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Edmond de Rothschild AM spiega il trend favorevole all’Europa e ai mercati emergenti

In termini di allocazione, la casa d’investimento ha mantenuto stabile l’asset allocation con una modesta sottoponderazione azionaria (sottopesando gli Stati Uniti) e una sottoesposizione al dollaro

di Leo Campagna 6 Giugno 2025 14:22

financialounge -  asset allocation azionario Edmond de Rothschild AM investimenti
Mentre resta estremamente incerta l’evoluzione delle trattative commerciali tra gli Stati Uniti l'Europa e la Cina, l'amministrazione statunitense potrebbe aprire un nuovo fronte relativo ad altre voci della bilancia dei pagamenti con la sezione 899. È l’avvertimento che lancia Benjamin Melman, Global CIO di Edmond de Rothschild AM. “Si tratta di un disegno di legge che consentirebbe al Tesoro USA di introdurre una sovrattassa sui flussi di capitale provenienti da investimenti (dividendi o interessi) posseduti da non residenti in Paesi che applicano imposte “discriminatorie” su beni e servizi statunitensi” spiega il manager.

UN’ULTERIORE FONTE DI INCERTEZZA


Se nella prossima discussione al Congresso non si chiarirà l'ambito di applicazione di queste attività, potrebbero generarsi volatilità tra gli asset statunitensi e possibili misure di ritorsione da parte degli altri paesi. In pratica un’ulteriore fonte di incertezza per gli investitori già preoccupati da molti altri aspetti. Dall’evoluzione dei negoziati commerciali in corso (deraglieranno o si intensificheranno?) ai contraccolpi all’economia USA nel secondo semestre a causa dei dazi. Senza trascurare il mercato obbligazionario statunitense sotto pressione per finanziare un crescente deficit pubblico, considerando che quest'ultimo è già incredibilmente alto (7,2% nel 2024). Il tutto mentre gli investitori internazionali - già molto esposti al dollaro – dovranno valutare se aumentare ulteriormente la loro esposizione al biglietto verde: una decisione complicata visto che significherebbe finanziarie un profondo deficit delle partite correnti (3,9% nel 2024).

FLUSSI DI CAPITALE VERSO EUROPA E MERCATI EMERGENTI


A questo proposito, c’è da segnalare come, nelle ultime settimane, siano aumentati i flussi di capitale verso i mercati azionari europei ed emergenti, che erano stati ampiamente trascurati nei portafogli globali. “Questa tendenza sembra destinata a durare. È vero che le prospettive di crescita in Europa rimangono modeste e indebolite dalla scarsa visibilità sul contesto economico e sulle decisioni politiche degli Stati Uniti. Tuttavia l'Europa ha una certa capacità ad affrontare le nuove sfide. Come ha dimostrato la Germania, dove il nuovo Cancelliere ha annunciato un piano di risanamento strutturale e impegni non convenzionali di sostegno militare all'Ucraina” riferisce Melman.

I CAMBIAMENTI IN ATTO IN GERMANIA


I cambiamenti in atto in Germania sono, secondo il Global CIO di Edmond de Rothschild AM, chiaramente in linea con l’obiettivo di applicare le raccomandazioni del rapporto Draghi, sebbene appaiano politicamente complesse da mettere a terra. “Se l'Europa sceglierà di andare avanti con le riforme di Draghi, i listini del Vecchio Continente beneficeranno di un rialzo. Il solo fatto di sollevare la questione potrebbe indurre gli investitori a ridurre la loro sottoponderazione azionaria europea e a sostenere gli afflussi di capitale” sottolinea il manager.

ASSET ALLOCATION: SOTTOESPOSIZIONE ALL’AZIONARIO E AL DOLLARO


Per quanto riguarda invece i mercati emergenti, sono diversi i fattori di supporto. La prospettiva di una fine della fase protezionistica, con tariffe più accettabili di quelle annunciate il giorno della Liberazione, un consenso ribassista sul dollaro e i segnali che la Cina - e in particolare il suo settore immobiliare - stia uscendo dalla crisi deflazionistica. Da Pechino arrivano segnali incoraggianti. Il taglio dei tassi di interesse sui prestiti deciso dalla People's Bank of China può stabilizzare gli investimenti immobiliari. Inoltre la Cina dovrebbe continuare ad annunciare misure di stimolo fiscale nel corso dell'anno per rilanciare la crescita interna e limitare la dipendenza del Paese dal commercio estero. “In questo contesto” conclude Melman “abbiamo mantenuto stabile l’asset allocation con una modesta sottoponderazione azionaria (sottopesando gli Stati Uniti) e una sottoesposizione al dollaro”.

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