Azionario

Per L&G una sovraesposizione all’equity europeo potrebbe essere rischiosa

Secondo la casa d’investimento, i dati più recenti dicono che l’Europa non sembra in grado di generare degli utili tali da giustificare le valutazioni di mercato che ha raggiunto, come invece accadeva con gli Usa

di Leo Campagna 9 Maggio 2025 07:55

financialounge -  azionario investimenti L&G
Nel programma di Trump figurano non soltanto i dazi, con tutte le implicazioni per l'equity. Ci sono anche la revisione degli apporti in materia di sicurezza nei confronti della NATO e forti sostegni governativi alle principali società tech americane. Un’articolata agenda politica che rappresenta una grande sfida per le aziende del Vecchio Continente e, di riflesso, un punto di svolta significativo anche per l’azionario europeo. Le cui valutazioni, particolarmente convenienti rispetto alla controparte d’oltreoceano, hanno spinto molti investitori globali ad aumentare la loro esposizione verso l’asset class.

LA PERSISTENTE SOVRAPERFORMANCE DELL'EQUITY USA


“La persistente sovraperformance delle azioni statunitense degli ultimi 15 anni” spiega Simon Bell, Rates and Inflation Assistance Portfolio Manager di L&G “non è stata soltanto merito di evidenti qualità del mercato locale ma anche dalla convinzione che non vi fossero vere alternative”. Nell’ultimo decennio in Europa ha prevalso un mix di austerità e populismo e lo scoppio della guerra in Ucraina ne ha affossato fortemente l’appetibilità. La Cina, invece, ha combattuto la deflazione e la crisi nel ramo immobiliare, dopo anni di costruzioni eccessive.

UNA SCOSSA PER L’EUROPA


In questo contesto, il secondo mandato di Trump costituisce una scossa per l’Europa. Una scossa capace di spronare i politici locali a prendere delle decisioni che in tempi “normali” forse non sarebbero state neanche prese in considerazione. “Un esempio è la decisione della Germania di rivedere i vincoli sull’indebitamento nazionale", riferisce il manager. "Al fine di poter investire più risorse in infrastrutture per mille miliardi di euro in 10 anni. Si tratta delll’equivalente del 23% del Pil” prosegue Bell che, guardando invece alla Cina, sottolinea le maggiori misure annunciate da Pechino per stimolare i consumi interni, a scapito di quelli esteri, come risposta ai dazi di Washington.

LO SLANCIO DEL DAX TEDESCO


Quello che è successo in questo inizio del 2025 è l’affermazione sui mercati finanziari della tesi secondo la quale l’unica cosa eccezionale delle azioni statunitensi erano le loro valutazioni estremamente più alte di quelle dei loro corrispettivi europei. Una convinzione che ha spinto il DAX tedesco da dicembre ad oggi a registrare una extra performance di circa il 20% rispetto al Nasdaq. Una dinamica che ha portato lo sconto di valutazione della Germania attorno al 15% mentre i dati di Bank of America segnalano uno dei maggiori sovrappesi netti nelle azioni europee visti nell’ultimo decennio.

IL CONTESTO FISCALE EUROPEO


L’attuale situazione dell’Euro equity è stata osservata poche volte in passato: le aspettative sono elevate e, per soddisfarle, sono indispensabili utili soddisfacenti. Da inizio anno, nonostante il rally del 15%, le previsioni sugli utili per il 2025 si sono invece contratte. “Il mercato azionario statunitense negli ultimi 15 anni è stato sostenuto dalla straordinaria capacità di generare rendimenti positivi", commenta Bell. "Anche grazie a consistenti operazioni di buyback e a misure fiscali favorevoli. È vero che il contesto fiscale europeo sembra ora orientato in modo netto in favore della crescita ma non sarà semplice tradurlo in rendimenti per gli azionisti” aggiunge Bell.

L&G: UN RISCHIO PER LA SOVRAESPOSIZIONE ALL’EURO EQUITY


Per tutte queste considerazioni, secondo il Rates and Inflation Assistance Portfolio Manager di L&G, una sovraesposizione all’Euro equity potrebbe rivelarsi rischiosa, dal momento che i dati più recenti dicono che l’Europa non sembra in grado di generare degli utili tali da giustificare le valutazioni di mercato che ha raggiunto, come invece accadeva per l’azionario statunitense.

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