L'analisi

Schroders spiega la possibile risposta Ue ai dazi Usa

L'Europa si trova ora ad affrontare rischi negativi per la crescita, mentre sono in gioco forze disinflazionistiche: un contesto che dovrebbe sostenere la richiesta di tassi più bassi

di Leo Campagna 2 Maggio 2025 10:15

financialounge -  dazi trump economia Schroders
Dopo la sospensione per 90 giorni da parte di Donald Trump delle tariffe sul blocco commerciale, l'Unione Europea ha tutto l’interesse a negoziare un accordo con il governo statunitense vista l'importanza degli scambi economici tra le due sponde dell’Atlantico. La Germania e l'Irlanda, paesi con il maggior surplus commerciale di beni con gli Stati Uniti, subirebbero l'impatto maggiore sulla crescita se non verrà raggiunto un accordo con l’amministrazione Trump. Tuttavia, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che, se i negoziati non saranno soddisfacenti, entreranno in vigore le contromisure dell'UE.

PIÙ IMPORT DI GNL DAGLI STATI UNITI


“Un punto critico potrebbe essere la richiesta di Trump affinché l’UE acquisti combustibili fossili per un valore di 350 miliardi di dollari, all'incirca la quantità totale di energia che l'UE importa ogni anno” fa sapere Irene Lauro, European Economist, Schroders. Attualmente solo circa 65 miliardi di dollari di combustibili fossili provengono dagli Stati Uniti e quindi la richiesta di Trump non può essere facilmente soddisfatta. “C’è però spazio per un maggior import di GNL dagli Stati Uniti mentre le nuove misure di stimolo annunciate dal nuovo governo tedesco, con uno stanziamento specifico per rafforzare le capacità di difesa del Paese, potrebbero permettere di acquistare più prodotti per la difesa dagli Stati Uniti” riferisce Lauro.

AGEVOLARE IL SETTORE EUROPEO DELLA DIFESA


È normale, ammette l’economista, che a livello paneuropeo si preferisca acquistare prodotti di fabbricazione europea ma per i prossimi due anni la domanda europea potrebbe orientarsi verso il settore della difesa statunitense: l’omologo europeo avrebbe così il tempo di incrementare la produzione per soddisfare l'enorme domanda proveniente dalla Germania e da altri Paesi europei. Inoltre, l'UE potrebbe anche offrire di abbassare i dazi sui prodotti industriali statunitensi, ad esempio sulle importazioni di automobili americane.

POSSIBILE UN ALTRO TAGLIO DEI TASSI BCE A GIUGNO


“L’Europa sta anche lavorando sull'enorme surplus degli Stati Uniti sul fronte dei servizi nei confronti dell'UE. Si tratta di una merce di scambio fondamentale perché, sebbene l'UE sia un esportatore netto di beni verso gli Stati Uniti, è anche un grande importatore di servizi statunitensi” spiega la manager di Schroders. Secondo la quale, guardando alle prossime mosse della Bce, è probabile che, dopo il taglio dei tassi di interesse di aprile, possa seguirne un altro a giugno. Una previsione legata al fatto che lo shock sulla fiducia delle imprese, sul commercio e sugli investimenti ha aumentato i rischi al ribasso per la crescita.

PRESSIONI AL RIBASSO ANCHE SULL’INFLAZIONE


Pressioni al ribasso anche sull’inflazione dopo il forte calo dei prezzi dell'energia in Europa e al rafforzamento dell’euro. Senza dimenticare il rischio di una maggiore concorrenza da parte delle importazioni cinesi a basso costo, che potrebbero far scendere il prezzo dei beni. “Pechino, costretta ad affrontare i dazi sulle importazioni negli Stati Uniti, potrebbe spingere le esportazioni verso in nostro Continente. L'Europa, pertanto, si trova ora ad affrontare rischi negativi per la crescita e forze disinflazionistiche che sosterranno la richiesta di tassi più bassi. Un impulso positivo verrà anche dalla politica fiscale, soprattutto in Germania, ma il suo impatto sull'attività non si vedrà prima del prossimo anno” commenta Lauro.

GLI IMPATTI SENZA UN ACCORDO COMMERCIALE


La manager, infine, illustra i possibili impatti se l'UE non riuscirà a raggiungere un accordo commerciale. “Con dazi generalizzati del 20% il solo impatto diretto ridurrà la crescita dello 0,3% - 0,4%. Tenendo conto degli effetti secondari, come la fiducia delle imprese e dei consumatori il conto sarebbe ancora più salato. I dazi stanno infatti già avendo un impatto sulla fiducia dei consumatorie con un sempre più probabile freno ai consumi e agli investimenti” conclude l’European Economist di Schroders.

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