Investimenti privati

Dal private equity 25 miliardi nel Made in Italy: crescita record nei settori moda e alimentare

Tra il 2000 e il 2024 le aziende partecipate hanno aumentato i ricavi del 34% e i dipendenti del 40. AIFI e Quadrivio: “Serve una spinta istituzionale per moltiplicare l’impatto sull’economia reale”

di Davide Lentini 26 Maggio 2025 14:43

financialounge -  Aifi Made In Italy private capital private equity Quadrivio Group
Negli ultimi 25 anni, il private equity ha investito 24,8 milioni di euro in aziende italiane dei settori chiave del Made in Italy, contribuendo a trasformare piccole imprese familiari in campioni internazionali. È quanto emerge dal report congiunto pubblicato da AIFI, l'Associazione Italiana del Private Capital, e Quadrivio Group, che analizza l’impatto di questi investimenti su alimentare, moda, design e cosmetica. I numeri parlano chiaro: 964 investimenti, 485 aziende coinvolte e una crescita media dei ricavi del 34% e dell'occupazione del 40% a seguito dell’ingresso di fondi. Un risultato che mostra come il contributo del private equity non si limiti all’apporto di capitale, ma comporti anche processi manageriali, internazionalizzazione e consolidamento dei settori.

2024 SECONDO ANNO MIGLIORE PER IL PRIVATE EQUITY


Dopo il record del 2022 con 2,6 miliardi, anche il 2024 si conferma un anno molto positivo per il settore, con 2,3 miliardi investiti: è il secondo miglior risultato di sempre. Dal 2020 a oggi, nei quattro settori analizzati sono confluiti 8,8 miliardi, pari a circa un terzo dell’intero volume venticinquennale. Due i settori che hanno trainato il trend. Uno è il comparto moda, con 10,7 miliardi investiti e un incremento medio del fatturato delle aziende del +64%. L’altro è l’alimentare, che con 366 operazioni si conferma il settore con il maggior numero di deal, registrando una crescita media del 47% nei ricavi. Tra le imprese di questi settori che hanno maggiormente beneficiato del private equity nell'ultimo periodo ci sono Rossopomodoro, Piquadro e Dondup.

CRESCE L'INTERESSE INTERNAZIONALE PER IL MADE IN ITALY


Dei 215 operatori censiti nel report di AIFI e Quadrivio Group sul private equity, quasi la metà è internazionale, segno di un crescente interesse globale per le eccellenze produttive italiane. I fondi esteri hanno contribuito per il 71% del capitale totale investito, anche grazie alla dimensione maggiore delle operazioni condotte. Tuttavia, sul piano del numero di investimenti, i fondi domestici restano protagonisti con 72%.

L'APPELLO: "SERVE UN PIANO PER IL PRIVATE EQUITY"


"Le imprese in portafoglio oggi sono circa 2.400, un numero ancora ridotto rispetto al potenziale,” spiegano Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, e Anna Gervasoni, direttrice generale. “Se ci fosse una strategia condivisa tra operatori, istituzioni e governo, il private capital potrebbe diventare una vera leva strutturale per la crescita dell’economia reale". “Serve una nuova narrativa - aggiunge  Cipolletta - in cui l’investitore è alleato dell’imprenditore, non antagonista. Se davvero vogliamo che il Made in Italy diventi il motore dell’economia reale, allora dobbiamo accettare l’idea che la finanza, quando è paziente e competente, può essere uno dei migliori alleati della manifattura". Anche Quadrivio Group sottolinea l’urgenza di supportare le imprese nel salto dimensionale e nella transizione manageriale, puntando su digitalizzazione, AI e governance trasparente.

UNA NUOVA VISIONE PER IL MADE IN ITALY


Il Made in Italy si conferma dunque un asset strategico per gli investitori di lungo periodo, grazie alla sua vocazione internazionale, alla qualità dei brand e alla crescente attenzione verso la sostenibilità e l’innovazione tecnologica. Per molti fondi, tra cui Made in Italy Fund e Made in Italy Fund II di Quadrivio, i settori del lifestyle, che comprende abbigliamento, food, beauty e design, rappresentano un punto di ingresso privilegiato per generare valore e accompagnare le aziende verso nuovi mercati.

 

 

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