Piazza Affari
Piazza Affari, Tim storna (-3,9%) dopo aver toccato i massimi del 2022
Le azioni stamattina hanno raggiunto i livelli di febbraio 2022, poi, con la decisione della Cassazione di rimandare la decisione, hanno fatto marcia indietro
di Annalisa Lospinuso 27 Maggio 2025 11:08

Tim torna ai massimi da febbraio 2022, a 0,4 euro in guadagno del 2,27%. A spingere il titolo c’è l’attesa per la decisione della Cassazione sul rimborso del canone. Tim è tra i migliori a Piazza Affari, da quando il ceo Pietro Labriola ha preso le redini del gruppo a gennaio 2022. Oggi si attendeva l’udienza relativa al rimborso del canone di concessione del 1998, versato da Tim allo Stato italiano, ma la Cassazione ha sollevato la questione d’ufficio sulla correttezza dell’impugnazione da parte del gruppo telefonico della pronuncia di primo grado del tribunale di Roma riguardo la competenza.
Inizialmente, il giudice di primo grado aveva ritenuto competente Perugia, ma Tim aveva fatto appello contro questa decisione, vincendolo, per cui la competenza era rimasta a Roma. Secondo la Cassazione occorre ora verificare se all’epoca fosse stato corretto procedere con regolamento di competenza o ricorrere in appello. Per questo motivo la Corte ha stabilito 30 giorni di tempo affinché Pm e parti possano depositare le osservazioni. Questa questione di ufficio minaccia di rallentare i tempi della questione giudiziaria sul canone che si era conclusa quando la Corte di appello di Roma, dando ragione a Tim, si era espressa per la restituzione all’azienda di tlc del canone da circa un miliardo. Decisione contro cui la presidenza del Consiglio ha fatto ricorso in Cassazione.
La Corte d’Appello di Roma ha condannato la Presidenza del Consiglio a restituire a Tim circa 995 milioni di euro. Secondo il management, sottolinea Intemonte, “l’udienza odierna potrebbe offrire maggiore visibilità sul rimborso del canone 1998, in tempi potenzialmente brevi. L’esito sarà decisivo per definirne modalità e tempistiche, con un impatto positivo sul debito del gruppo”. Intermonte stima “un debito netto after-lease di 6,5 miliardi a fine 2025 (pari a 1.7x l’ebitda after lease)”, includendo nel quarto trimestre l’incasso da 0,7 miliardi per la cessione di Sparkle e prima di considerare il rimborso del canone 1998.
Sul titolo Tim pesano anche le indiscrezioni che riportano la conferma da parte del Tar della sanzione da 74,3 milioni per violazione della normativa “golden power” (legata alla mancata notifica da parte di Vivendi dell’assunzione del controllo di fatto sul gruppo). E poi rimane aperta la questione della rete unica.
Il prossimo 24 giugno si terrà l’assemblea di Tim. In sede ordinaria si valuteranno le delibere che comprendono l’approvazione del bilancio 2024, con la copertura della perdita d’esercizio 2024 utilizzando la riserva legale, la politica di remunerazione per l’anno 2025 e il piano di incentivazione a lungo termine.
In sede straordinaria si voteranno la proposta di esclusione dell’obbligo di reintegrazione del vincolo di sospensione d’imposta per gli utilizzi della riserva legale a copertura delle perdite 2023 e 2024, modifiche allo statuto con ampliamento dell’oggetto sociale, che prevede la distribuzione di servizi diversi dalle tlc, la riduzione del numero massimo dei componenti del cda e dei Sindaci, l’innalzamento dallo 0,5% all’1% della percentuale di azioni per poter presentare una lista per il rinnovo del cda. Non sono previsti, per ora, l’inserimento di rappresentanti delle Poste nel cda e la riduzione del capitale sociale per ricostituire le riserve.
LA CASSAZIONE RIMANDA LA SENTENZA
Inizialmente, il giudice di primo grado aveva ritenuto competente Perugia, ma Tim aveva fatto appello contro questa decisione, vincendolo, per cui la competenza era rimasta a Roma. Secondo la Cassazione occorre ora verificare se all’epoca fosse stato corretto procedere con regolamento di competenza o ricorrere in appello. Per questo motivo la Corte ha stabilito 30 giorni di tempo affinché Pm e parti possano depositare le osservazioni. Questa questione di ufficio minaccia di rallentare i tempi della questione giudiziaria sul canone che si era conclusa quando la Corte di appello di Roma, dando ragione a Tim, si era espressa per la restituzione all’azienda di tlc del canone da circa un miliardo. Decisione contro cui la presidenza del Consiglio ha fatto ricorso in Cassazione.
L'UDIENZA DELLA CASSAZIONE
La Corte d’Appello di Roma ha condannato la Presidenza del Consiglio a restituire a Tim circa 995 milioni di euro. Secondo il management, sottolinea Intemonte, “l’udienza odierna potrebbe offrire maggiore visibilità sul rimborso del canone 1998, in tempi potenzialmente brevi. L’esito sarà decisivo per definirne modalità e tempistiche, con un impatto positivo sul debito del gruppo”. Intermonte stima “un debito netto after-lease di 6,5 miliardi a fine 2025 (pari a 1.7x l’ebitda after lease)”, includendo nel quarto trimestre l’incasso da 0,7 miliardi per la cessione di Sparkle e prima di considerare il rimborso del canone 1998.
TIM E LA SANZIONE PER VIOLAZIONE DEL GOLDEN POWER
Sul titolo Tim pesano anche le indiscrezioni che riportano la conferma da parte del Tar della sanzione da 74,3 milioni per violazione della normativa “golden power” (legata alla mancata notifica da parte di Vivendi dell’assunzione del controllo di fatto sul gruppo). E poi rimane aperta la questione della rete unica.
L'ASSEMBLEA DI TIM
Il prossimo 24 giugno si terrà l’assemblea di Tim. In sede ordinaria si valuteranno le delibere che comprendono l’approvazione del bilancio 2024, con la copertura della perdita d’esercizio 2024 utilizzando la riserva legale, la politica di remunerazione per l’anno 2025 e il piano di incentivazione a lungo termine.
L'ODG DELL'ASSEMBLEA TIM
In sede straordinaria si voteranno la proposta di esclusione dell’obbligo di reintegrazione del vincolo di sospensione d’imposta per gli utilizzi della riserva legale a copertura delle perdite 2023 e 2024, modifiche allo statuto con ampliamento dell’oggetto sociale, che prevede la distribuzione di servizi diversi dalle tlc, la riduzione del numero massimo dei componenti del cda e dei Sindaci, l’innalzamento dallo 0,5% all’1% della percentuale di azioni per poter presentare una lista per il rinnovo del cda. Non sono previsti, per ora, l’inserimento di rappresentanti delle Poste nel cda e la riduzione del capitale sociale per ricostituire le riserve.
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