L'analisi

Private market: per LGIM le prospettive restano positive anche per il 2025

Le aziende che hanno fatto eccessivo ricorso al Payment-in-Kind potrebbero risentire dell’aumento del costo del debito, ma le partnership tra emittenti di credito privato e banche proseguiranno anche nel 2025

di Leo Campagna 19 Dicembre 2024 07:55

financialounge -  Legal & General Investment Management mercati Private Market
È probabile che, a causa dei tagli dei tassi che le maggiori banche centrali andranno a operare nei prossimi mesi, i rendimenti futuri nel credito privato saranno inferiori, ma dovrebbero restare comunque attrattivi, basti pensare che, in base alle stime attuali, si dovrebbero aggirare tra il 5% e l’8% per l’Investment Grade (IG) e tra l’8% e il 12% per i sub-IG. Ne è convinta Lushan Sun, Private Credit Research Manager di LGIM.

TRANSIZIONI GREEN E DIGITAL


Seconda la quale anche nel 2025 e oltre, per via delle enormi spese in conto capitale necessarie per sostenere le transizioni green e digital, continueranno ad esserci opportunità nei settori che già nel 2024 si sono distinti nel campo delle rinnovabili, dei data center, della rete elettrica, dei trasporti e delle infrastrutture sociali.

DOTARSI DI ELEVATI LIVELLI DI PROTEZIONE


Nel corso di quest’anno, la competitività dei mercati è aumentata grazie all’incremento dei  prestiti da parte delle banche. Si è verificata una compressione significativa degli spread nel prestito diretto nel 2024 che ha aumentato le possibilità che i prestatori sottoscrivano accordi più rischiosi che, negli anni a venire, potrebbero causare dei problemi. “E’ probabile che la spinta per la deregolamentazione di Donald Trump possa determinate un cambiamento di questo scenario, soprattutto nel M&A, e favorire in particolare gli emittenti di credito privato. Tuttavia, alla luce del contesto macroeconomico molto incerto, è cruciale dotarsi di elevati livelli di protezione e assumersi dei rischi solo se sufficientemente ricompensati” spiega Sun.

RISCHI PER IL PAYMENT-IN-KIND (PIK)


Da notare come, grazie all’aumento dei profitti, alla gestione dei costi, e all’impiego sempre più diffuso del cosiddetto “payment-in-kind” (PIK), che ha permesso ai debitori di preservare la liquidità ed evitare il fallimento, i tassi di default nei segmenti inferiori del credito si sono attestati tra il 2% e il 4% (secondo Goldman Sachs) nonostante gli elevati tassi d’interesse. “Con l’amministrazione Trump” avverte la manager di LGIM “cresce il rischio che il costo del debito possa essere più alto e per un arco temporale prolungato, il che ci porta a diffidare di chi fa un ampio uso del PIK che, pertanto, potrebbe essere esposto a pericoli di default”.

INNOVATIVI MODELLI DI COOPERAZIONE


Sun ha inoltre osservato quest’anno che gli emittenti di credito privato hanno annunciato numerose partnership con altri player di mercato alla ricerca di ulteriori strade per conseguire una crescita. Si tratta di modelli di cooperazioni capaci di alleggerire i bilanci delle banche degli asset più scomodi, e, allo stesso tempo, di offrire a chi elargisce credito privato di disporre di una maggiore diversificazione attraverso una più ampia gamma di asset class e a una base di clienti molto più estesa. “Il private credit potrà espandersi in aree che sono solitamente poco servite dalle banche e quindi generare una crescita per l’asset class e per il Pil” argomenta la manager di LGIM.

PRIVATE EQUITY E VENTURE CAPITAL


Resta il fatto che, nonostante un contesto sfidante, il private equity e il venture capital hanno entrambi registrato rendimenti positivi negli ultimi 12 mesi. “Sembra essere prevalsa la riluttanza dei soci nel rivedere al ribasso il valore degli asset, un atteggiamento che ha determinato una discrepanza nelle aspettative di prezzo dell'acquirente e del venditore e ha contribuito al rallentamento del mercato: un gap che dovrebbe essere ridotto grazie al possibile calo dei tassi d’interesse” sottolinea Sun.

TREND ANCORA FAVOREVOLE ALL’IA E AL MACHINE LEARNING


In questo contesto, il capitale investito nei settori dell’intelligenza artificiale (IA) e del machine learning, sia come private equity che come venture capital, è cresciuto del 60% rispetto al 2023, superando la soglia dei 150 miliardi di dollari. “Non si possono escludere nel lungo periodo perplessità circa il valore e la profittabilità delle società attive nell’AI, tuttavia riteniamo che il settore continuerà ad attrarre investimenti anche nel 2025” conclude la Private Credit Research Manager di LGIM.

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