+2,5%), rallentano il passo rispetto agli anni post-pandemia.

CONTESTO EUROPEO DEBOLE, EXPORT IN AFFANNO


Il quadro esterno non aiuta: l’export, che nel 2023 aveva mostrato segnali di ripresa, risente del rallentamento di Germania e Francia, partner commerciali chiave per l’Italia. L’Istat prevede un incremento delle esportazioni del 3,8% nel 2025, ma con margini di rischio elevati, soprattutto se le tensioni geopolitiche dovessero aggravarsi o se la politica monetaria della Bce restasse più restrittiva del previsto. Dopo il taglio di ieri, l'ottavo consecutivo, potrebbe esserci uno stop.

PER L'ISTAT ITALIA PAESE A CRESCITA MODERATA


Per gli investitori, il messaggio che arriva delle stime dell'Istat sul Pil è chiaro: l’Italia rimane un Paese a crescita moderata, esposto sia a dinamiche interne che esterne. In questo contesto, la gestione attiva torna ad assumere un ruolo cruciale. Diventa fondamentale identificare i settori più resilienti - come energia, infrastrutture e difesa - e saper bilanciare correttamente rischio e rendimento. Inoltre, la volatilità attesa sui mercati finanziari richiederà un approccio selettivo, orientato alla qualità degli emittenti e alla solidità dei fondamentali.

NONOSTANTE IL PIL, CI SONO SPIRAGLI SUI MERCATI


Se da un lato la revisione del Pil è un segnale di rallentamento, dall’altro ci sono fattori che fanno ben sperate. La riduzione graduale dell’inflazione e la possibilità di un nuovo ciclo di tagli dei tassi da parte della Bce nel secondo semestre del 2025 potrebbero infatti offrire uno stimolo importante, soprattutto per il comparto obbligazionario e per le Pmi più dinamiche.

CRESCE IL PIL EUROPEO DESTAGIONALIZZATO


È stata invece rivista al rialzo la crescita della zona Euro del primo trimestre 2025: la stima è all'1,5% rispetto al precedente 1,2%. Lo ha comunicato oggi l'Ufficio statistico europeo Eurostat, che ha pubblicato la seconda stima del pil. Nel quarto trimestre del 2024, il pil registrava una variazione pari a +1,2%. La crescita trimestrale si attesta a +0,6%, sopra la stima preliminare (+0,3%) e si confronta con il +0,2% rilevato nel trimestre precedente.

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