Attese e mercati
Candriam resta positiva sull’azionario Usa con Trump, Europa penalizzata
Nadège Dufossé e Florence Pisani delineano due scenari, con il peggiore che porterebbe un aumento dell'inflazione e, alla fine, recessione. Titoli di Stato europei giudicati interessanti, posizionamento negativo sulle azioni
di Stefano Caratelli 11 Novembre 2024 14:31
L’impatto del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sull'economia Usa e del resto del mondo è ancora incerto. L’implementazione del programma del vincitore con misure importanti di politica commerciale, immigrazione, tagli fiscali, e deregolamentazione, potrebbe portare a discostarsi dall’attuale traiettoria positiva. Ma non è certo con quale rapidità saranno attuate misure non ancora definite con precisione: i dazi colpiranno sicuramente la Cina, meno il resto del mondo e le zone di libero potrebbero essere risparmiate. L'incertezza grava anche sulle misure per immigrazione e tagli fiscali.
Candriam, in un commento di Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset, e Florence Pisani, Global Head of Economic Research, ritiene opportuno, in questa fase, tenere a mente due scenari. Uno relativamente moderato, che porterebbe l’economia a deviare poco, con il sostegno al ceto medio-basso che potrebbe compensare l'effetto-dazi. L'economia continuerebbe a crescere in modo sostenuto, superando il 2,5% nel 2025, ma l'inflazione sarebbe più elevata e porterebbe la Fed ad andare in pausa col taglio dei tassi nel corso del 2025. Lo scenario più disruptive, che Candriam non esclude, vedrebbe Trump attuare rapidamente tutte le promesse: l’immigrazione potrebbe frenare e potrebbero essere espulsi un milione di illegali, i dazi aprirebbero a vera guerra commerciale, l'inflazione andrebbe oltre il 4%, la disoccupazione scenderebbe sotto il 4%, costringendo la Fed ad alzare i tassi, mentre l'economia finirebbe in recessione nel 2026.
Dufossé e Pisani sottolineano che comunque il contesto dei fondamentali dovrebbe restare più costruttivo per gli asset Usa rischiosi, in particolare in caso di scenario più moderato. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti Usa sono aumentati notevolmente già da metà settembre, spinti da un’economia più forte del previsto e dalla crescente probabilità dell’elezione di Trump. Ma nello scenario moderato i tassi rimarrebbero contenuti tra il 4,20% e il 4,50%, evitando così perturbazioni generali di mercato, mentre il dollaro rimarrebbe forte.
L’asset allocation di Candriam rimane sostanzialmente invariata, con una preferenza per l’azionario Usa, la cui crescita è ancora resiliente, e il mantenimento dell’esposizione sui titoli tecnologici, ma anche su società a piccola e media capitalizzazione e sui segmenti del settore finanziario che beneficiano di tagli fiscali e deregolamentazione. Inoltre, Candriam mantiene anche un posizionamento “lungo” sul dollaro. Sui titoli dell'Eurozona resta invece un orientamento negativo, sia per i fondamentali, sia perché l'arrivo di Trump comporta rischi al ribasso per la regione. L’esposizione ai Mercati Emergenti resta incerta, e continuerà a evolversi in base anche a ulteriori possibili stimoli da parte della Cina.
Secondo Dufossé e Pisani, invece, i titoli di Stato europei continuano a rappresentare un investimento interessante, per il carry e perché, all’interno di un portafoglio multi-asset, possono fungere da protezione. Candriam manterrà un sovrappeso sulla duration, poiché l'Eurozona sta già affrontando rischi di ribasso, pur rimanendo cauti sulla duration Usa, visto che i mercati del credito hanno già avuto una ripresa, e preferisce mantenere una posizione neutrale. Anche se le aziende beneficeranno di meno tasse, la volatilità dei tassi potrebbe innescare un'inversione dell'attuale supporto tecnico. Il credito europeo si troverebbe in maggior difficoltà, a causa dei settori manifatturieri trainati dalle esportazioni.
Lo scenario più disruptive, sottolineano in conclusione le due esperte di Candriam, dovrebbe inizialmente essere negativo per tutte le asset class, con un calo sia delle azioni che delle obbligazioni. E se dovesse portare a un indebolimento dell'economia, i titoli di Stato potrebbero tornare a svolgere il consueto ruolo di cuscinetto. Tra i due scenari, numerose possibilità intermedie potrebbero portare volatilità, tassi Usa e traiettoria del dollaro saranno le due variabili chiave da monitorare.
DUE GLI SCENARI POSSIBILI
Candriam, in un commento di Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset, e Florence Pisani, Global Head of Economic Research, ritiene opportuno, in questa fase, tenere a mente due scenari. Uno relativamente moderato, che porterebbe l’economia a deviare poco, con il sostegno al ceto medio-basso che potrebbe compensare l'effetto-dazi. L'economia continuerebbe a crescere in modo sostenuto, superando il 2,5% nel 2025, ma l'inflazione sarebbe più elevata e porterebbe la Fed ad andare in pausa col taglio dei tassi nel corso del 2025. Lo scenario più disruptive, che Candriam non esclude, vedrebbe Trump attuare rapidamente tutte le promesse: l’immigrazione potrebbe frenare e potrebbero essere espulsi un milione di illegali, i dazi aprirebbero a vera guerra commerciale, l'inflazione andrebbe oltre il 4%, la disoccupazione scenderebbe sotto il 4%, costringendo la Fed ad alzare i tassi, mentre l'economia finirebbe in recessione nel 2026.
CONTESTO COSTRUTTIVO PER GLI ASSET USA A RISCHIO
Dufossé e Pisani sottolineano che comunque il contesto dei fondamentali dovrebbe restare più costruttivo per gli asset Usa rischiosi, in particolare in caso di scenario più moderato. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti Usa sono aumentati notevolmente già da metà settembre, spinti da un’economia più forte del previsto e dalla crescente probabilità dell’elezione di Trump. Ma nello scenario moderato i tassi rimarrebbero contenuti tra il 4,20% e il 4,50%, evitando così perturbazioni generali di mercato, mentre il dollaro rimarrebbe forte.
ESPOSIZIONE SU TECH, SMALL CAP E FINANZIARI
L’asset allocation di Candriam rimane sostanzialmente invariata, con una preferenza per l’azionario Usa, la cui crescita è ancora resiliente, e il mantenimento dell’esposizione sui titoli tecnologici, ma anche su società a piccola e media capitalizzazione e sui segmenti del settore finanziario che beneficiano di tagli fiscali e deregolamentazione. Inoltre, Candriam mantiene anche un posizionamento “lungo” sul dollaro. Sui titoli dell'Eurozona resta invece un orientamento negativo, sia per i fondamentali, sia perché l'arrivo di Trump comporta rischi al ribasso per la regione. L’esposizione ai Mercati Emergenti resta incerta, e continuerà a evolversi in base anche a ulteriori possibili stimoli da parte della Cina.
TITOLI DI STATO EUROPEI INTERESSANTI
Secondo Dufossé e Pisani, invece, i titoli di Stato europei continuano a rappresentare un investimento interessante, per il carry e perché, all’interno di un portafoglio multi-asset, possono fungere da protezione. Candriam manterrà un sovrappeso sulla duration, poiché l'Eurozona sta già affrontando rischi di ribasso, pur rimanendo cauti sulla duration Usa, visto che i mercati del credito hanno già avuto una ripresa, e preferisce mantenere una posizione neutrale. Anche se le aziende beneficeranno di meno tasse, la volatilità dei tassi potrebbe innescare un'inversione dell'attuale supporto tecnico. Il credito europeo si troverebbe in maggior difficoltà, a causa dei settori manifatturieri trainati dalle esportazioni.
MONITORARE TASSI USA E DOLLARO
Lo scenario più disruptive, sottolineano in conclusione le due esperte di Candriam, dovrebbe inizialmente essere negativo per tutte le asset class, con un calo sia delle azioni che delle obbligazioni. E se dovesse portare a un indebolimento dell'economia, i titoli di Stato potrebbero tornare a svolgere il consueto ruolo di cuscinetto. Tra i due scenari, numerose possibilità intermedie potrebbero portare volatilità, tassi Usa e traiettoria del dollaro saranno le due variabili chiave da monitorare.
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