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Pictet AM illustra come sfruttare i nuovi equilibri globali che avvantaggiano i mercati emergenti
Il debito dei mercati emergenti offre rendimenti attraenti in valute spesso deprezzate e presenta basse correlazioni con le principali asset class a reddito fisso mentre non è correlato alle azioni statunitensi
di Leo Campagna 8 Agosto 2024 15:41
Le tensioni crescenti tra Cina ed Occidente (e, più in particolare, tra Washington e Pechino) e i cambiamenti strutturali nelle politiche economiche dei paesi sviluppati dopo la pandemia hanno determinato un nuovo contesto geopolitico ed economico che sta favorendo i mercati emergenti. In aggiunta, la politica economica nei mercati sviluppati sta attraversando una fase di grande transizione. Inoltre, mentre il ruolo delle banche centrali resta quello di forza stabilizzatrice dell'economia, a seguito del Covid lo strumento chiave di politica fiscale è diventata la spesa pubblica il cui incremento, sebbene possa essere mirato, determinerà un incremento delle spese in conto capitale e della domanda di risorse, entrambi fattori che avvantaggiano i produttori di materie prime quali sono le economie emergenti.
Da tenere sotto osservazione le ripercussioni di questa politica fiscale accomodante sui flussi di capitali internazionali. E’ probabile che i governi fortemente indebitati siano costretti a stimolare, tramite incentivi fiscali, legislazioni e politiche di mercato ad hoc, lo smobilizzo del capitale nazionale, gran parte del quale è attualmente investito all'estero (in modo sproporzionato negli Stati Uniti). Una nuova dinamica capace di provocare un'inversione di tendenza in termini di flussi monetari che finora hanno sostenuto la sovraperformance dei prezzi delle attività statunitensi e la forza del dollaro USA.
“Uno scenario che risulterebbe favorevole alle economie in via di sviluppo che potrebbero avvantaggiarsi dalla combinazione di un rialzo degli investimenti e della spesa in conto capitale” commenta Christopher Preece, Macro Strategist & Investment Manager di Pictet Asset Management, che sottolinea come la decisione da parte dei Paesi sviluppati di ridurre la propria dipendenza dalla Cina favorisca le economie emergenti, in particolare ma non solo quelle asiatiche, che hanno beneficiato dei processi di near-shoring,
Questo contesto favorevole ai paesi in via di sviluppo può peraltro giovarsi di situazioni economiche e finanziarie più solide rispetto al passato a cominciare dal debito pubblico. Mentre i rapporti debito/PIL nei mercati sviluppati sono saliti dal 70% al 126%, nel 2000, nelle economie emergenti tale rapporto ha registrato un rialzo dal 47% al 68% e, se si esclude la Cina, dal 52% al 57%. Ma c’è di più. Negli ultimi anni, la solidità finanziaria ha permesso di ridurre l’emissione di debito sovrano e societario in valuta estera, prevalentemente in dollari: se nel 2008 rappresentava l'81% del totale nel 2023 questo valore è sceso al 44%, con la maggior parte del debito sovrano dei mercati emergenti finanziata ora internamente in valuta locale.
Affinché le economie emergenti possano trarre pieno vantaggio dai flussi di capitale, è necessario potenziare le infrastrutture con ingenti investimenti nazionali e internazionali. Una dinamica che moltiplicherà la liquidità del mercato obbligazionario dei mercati emergenti, i cui fondamentali rimangono interessanti sotto diversi aspetti. “Innanzitutto, i rendimenti sono oggi elevati e offrono un punto di ingresso attraente per gli investitori. Allo stesso tempo, il basso livello di proprietà estera del debito dei mercati emergenti, in particolare del debito in valuta locale, unito al fatto che queste valute sono significativamente sottovalutate, offre agli investitori un buon compromesso tra guadagno e rischio” spiega il manager di Pictet Asset Management.
Inoltre, il reddito fisso dei mercati emergenti non è correlato alle azioni statunitensi, presenta basse correlazioni con le principali asset class a reddito fisso, quali Treasury USA e credito investment grade, ed evidenzia una ridotta correlazione anche nelle sottoclassi interne: credito sovrano in valuta forte, credito in valuta forte, credito sovrano in valuta locale, credito in valuta locale. “La capacità di allocare dinamicamente l'intera gamma di attivi dei mercati emergenti sarà fondamentale per affrontare questo nuovo assetto mondiale” conclude il Macro Strategist & Investment Manager di Pictet Asset Management.
UN’INVERSIONE DI TENDENZA DEI FLUSSI MONETARI
Da tenere sotto osservazione le ripercussioni di questa politica fiscale accomodante sui flussi di capitali internazionali. E’ probabile che i governi fortemente indebitati siano costretti a stimolare, tramite incentivi fiscali, legislazioni e politiche di mercato ad hoc, lo smobilizzo del capitale nazionale, gran parte del quale è attualmente investito all'estero (in modo sproporzionato negli Stati Uniti). Una nuova dinamica capace di provocare un'inversione di tendenza in termini di flussi monetari che finora hanno sostenuto la sovraperformance dei prezzi delle attività statunitensi e la forza del dollaro USA.
PROCESSI DI NEAR-SHORING
“Uno scenario che risulterebbe favorevole alle economie in via di sviluppo che potrebbero avvantaggiarsi dalla combinazione di un rialzo degli investimenti e della spesa in conto capitale” commenta Christopher Preece, Macro Strategist & Investment Manager di Pictet Asset Management, che sottolinea come la decisione da parte dei Paesi sviluppati di ridurre la propria dipendenza dalla Cina favorisca le economie emergenti, in particolare ma non solo quelle asiatiche, che hanno beneficiato dei processi di near-shoring,
BASSO DEBITO PUBBLICO E PIU’ EMISSIONI IN VALUTA LOCALE
Questo contesto favorevole ai paesi in via di sviluppo può peraltro giovarsi di situazioni economiche e finanziarie più solide rispetto al passato a cominciare dal debito pubblico. Mentre i rapporti debito/PIL nei mercati sviluppati sono saliti dal 70% al 126%, nel 2000, nelle economie emergenti tale rapporto ha registrato un rialzo dal 47% al 68% e, se si esclude la Cina, dal 52% al 57%. Ma c’è di più. Negli ultimi anni, la solidità finanziaria ha permesso di ridurre l’emissione di debito sovrano e societario in valuta estera, prevalentemente in dollari: se nel 2008 rappresentava l'81% del totale nel 2023 questo valore è sceso al 44%, con la maggior parte del debito sovrano dei mercati emergenti finanziata ora internamente in valuta locale.
INGENTI INVESTIMENTI IN INFRASTRUTTURE
Affinché le economie emergenti possano trarre pieno vantaggio dai flussi di capitale, è necessario potenziare le infrastrutture con ingenti investimenti nazionali e internazionali. Una dinamica che moltiplicherà la liquidità del mercato obbligazionario dei mercati emergenti, i cui fondamentali rimangono interessanti sotto diversi aspetti. “Innanzitutto, i rendimenti sono oggi elevati e offrono un punto di ingresso attraente per gli investitori. Allo stesso tempo, il basso livello di proprietà estera del debito dei mercati emergenti, in particolare del debito in valuta locale, unito al fatto che queste valute sono significativamente sottovalutate, offre agli investitori un buon compromesso tra guadagno e rischio” spiega il manager di Pictet Asset Management.
AFFRONTARE QUESTO NUOVO ASSETTO MONDIALE
Inoltre, il reddito fisso dei mercati emergenti non è correlato alle azioni statunitensi, presenta basse correlazioni con le principali asset class a reddito fisso, quali Treasury USA e credito investment grade, ed evidenzia una ridotta correlazione anche nelle sottoclassi interne: credito sovrano in valuta forte, credito in valuta forte, credito sovrano in valuta locale, credito in valuta locale. “La capacità di allocare dinamicamente l'intera gamma di attivi dei mercati emergenti sarà fondamentale per affrontare questo nuovo assetto mondiale” conclude il Macro Strategist & Investment Manager di Pictet Asset Management.