Mercati

Le incertezze sui dazi penalizzano il dollaro e favoriscono l’azionario europeo

Wellington Management, in un commento di Martin Harvey, vede anche prospettive migliorate per le obbligazioni. La svolta espansiva in Germania aumenta il potenziale di crescita europeo

di Stefano Caratelli 19 Maggio 2025 17:32

financialounge -  azionario europeo wellington management
Dopo poco più di 100 giorni del secondo mandato di Trump, gli investitori globali potrebbero essere costretti a rivedere alcune convinzioni di lungo corso che hanno finora guidato le allocazioni di portafoglio, anche sul mercato azionario europeo. L’amministrazione USA è stata audace nei suoi annunci iniziali, i mercati azionari stanno reagendo alle potenziali conseguenze negative e sembrerebbe che anche l’amministrazione USA l’abbia capito. Ma i dazi medi restano elevati, al 10-15%, e avranno un impatto su crescita e inflazione, con effetti che sembrano più pronunciati sulla seconda. Ma resta molta incertezza su come questi fattori si trasmetteranno all’economia e i mercati dovranno fare i conti.

LE POLITICHE DI TRUMP RIDUCONO L’ESPOSIZIONE USA DEGLI INVESTITORI


Lo sottolinea un contributo sulle prospettive per gli investitori globali nell’attuale contesto a cura di Martin Harvey, Fixed Income Portfolio Manager di Wellington Management, rilevando che il dollaro si è indebolito in risposta, sollevando interrogativi su come gestire l’esposizione alla valuta americana, supportata negli ultimi 5-10 anni dall’idea dell’eccezionalismo USA che ha guidato la sovra performance del mercato azionario. Le partecipazioni USA di investitori azionari europei sono passate dal 15% al 30% negli ultimi 10-15 anni, ma una delle colonne portanti dell’attuale amministrazione USA è la riduzione del disavanzo commerciale e del deficit delle partite correnti, il che implica inevitabilmente minori investimenti stranieri.

SENSATA UNA RIALLOCAZIONE RISPETTO AL DOLLARO


Con il ritorno di Trump, si prevedeva che l’eccezionalismo USA sarebbe continuato insieme al rafforzamento del dollaro, ma secondo l’esperto di Wellington è ormai chiaro che l’orientamento a ridurre gli squilibri esterni potrebbe spingere gli investitori a rimpatriare gli asset in dollari o quantomeno a coprirli. Si è assistito a un cambiamento delle aspettative e delle relazioni di mercato, con lo status di bene rifugio del dollaro messo in discussione a vantaggio di altri asset, come yen e euro. Considerando che gli investitori globali restano ancora pesantemente sovraesposti al dollaro, anche una modesta riallocazione appare, al momento, una scelta sensata, secondo Harvey.

MIGLIORATE LE PROSPETTIVE DEL REDDITO FISSO


Intanto, la deglobalizzazione suggerisce che l’inflazione rimarrà più elevata rispetto agli ultimi 25 anni, rappresentando una sfida per gli investitori obbligazionari. Ma fortunatamente, con rendimenti ora molto più elevati, intorno al 4%-5% per la maggior parte delle obbligazioni sovrane e ancora superiori per le obbligazioni societarie e gli asset più rischiosi, la probabilità di assistere a una ripetizione dell’esperienza negativa del 2022 è oggi molto più bassa. Nonostante le aspettative di inflazione elevata, secondo l’esperto di Wellington le prospettive di rendimento per il reddito fisso sono oggi nettamente migliorate rispetto al 2021 e al 2022. Quindi, prospettive interessanti non solo per l'azionario europeo.

AZIONARIO EUROPEO, POTENZIALE DI CRESCITA SUPERIORE


Dal punto di vista degli investitori azionari, dopo il ciclo virtuoso di sovraperformance di crescita USA e del dollaro, che ha spinto le valutazioni di Wall Street rispetto agli altri mercati azionari, sarebbe logico secondo Harvey attendersi una certa riallocazione verso mercati con valutazioni relativamente più basse, e l’Europa è interessante. Uno degli esiti delle politiche di Trump, se vogliamo riconoscergli questo merito, è stato l’impulso alla spesa fiscale in Germania, storicamente l’economia che non ha mai potuto adottare una politica espansiva. Ora il quadro è cambiato, rileva in conclusione l’esperto di Wellington, e abbiamo motivo di credere che il potenziale di crescita dell’Europa nei prossimi anni possa essere superiore a quello del passato.

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