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La novità

Fiocco azzurro in UniCredit, è nato l’Indice della Longevità

Il primo strumento che misura le tendenze della “longevity society” è stato presentato durante l’UniCredit Longevity Economic Forum, in Borsa Italiana

di Paolo Gila 28 Maggio 2025 15:02

financialounge -  borsa longevità Unicredit
“La longevità non è un episodio occasionale che riguarda solo alcuni individui. È un megatrend che coinvolge società e istituzioni e come tale deve essere approcciato e studiato”. Esordisce così Richard Burton, head of client solutions di UniCredit, in apertura del Forum dedicato all’economia della longevità. Un’intera giornata di riflessioni a Palazzo Mezzanotte, con economisti, medici, premi Nobel per un confronto aperto e multidisciplinare. E una opportunità, da parte del colosso bancario, per presentare un Osservatorio con un vasto repertorio di indici al fine di termometrare questa tendenza. Ricchezza individuale, salute fisica, relazioni sociali, genetica molecolare e altri fattori legati alla longevità sono al centro di una ricerca dinamica che non vuole rinunciare ad un approccio con un ventaglio di numerose discipline.

VERSO LA LONGEVITY SOCIETY


Nella elaborazione degli indicatori è stato coinvolto Nic Palmarini, che a Londra dirige NICA, il National Innovation Centre for ageing, secondo il quale “nel 2050 ben 31 paesi, inclusa la Cina, avranno la stessa percentuale di adulti che oggi ha l’Italia. Nel 2050 sulla terra ci saranno almeno due miliardi di abitanti con oltre 60 anni. E nelle prossime decadi la durata media della vita potrebbe allungarsi fino al 20%”. Da queste premesse si comprende che stiamo transitando verso un nuovo modello di civiltà, che Palmarini definisce “longevity society”.

COME MISURARE LA LONGEVITY SOCIETY


La misurazione della longevità è la nuova sfida per sociologi ed economisti. Si pensi a come cambierà, ad esempio, la distribuzione della ricchezza, dal momento che “una parte sempre più consistente della popolazione oltre i 65 anni, anche in Italia, lavora e contribuisce alla creazione di reddito”, sottolinea Tito Boeri, accademico bocconiano e presidente dell’Inps dal 2014 al 2019. I longevi attivi contribuiscono alla crescita del Pil in ogni paese dove si presentano. Ed è difficile immaginare una società futura senza la loro positiva partecipazione. In Italia i pensionati che continuano a lavorare, a pagare le tasse e a rendere più dinamica l’economia sono almeno 850mila. Vuol dire una percentuale di circa il 6% dei pensionati non ha mollato l’attività. Diversi sono invece i numeri per i longevi passivi, soprattutto quelli fragili e bisognosi di assistenza e cura. “Il 9% del Pil mondiale – precisa ancora Nic Palmarini – se ne va in spese sanitarie e assistenziali”. E questa percentuale, visto la tendenza in atto, non diminuirà.

IL RISCHIO DI CRUNCH DEMOGRAFICO


All’orizzonte, dunque, qualche rischio c’è. “Mentre l’età media dei cittadini nei pasi più avanzati si allunga – sostiene Stefano Scarpetta, direttore della divisione che nell’Osce si dedica alle questioni sociali legate all’impiego e al lavoro – l’indice di fertilità è in calo”. Si presenta davanti a noi il pericolo di una frattura sensibile tra le generazioni, con una forte componente anziana e una ridotta percentuale di giovani. Da qui la necessità di pensare ai necessari rimedi preventivi per evitare l’implosione dei conti dello stato. Demografia, ricchezza e tenuta dei sistemi pensionistici viaggiano di pari passo e non si può non considerare come queste sfere sono tra loro concatenate e interdipendenti.

RIPENSARE INVESTIMENTI, RISPARMI, RISORSE


La nuova dinamica della popolazione viaggia verso dimensioni evolutive finora sconosciute. Se nel 1950 in Italia esistevano poche decine di centenari, nel 2024 se ne sono registrati circa 20 mila. In futuro quanti potranno essere? L’esistenza di un sistema sanitario efficiente, la diffusione di benessere, l’uso di tecniche di prevenzione e cura avanzate, l’attività fisica e le relazioni sociali sono fattori che contribuiscono ad alzare la durata media della vita. Facile supporre che avremo sempre più longevi. E si dovranno ripensare i criteri di ripartizione delle risorse. Il risparmio dei cittadini dovrà essere in parte convogliato verso forme di previdenza e di polizze a tutela della salute. I sistemi pubblici potranno garantire una parte ma non l’intera quota delle coperture. “La longevity – dice ancora Tito Boeri – cambierà la composizione del Pil e le voci di spesa”. Ecco perché gli operatori economici, banche, istituzioni finanziarie, gestori e assicurazioni, insieme ai governi, sono chiamati a prendere il toro per le corna.

NUOVI PUNTI DI EQUILIBRIO CON LA LONGEVITÀ


La futura società non potrà prescindere dunque dalla ricerca di un pareggio di bilancio dove le entrate possano garantire le uscite. “Per ottenere questa linearità strutturale – prevede Axel Borsch-Supan, direttore emerito del Max Plank Institute, Law and Society – si dovrà puntare certo su fattori come la migrazione, che può alzare l’indice di fertilità e che contribuisce alla tenuta del sistema previdenziale, ma ancora più determinante sarà il rilancio della produttività, senza la quale le economie dei Paesi europei saranno condannati alla stagnazione”. L’innovazione tecnologica è un fattore di spinta ineludibile e la sfida dell’Intelligenza Artificiale deve essere accettata e promossa in un’ottica di opportunità per le società, le imprese e gli Stati. Anche alla luce di una considerazione: la produttività dei lavoratori non diminuisce con l’età, anzi. In molti casi, sostengono al Max Plank Institute, si osserva una maggiore produttività proprio tra gli over 60. Piuttosto si deve ridurre il carico burocratico, a tutti i livelli: questo sì che farebbe crescere la produttività delle nazioni come quelle europee, oggi appiattite da una valanga di norme che ne frenano lo sviluppo. Insomma, il nuovo equilibrio delle future società dipenderà dalla loro capacità di adattamento ai cambiamenti demografici.

IL BISOGNO DI PIANIFICAZIONE


L’insieme di queste domande pongono sfide che meritano risposte adeguate, a tutti i livelli. Per Angelo Santoliquido, responsabile del business assicurativo internazionale del gruppo UniCredit, “una possibile soluzione è la pianificazione e occorre pensare avvenga sia a livello pubblico, da parte dei governi e delle istituzioni statali, e sia a livello privato, con iniziative individuali per avere un sostegno da rami previdenziali e assicurativi che siano in grado di integrare le risorse in gioco, per assicurare una vecchiaia la più serena possibile”. Certo, perché prima o poi, ognuno sarà chiamato a uscire dalla scena lavorativa per godersi il “buen retiro”. Quando compiere la scelta? “Quando il reddito e le risorse personali – mette in luce Robert Merton, premio Nobel per l’economia e docente al MIT Sloan School of Economy – avranno raggiunto il livello di protezione dall’inflazione”. È anche questo un fattore da considerare. La difesa dal carovita: ecco un'altra voce che negli indici di longevità non mancherà di comparire. Parola di Nobel.

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