
Rapporto Istat
Il 30% delle imprese italiane a rischio per il mancato ricambio generazionale
Sono quelle che non hanno neppure un addetto sotto i 35 anni e dove gli over 55 sono più della metà. Lo certifica l'Istat che rileva come i giovani aiutino a innovare e digitalizzare le aziende
di Davide Lentini 21 Maggio 2025 14:45

La popolazione italiana invecchia e di conseguenza invecchiano anche i lavoratori italiani. Un fattore che, unito al difficile ricambio generazionale, mette a rischio il 30,2% delle imprese italiane. Sono quelle che non hanno neppure un dipendente con meno di 35 anni e in cui il numero di addetti con più di 55 anni supera la metà degli addetti stessi. Se si considerano le sole aziende in cui gli over 55 sono più della metà dei dipendenti, il dato delle imprese in situazione critica sale al 31,2%. Sono alcuni dei dati principali che emergono dal Rapporto annuale dell’Istat, presentato dal presidente Francesco Maria Chelli alla Camera dei deputati.
L’invecchiamento e il rischio del mancato ricambio generazionale sono concentrati nelle aziende più piccole. In particolare, la condizione di criticità riguarda quelle con meno di tre addetti: sono il 35,1% e per lo più sono imprese familiari. La percentuale scende al 17,4 in quelle che hanno tra i 3 e i 9 addetti, e cala al 3,7 nelle imprese con un numero di addetti tra 10 e 49. Pertanto le medie e grandi imprese italiane sono meno esposte agli effetti prodotti dal declino demografico sul sistema produttivo. Perché sono quelle che hanno realizzato per tempo il ricambio generazionale.
Secondo l'Istat, oltre all'invecchiamento degli addetti anche la crescita dei livelli di istruzione ha modificato le caratteristiche del capitale umano delle attività economiche, in misura differenziata nel sistema produttivo. Tra il 2011 e il 2022, il Rapporto rileva che l’età media degli occupati è salita di 2,4 anni e il livello di istruzione di 0,7 anni di studio equivalenti per addetto. La scolarizzazione molto più elevata dei neo assunti rispetto a chi è andato in pensione ha compensato, almeno in parte, gli effetti negativi sul capitale umano.
Un aspetto di rilievo riguarda il ruolo dei giovani sulla capacità delle imprese di innovare e competere. Nel 2022, le imprese italiane meno interessate dall'invecchiamento presentavano un'incidenza maggiore di innovatrici e una penetrazione della digitalizzazione più elevata. Inoltre, l'introduzione di personale qualificato sotto i 35 anni ha favorito il successo delle imprese nell’adozione delle tecnologie digitali, e influito positivamente sull’attività innovativa e sulla performance occupazionale e di crescita economica.
A RISCHIO LE IMPRESE ITALIANE PIÙ PICCOLE
L’invecchiamento e il rischio del mancato ricambio generazionale sono concentrati nelle aziende più piccole. In particolare, la condizione di criticità riguarda quelle con meno di tre addetti: sono il 35,1% e per lo più sono imprese familiari. La percentuale scende al 17,4 in quelle che hanno tra i 3 e i 9 addetti, e cala al 3,7 nelle imprese con un numero di addetti tra 10 e 49. Pertanto le medie e grandi imprese italiane sono meno esposte agli effetti prodotti dal declino demografico sul sistema produttivo. Perché sono quelle che hanno realizzato per tempo il ricambio generazionale.
COME IMPATTA IL LIVELLO DI ISTRUZIONE
Secondo l'Istat, oltre all'invecchiamento degli addetti anche la crescita dei livelli di istruzione ha modificato le caratteristiche del capitale umano delle attività economiche, in misura differenziata nel sistema produttivo. Tra il 2011 e il 2022, il Rapporto rileva che l’età media degli occupati è salita di 2,4 anni e il livello di istruzione di 0,7 anni di studio equivalenti per addetto. La scolarizzazione molto più elevata dei neo assunti rispetto a chi è andato in pensione ha compensato, almeno in parte, gli effetti negativi sul capitale umano.
IL RUOLO DEI GIOVANI NELLE IMPRESE ITALIANE
Un aspetto di rilievo riguarda il ruolo dei giovani sulla capacità delle imprese di innovare e competere. Nel 2022, le imprese italiane meno interessate dall'invecchiamento presentavano un'incidenza maggiore di innovatrici e una penetrazione della digitalizzazione più elevata. Inoltre, l'introduzione di personale qualificato sotto i 35 anni ha favorito il successo delle imprese nell’adozione delle tecnologie digitali, e influito positivamente sull’attività innovativa e sulla performance occupazionale e di crescita economica.
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