Mercati

Nessun crollo a Wall Street dopo il taglio del rating Usa da parte di Moody’s

Gli indici Usa aprono con ribassi contenuti nonostante il downgrade sul debito arrivato venerdì scorso. Il Nasdaq cede lo 0,4% mentre il Dow Jones è poco sotto la parità

di Antonio Cardarelli 19 Maggio 2025 16:09

financialounge -  mercati moody's Wall Street
Nella prima seduta post-downgrade di Moody’s Wall Street apre in moderato calo. Nessun crollo, quindi, nonostante la storica decisione dell’agenzia di rating sull’affidabilità del debito americano. L’indice S&P 500 ha aperto in calo dello 0,3%, mentre il Dow Jones viaggia intorno alla parità. L’indice tecnologico Nasdaq, sempre in avvio, cede lo 0,4%.

WALL STREET, LA REAZIONE AL TAGLIO DEL RATING


Il taglio del rating sul debito Usa era arrivato venerdì scorso a mercati chiusi. Una decisione motivata da Moody’s con la preoccupazione per i 36mila miliardi di dollari di debito pubblico. Prima di Moody's una decisione simile era stata presa da S&P e Fitch. Dopo l’abbassamento del giudizio da Aaa a Aa1- per la prima volta dal 1919 – il rendimento del trentennale americano ha superato il 5% mentre il decennale ha superato il 4,5%. Tuttavia, nonostante la maggiore pressione sui mercati azionari messa proprio dall’aumento dei T-Bond, Wall Street non ha accusato le forti perdite che alcuni osservatori avevano ipotizzato.

RBC BLUEBAY: “IMPATTO DI BREVE DURATA”


Secondo Russel Matthews, BlueBay Senior Portfolio Manager, l’impatto del declassamento di Moody’s potrebbe causare una certa volatilità nel breve termine, ma dovrebbe essere limitato. L’analisi dell’esperto si sofferma sul bilancio Usa, che sta vivendo “un momento critico” con l’avanzamento del piano decennale per il bilancio al Congresso. “Quello che osserviamo in questo momento è che i politici statunitensi hanno una volontà o una capacità limitata di presentare una tabella di marcia per una seria riduzione del deficit fiscale. Non vediamo alcuna contrazione del deficit nel prossimo futuro e il rischio è che aumenti dall'attuale livello di circa il 6,5% del Pil”, spiega Matthews. Secondo l’esperto ciò comporterà un aumento costante del rapporto tra debito complessivo e Pil e dei costi degli interessi. Una dinamica che, se non controllata, rischia di portata a un “momento Liz Truss”, in riferimento all’ex premier britannica costretta a dimettersi dopo aver presentato un piano di spese pubbliche troppo ambizioso.

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