Crisi automotive
L’auto elettrica è solo un costoso status symbol per ricchi ‘’eco-chic’’ che la tengono ferma nel box?
Il settore non riesce a fare il salto da nicchia a mass market. Forse perché soddisfa ancora in larga parte solo un “capriccio” di target super benestante e “woke” che ha più auto in garage
di Controredazione 12 Dicembre 2024 10:40
Nel pieno ormai della crisi del settore auto, con tutti i grandi gruppi occidentali che soffrono per i cali delle vendite e per la concorrenza cinese sul fronte delle auto elettriche, vogliamo buttare lì una riflessione e poi, diciamo, una provocazione. La riflessione, molto banale ma forse molto vera: e se la crisi fosse semplicemente dovuta al fatto che oggi in media le macchine costano tanto (le case fanno meno modelli popolari come un tempo) e la gente, alle prese col carovita, fatica a tirar fuori così tanti soldi per una macchina? E poi, appunto, una provocazione: e se il fenomeno auto elettrica in realtà rappresentasse ancora in larga parte solo il “capriccio”, lo status symbol per una nicchia di ricchi un po’ “radical chic”, o meglio “woke” come si usa dire ora?
Il dubbio, guardando i dati di vendita, viene. Inutile negarlo, l’auto elettrica non sfonda. Non riesce a superare quel livello per passare da prodotto di nicchia a mass market, passaggio fondamentale per un settore come quello dell’auto di massa nato di fatto dal modello T di mister Ford. Perché l’elettrica costa tanto e, diciamocelo, è più impegnativa: devi ricaricarla, quindi o hai la tua bella colonnina o diventa complicato. E se la usi tanto per lavoro, diventa ancora più difficile. Insomma, belle, super tech, fanno scena e fanno tanto “eco-chic” le elettriche, ma costano più delle altre e, se non hai il box con la presa per la ricarica, diventano un impegno non da poco. Un po’ come il cane che devi ogni giorno portare in giro per fargli fare i suoi bisogni, con l’elettrica devi farlo per trovare la colonnina e poi aspettare che sia carica.
E allora? Allora il sospetto che di fatto siano ancora molto il “giocattolone” di ricchi che magari di auto ne hanno diverse, lo sfizio “green” che usano magari per fare pochi chilometri, giusto per qualche giretto per lo shopping nelle boutique del centro città, perché poi nel box conservano ancora il Suv tedesco turbodiesel da usare per i viaggi lunghi. Mentre il “popolo”, che magari macina chilometri tutti i giorni per lavoro e che di macchina se ne può permettere una sola, continua a optare per una economica utilitaria a benzina o diesel, magari pure usata (con i dati del mercato dell’usato che sembrano confermarlo). Al massimo per una più gestibile auto ibrida (e infatti le case giapponesi fin dall’inizio puntano saggiamente sull’ibrido più che sul full-electric) o alimentata a gpl, che infatti va ancora tanto sul mercato.
Uno scenario un po’ volutamente provocatorio, ma forse neanche troppo. E se così fosse, tutti gli illuminati uomini di marketing del settore auto sarebbero stati vittime di una sorta di allucinazione di massa, complici le estreme politiche green comunitarie. Hanno avuto la visione di masse popolari che, nonostante una inflazione tornata a mordere, correvano nell’era post pandemica a buttare la vecchia auto a benzina o diesel per prendersi entusiasticamente un fiammate ed eco-chic bolide elettrico da 30/40mila euro in su. Ma se a volte le visioni nel marketing costituiscono preziosi scorci di futuro a venire, altre volte invece si rivelano poi solo allucinazioni nel deserto, miraggi. Il giudizio finale lo darà il futuro. Intanto nel presente tutta l’industria dell’auto arranca.
L’ELETTRICO NON RIESCE A DIVENTARE MASS MARKET
Il dubbio, guardando i dati di vendita, viene. Inutile negarlo, l’auto elettrica non sfonda. Non riesce a superare quel livello per passare da prodotto di nicchia a mass market, passaggio fondamentale per un settore come quello dell’auto di massa nato di fatto dal modello T di mister Ford. Perché l’elettrica costa tanto e, diciamocelo, è più impegnativa: devi ricaricarla, quindi o hai la tua bella colonnina o diventa complicato. E se la usi tanto per lavoro, diventa ancora più difficile. Insomma, belle, super tech, fanno scena e fanno tanto “eco-chic” le elettriche, ma costano più delle altre e, se non hai il box con la presa per la ricarica, diventano un impegno non da poco. Un po’ come il cane che devi ogni giorno portare in giro per fargli fare i suoi bisogni, con l’elettrica devi farlo per trovare la colonnina e poi aspettare che sia carica.
ANCORA SOLO UN “GIOCATTOLONE” PER RICCHI UN PO’ “WOKE”?
E allora? Allora il sospetto che di fatto siano ancora molto il “giocattolone” di ricchi che magari di auto ne hanno diverse, lo sfizio “green” che usano magari per fare pochi chilometri, giusto per qualche giretto per lo shopping nelle boutique del centro città, perché poi nel box conservano ancora il Suv tedesco turbodiesel da usare per i viaggi lunghi. Mentre il “popolo”, che magari macina chilometri tutti i giorni per lavoro e che di macchina se ne può permettere una sola, continua a optare per una economica utilitaria a benzina o diesel, magari pure usata (con i dati del mercato dell’usato che sembrano confermarlo). Al massimo per una più gestibile auto ibrida (e infatti le case giapponesi fin dall’inizio puntano saggiamente sull’ibrido più che sul full-electric) o alimentata a gpl, che infatti va ancora tanto sul mercato.
ALLUCINAZIONE COLLETTIVA DEL MARKETING AUTO?
Uno scenario un po’ volutamente provocatorio, ma forse neanche troppo. E se così fosse, tutti gli illuminati uomini di marketing del settore auto sarebbero stati vittime di una sorta di allucinazione di massa, complici le estreme politiche green comunitarie. Hanno avuto la visione di masse popolari che, nonostante una inflazione tornata a mordere, correvano nell’era post pandemica a buttare la vecchia auto a benzina o diesel per prendersi entusiasticamente un fiammate ed eco-chic bolide elettrico da 30/40mila euro in su. Ma se a volte le visioni nel marketing costituiscono preziosi scorci di futuro a venire, altre volte invece si rivelano poi solo allucinazioni nel deserto, miraggi. Il giudizio finale lo darà il futuro. Intanto nel presente tutta l’industria dell’auto arranca.
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